Quanto costa all’Italia la crisi di Suez: i rischi sull’export, in ballo scambi per 154 miliardi di euro
di Valentina Iorio
Quanto costa la crisi nel Mar Rosso all’Italia? 8,8 miliardi, circa 95 milioni di euro in fumo ogni giorno. Questo il conto salato per l’export italiano tra novembre 2023 e gennaio 2024 per un totale di 8,8 miliardi di danni. A fare i conti Confartigianato che ha calcolato l’impatto del calo di traffico di navi mercantili tra l’Oceano Indiano e il Mar Rosso sui flussi dell’interscambio commerciale dell’Italia con Asia, Oceania, paesi del Golfo Persico e del Sud-est dell’Africa. Si tratta di navi commerciali che passano attraverso lo Stretto di Bab el-Mandeb, da o verso il Canale di Suez, che rischiano l’aggressione dei ribelli Houthi in Yemen (qui l’approfondimento).
di Valentina Iorio
Secondo l’associazione di categoria negli ultimi 3 mesi, l’Italia avrebbe perso 3,3 miliardi, (35 milioni al giorno), per mancate o ritardate esportazioni e 5,5 miliardi (60 milioni al giorno) per il mancato approvvigionamento di prodotti manifatturieri. Come sottolineato dal Kiel Institute for the World Economy, istituto di ricerca tedesco specializzato sui temi della globalizzazione, a dicembre il volume dei container spediti attraverso il Mar Rosso si è ridotto del 66% rispetto alla media 2017 e 2019. Con conseguenze importanti anche per le regioni italiane: il valore più alto di prodotti trasportati via mare attraverso il Mar Rosso è quello della Lombardia, pari a 12,9 miliardi, seguita da Emilia-Romagna con 9,4 miliardi, Veneto con 5,7 miliardi, Toscana con 4,7 miliardi, Piemonte con 4,2 miliardi e Friuli-Venezia Giulia con 2 miliardi. «Gli effetti della crisi del Mar Rosso, sommati alla stretta monetaria in corso e alla riattivazione delle regole europee di bilancio, potrebbero avere pesanti conseguenze sulla crescita economica italiana», avverte il presidente di Confartigianato, Marco Granelli: «È indispensabile mettere in campo tutte le misure, a cominciare dall’attuazione del Pnrr, per alimentare la fiducia e la propensione ad investire delle imprese e scongiurare il rischio di una frenata del ciclo espansivo dell’occupazione».
di Enrico Marro
A rischiare di più in Europa sarebbero, secondo l’analisi, le micro e piccole imprese italiane.La loro quota di export manifatturiero diretto nei Paesi extra Ue è pari al 32,7% del totale europeo, con un valore addirittura doppio rispetto alle omologhe imprese tedesche. Nel 2023 ammonta a 30,8 miliardi di euro (pari a 1,5 punti di Pil) il flusso di import-export di merci dei settori made in Italy con maggiore presenza di Pmi che transita attraverso il Mar Rosso. «Le esportazioni delle nostre piccole imprese — si legge nel rapporto — valgono 10,8 miliardi, a partire 4,2 miliardi per i prodotti alimentari seguiti dai prodotti in metallo e da gioielleria e occhialeria con 1,8 miliardi, la moda con 1,5 miliardi, legno e mobili con 1 miliardo. C’è attenzione, poi, sul settore “macchinari e impianti” (a forte presenza di micro e piccole imprese: nel 2023 è stato di 11,6 miliardi il valore dei prodotti transitati via mare attraverso il canale di Suez) e sulle piccole imprese del sistema di trasporto e logistica, (nelle 14 province in cui sono localizzati i 15 maggiori porti sono a rischio 2,5 miliardi di euro di fatturato)». Si teme poi l’effetto inflazione con l’Ispi che spiega come la crisi dei cargo costerà quasi il 2% di inflazione all’Italia e all’Europa. Una beffa ora che i prezzi avevano rallentato la loro corsa.
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26 gen 2024
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