Gli ''ostaggi della porta accanto'', a Gaza | Federico Rampini
L’ultima denuncia di Hamas parla di oltre 35.000 civili uccisi a Gaza, in conseguenza dell’offensiva militare israeliana.
Non c’è dubbio che nella Striscia siano stati uccisi moltissimi innocenti, anche se le accuse di «genocidio» rivolte contro Israele sono quantomeno controverse, perché l’esercito di Tel Aviv non persegue lo sterminio deliberato e sistematico della popolazione non combattente.
Ma anche sulle cifre fornite da Hamas – di fatto le uniche in circolazione – ci sono dubbi fondati. L’Onu, pur essendo schierata decisamente a favore dei palestinesi, corregge e rivede continuamente al ribasso i numeri forniti da Hamas per quanto riguarda il bilancio di vittime fra donne e bambini.
Un’altra ragione per trattare quei numeri con circospezione viene fornita da una storia pubblicata dal Wall Street Journal, intitolata «Gli ostaggi della porta accanto».
La vicenda in questione riguarda una famiglia di notabili palestinesi. Il patriarca, il 73enne Ahmad Al-Jamal, era un noto medico con una clinica privata, nonché un imam attivo in una moschea della Striscia. Il figlio, il 37enne Abdullah Al-Jamal, era un giornalista per il sito d’informazione online Palestine Chronicle, sposato con una dottoressa. In occasione del recente raid israeliano che ha liberato tre ostaggi, si è scoperto un altro ruolo di padre e figlio: carcerieri. Per mesi - secondo quanto ricostruito dal Journal - avevano tenuto prigionieri tre ostaggi in casa propria, sulla strada Bisan a Nuseirat.
Quando l’attacco israeliano per liberare gli ostaggi ha semidistrutto la casa degli Al-Jamal e ucciso i due carcerieri (non la moglie e i figli, sopravvissuti), si è parlato automaticamente di «vittime civili». Lo stesso è accaduto in una casa vicina dove la famiglia di Abu Nar aveva tenuto in prigionia per mesi un ostaggio israeliano, il quarto liberato in quell’operazione. Gli Abu Nar sono morti nel raid e sono stati subito contati fra le vittime civili.
Esiste, tra popolazione palestinese inerme e combattenti, una «zona grigia», in cui si trovano molti attivisti di Hamas, spesso legati alle moschee della Striscia (i cui imam sono tutti in carica con l’approvazione della milizia terrorista).
I reportage condotti dopo la liberazione dei quattro ostaggi indicano che non tutti gli abitanti della zona erano al corrente del vero ruolo degli Al-Jamal padre e figlio, o degli Abu Nar.
Alcuni vicini, chiedendo l’anonimato, condannano la tattica di Hamas che mescola volutamente i combattenti e i civili, trasformando questi ultimi in «scudi umani» da usare nella guerra di propaganda. In un recente articolo il giornalista Abdullah Al-Jamal aveva esaltato la solidarietà tra palestinesi, descrivendo i casi di famiglie di Gaza che hanno aperto le proprie case ai vicini sfollati, rimasti senza abitazione. «La mia casa sarà sempre aperta», aveva scritto. Non tutti i suoi vicini sospettavano che tra gli ospiti c’erano i tre ostaggi in prigionia.
18 giugno 2024
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