Sbarra (Cisl): sciopero generale sbagliato, ma ora miglioriamo la manovra

Sbarra (Cisl): sciopero generale sbagliato, ma ora miglioriamo la manovra Sbarra (Cisl): sciopero generale sbagliato, ma ora miglioriamo la manovra

La Cisl guidata da Luigi Sbarra domani non sciopera con Cgil e Uil. Ma il 25 novembre sarà in piazza contro la manovra economica.
Segretario, perché divisi?
«Avevamo proposto agli amici di Cgil e Uil un percorso comune di mobilitazione con una grande manifestazione di sabato. Hanno scelto la strada degli scioperi regionali, per noi sbagliata e controproducente in questa fase. Saremo in piazza in autonomia il 25 a Roma. Bisogna pensare a come migliorare la manovra economica e rilanceremo il tema di un patto sociale che dia risposte concertate alla politica di sviluppo.».

Perché lo sciopero ora è un errore?
«Riteniamo sia sbagliato caricare di ulteriori sacrifici i lavoratori con l’astensione di una giornata lavorativa in questa fase già difficile, causando tra l’altro disagi ai cittadini. Bisogna poi evitare di riversare nelle aziende tensioni e conflitti che nulla hanno a che vedere con il mondo delle imprese, che invece andrebbero coinvolte in un complessivo fronte riformista sociale. Sulla manovra i nostri interlocutori sono governo e Parlamento: a loro ci rivolgiamo con la nostra giornata di mobilitazione nazionale».

Cgil e Uil hanno fatto bene a ridurre le ore di sciopero?
«Una scelta saggia che rispetta non tanto la decisione della Commissione ma la legge. Lo sciopero rimane un diritto inviolabile della nostra democrazia e deve essere usato nel rispetto delle norme a garanzia sia dei lavoratori, sia dei cittadini. Ora è il momento di disinnescare questo clima di scontro e di concentrarsi sui contenuti».

E il ministro Matteo Salvini ha fatto bene a precettare?
«La precettazione è uno strumento delicato che può essere usato solo per motivi straordinari o quando ci sono palesi violazioni della normativa. Toccava alla Commissione di garanzia, organismo neutro e indipendente, stabilire se c’erano irregolarità. Ora però cerchiamo di lavorare per il bene del Paese, riempiendo le piazze anche di idee e progetti e migliorando una manovra che ha molte luci ma anche pesanti ombre».

In Italia è a rischio il diritto costituzionale di sciopero?
«Onestamente fatico a vedere questo pericolo. Qui c’è una legge chiara, cristallina. Lo sciopero generale richiede la piena adesione di tutte le sigle maggiormente rappresentative. Qui abbiamo molte categorie esentate e una diluizione nel tempo delle iniziative non compatibile con una legge del 1990. Sbagliato polarizzare ancora gli animi, politicizzare o strumentalizzare da una parte e dall’altra questa vicenda».

Cosa non vi piace della manovra economica?
«Noi abbiamo dato un giudizio articolato. L’elemento più penalizzante è la portata limitata delle risorse, che frena ogni ambizione anticiclica. Ma va anche detto che diverse misure rispondono a nostre rivendicazioni. Penso al taglio al cuneo contributivo e all’accorpamento delle due aliquote Irpef al 23%, all’innalzamento a 8.500 euro della no-tax-area anche per i lavoratori dipendenti. E poi ci sono 8 miliardi per avviare la fase dei rinnovi dei contratti e anticipare prime risorse ai lavoratori pubblici già a dicembre. Misure che senza mobilitazione sindacale non ci sarebbero state. Ma ci sono diverse ombre. Sbagliata la stretta sulle pensioni e la penalizzazione per chi sceglie Quota 103, inaccettabile ridurre le aliquote e i rendimenti per le pensioni future per medici, infermieri, personale degli enti locali, maestre d’asilo. E non ci piace la stretta su Ape sociale e Opzione donna. Serve sbloccare le assunzioni di medici e infermieri e stabilizzare il precariato storico nel sistema salute, negli Enti locali, nella scuola».

Voi sareste pronti ad uno sciopero generale?
«Vedremo cosa uscirà dal Parlamento. Non abbiamo mai cancellato la parola sciopero dal nostro dizionario, ma bisogna stare molto attenti a non svilirlo, a non farlo diventare un rito fine a se stesso che ripetuto in maniera compulsiva alla lunga logora la rappresentanza sociale e dà spazio ai populismi».

Iscriviti alle newsletter di L'Economia

Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile

Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo

One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)

E non dimenticare le newsletter
L'Economia Opinioni e L'Economia Ore 18