Airbnb, da gennaio il prelievo automatico della cedolare secca sugli affitti brevi

Airbnb, da gennaio il prelievo automatico della cedolare secca sugli affitti brevi Airbnb, da gennaio il prelievo automatico della cedolare secca sugli affitti brevi

Da quest’anno, Airbnb tratterà dai compensi degli host la ritenuta fiscale del 21%. Dopo aver chiuso il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate (la piattaforma pagherà 576 milioni di euro per gli anni che vanno dal 2017 al 2021), ora Airbnb si adegua alla legge italiana in fatto di affitti di breve durata. La comunicazione è stata inviata a tutti coloro che mettono in affitto alloggi e in essa si spiega che l’applicazione della ritenuta fiscale, come prevede la legge italiana, riguarda appunto i «guadagni degli host non professionali derivanti da locazioni brevi (fino a 30 notti). Esempi di host non professionali comprendono host che non sono dotati di partita Iva e che concedono in locazione meno di 5 alloggi». Agli host viene infine chiesto di indicare, entro il 14 gennaio 2024, se essere soggetti alla ritenuta del 21% oppure no, nel caso si tratti di attività professionale. Se l’host non comunica la sua decisione entro quella data, Airbnb applicherà automaticamente la cedolare secca, introdotta nel 2017, ma disattesa fino all’anno scorso. Nel frattempo, però, il governo Meloni ha modificato la legge, che da quest’anno vede applicare la cedolare secca del 21% solo quando il contribuente mette in affitto una sola abitazione (se le case sono da 2 a 4 l’aliquota sale per ogni casa affittata al 26%, sopra a questo numero non è applicabile).

Il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate

Era stata la Procura di Milano l’anno scorso a contestare alla piattaforma la mancata dichiarazione e il mancato versamento della cedolare secca del 21% sui canoni di locazione breve dovuta dalla società in qualità di sostituto d’imposta dei locatori. Gli inquirenti avevano stimato in 3,7 miliardi di euro i canoni riscossi in quel periodo da Airbnb e di conseguenza in 779 milioni le tasse non pagate allo Stato italiano. Somma di cui a inizio novembre scorso la Procura ha chiesto e ottenuto il sequestro dal giudice delle indagini preliminari, alzando non poco la pressione su Arbnb. Alla fine, l’intesa con l’Agenzia delle Entrate aveva chiuso il contenzioso per quanto riguarda il quinquennio 2017-2021, con la società che pagherà 576 milioni per le ritenute dovute e non versate (di cui, 174 milioni di euro a titolo di sanzioni amministrative per le violazioni commesse e 49 milioni di interessi). Rimangono scoperti gli anni 2022 e 2023 per i quali Airbnb non ha trovato un accordo con le autorità italiane. Al momento, Airbnb ha invitato gli host a dichiarare i compensi del 2022 non ancora tassati, attraverso il ravvedimento operoso, entro il 28 febbraio. Per il 2023, invece, si dovranno dichiarare i compensi nella prossima dichiarazione dei redditi.

La classifica europea degli affitti brevi

Come sappiamo, questo 2024 sarà l’anno della rivoluzione per gli affitti brevi, con l’entrata in vigore della direttiva dell’Unione europea per regolamentare il mercato, imponendo una maggiore trasparenza e responsabilità delle piattaforme come Airbnb,ma anche Expedia e Booking. In Europa, solo nella prima metà del 2023, gli ospiti hanno trascorso circa 237 milioni di notti in alloggi in affitto a breve termine prenotati tramite piattaforme online. Di queste, più di 34 milioni sono state trascorse in Italia, che è terza sul podio. dopo le quasi 47 milioni di notti della Spagna e le 57 milioni della Francia. Nei mesi invernali, da gennaio a marzo, l’Italia, però, resta indietro. Al primo posto nella classifica dei mesi più freddi c’è la regione croata di Jadranska Hrvatska, seguita da cinque regioni francesi (Provenza, Ile de France, Rodano-Alpi, Aquitania). Anche la Spagna è alta in classifica con altrettante regioni (Andalusia, Catalogna, Canarie e Comunità Valensiana), mentre l’Italia compare solo con la Toscana, al nono posto. Con Firenze, unica regina d’inveno degli affitti brevi italiani.

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