Cina, il piano di Xi Jinping per il rilancio: risollevare l'economia e difesa della sicurezza nazionale

diGuido Santevecchi

Il presidente della Repubblica popolare detta la linea del quinquennio 2026-2030: ecco cosa è emerso dal Terzo Plenum del Partito comunista cinese 

Modernizzazione dell’economia «in stile cinese» e difesa della sicurezza nazionale. È questa la linea uscita dal Terzo Plenum del Comitato centrale del Partito comunista cinese dopo quattro giorni di dibattito a porte chiuse.

L’agenzia Xinhua ha diffuso il comunicato che riassume la linea dettata da Xi Jinping: l’avverbio più ricorrente è «saldamente». Il conclave annuncia che «guiderà saldamente lo sviluppo dell’economia pubblica» e altrettanto farà per «incoraggiare» quella privata (sempre dirigendola con fermezza). Il Partito si impegna anche a migliorare la distribuzione del reddito e, sempre «saldamente» ad «approfondire le riforme».

La frase non è nuova, ma le difficoltà della seconda potenza economica del mondo impongono un intervento. Il settore immobiliare è in crisi (i nuovi cantieri si sono ridotti del 23 per cento da inizio anno), i consumi sono deboli, le amministrazioni locali sono schiacciate dai debiti, gli investimenti diretti dall’estero non arrivano più (meno 28% negli ultimi sei mesi). Per questi motivi Xi Jinping deve mandare segnali al mercato interno e a quello globale.

Così il comunicato promette di «eliminare i rischi» nell’industria immobiliare e nel debito e di stimolare la domanda interna. Viene ripetuto lo slogan lanciato negli ultimi mesi da Xi sulla «sviluppo di alta qualità affidato a nuove forze produttive»: la Cina punta sugli investimenti nell’industria ad alta tecnologia, dall’Intelligenza artificiale alle auto elettriche. Questo tipo di sviluppo, accoppiato alla sicurezza nazionale, significa che Pechino vuole diventare una potenza tecnologica autosufficiente.

L’obiettivo proclamato è di costruire entro il 2035 un «sistema di economia di mercato socialista e di alta qualità». Il comunicato fa riferimento al piano quinquennale 2026-2030 che va preparato e dunque, al momento, sembra che il Terzo Plenum non abbia prodotto una svolta.

Ma al solito, non è facile decifrare il comunicato che riassume le decisioni prese dal Terzo Plenum (in quello storico presieduto da Deng nel 1978 la parola «mercato» non c’era, le «riforme» erano citate appena due volte e ci vollero mesi per comprendere la portata dell’apertura ordinata dal Piccolo timoniere che volle riscattare la Cina dal pauperismo ideologico di Mao). Questa volta il Partito ha fretta di propagandare le sue direttive. Per questo ha programmato una conferenza stampa che domani illustrerà le nuove linee decise nel Terzo Plenum.

Per creare un clima di imminente innovazione, l’agenzia Xinhua ha pubblicato sul suo canale estero un profilo di Xi Jinping che lo accomuna a Deng Xiaoping come «vero riformatore». Xi e Deng «si sono fatti carico della stessa missione: modernizzare la Cina», dichiara la voce ufficiale del Partito-Stato. Ma subito l’agenzia aggiunge che «le circostanze oggi sono molto diverse». Osservando che i tempi della crescita eccezionale sono passati, la Xinhua avverte che «la parte facile delle riforme è finita, ma Xi ha rifiutato di riposarsi sugli allori ed è determinato a proseguire la marcia». Il ritratto di Xi, erede di Deng e «leader visionario», sottolinea che negli ultimi dieci anni sono state introdotte più di duemila riforme e l’economia cinese ha raddoppiato il suo volume. Bella frase, ma il rallentamento, la disoccupazione giovanile, lo scontro con l’Occidente sono sotto gli occhi di tutti.

Gli analisti internazionali (e anche qualche consigliere economico di Pechino) sperano che la conferenza stampa del Comitato centrale domani aggiunga contenuti concreti agli slogan sulle «nuove forze produttive» e sul mantenimento della «fiducia nelle nostre capacità e nell’autosufficienza».

Ps. Il comunicato del Comitato centrale ha formalizzato l’espulsione dell’ex ministro della Difesa Li Shangfu, scomparso lo scorso agosto. Una citazione anche per l’altro epurato, l’ex ministro degli Esteri Qin Gang, finito in un buco nero nel giugno 2023. La disgrazia del diplomatico è meno grave: il Comitato centrale «ha accettato le sue dimissioni».

18 luglio 2024 ( modifica il 18 luglio 2024 | 13:21)

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