Scamacca, Italia-Spagna è un bivio: perché dovrà essere la sua partita

diFabrizio Roncone, inviato a Gelsenkirchen

Non ha avuto un sentiero facilissimo Gianluca Scamacca. Dalle tante squadre cambiate ai problemi disciplinari con Spalletti, che continua a pungerlo. Ma quella contro la Spagna è la sua partita. Ora servono i gol 

Scamacca, ragazzo: sai, forse è arrivata la tua partita. Qualcuno ha il cellulare di Scamacca? Dovete scriverglielo, spiegarglielo. Avvertite anche il procuratore, parlate con la fidanzata. Siate chiari, definitivi, brutali. Ma senza perdere la tenerezza. Come Paolo Sorrentino. Quando fa dire a Sean Penn, nei panni della rockstar Cheyenne in «This Must Be the Place»: «Lo sai qual è il vero problema, Rachel?». «Quale?». «Che passiamo senza neanche farci caso dall’età in cui si dice: un giorno farò così… all’età in cui si dice: è andata così». Scamacca, a 25 anni, è esattamente dentro questa situazione. Adesso è anche dentro l’ultimo allenamento degli azzurri, su un prato pazzesco, un tappeto verde e soffice bagnato dalla pioggia che va e viene, ma guarda che ha smesso, le nuvole si aprono e allora i cronisti tedeschi si arrotolano le maniche e dicono: «Spalletto crande fubbone, lui non dire fommazzione, ja».

Scamacca davanti a un bivio 

Però Scamacca contro la Spagna dovrebbe esserci, ci sarà. Qualche piccolo dubbio, è vero, resisteva: anche perché, martedì pomeriggio, al centro dell’attacco è stato provato Retegui. Poi s’è valutato fosse più che altro un pizzicotto (l’ennesimo e, come vedremo, nemmeno l’ultimo) che il cittì ha voluto dare al suo centravanti. Il quale, appunto, è di fronte a uno di quei micidiali bivi della vita di un calciatore: farsi dire che è diventato un bel centravanti, oppure che poteva diventare un bel centravanti. Grande, probabilmente, Scamacca non lo sarà mai.

Quella battuta di Buffon...

Si ragiona così perché nel calcio, come in politica, la memoria è tutto. E i grandi, e pure i grandissimi, li abbiamo visti. Per dire: ieri pomeriggio, bevendo una ciofeca di caffè (ma compratevela su Amazon una moka, imparate a farlo), si pensava a uno come Pierino Prati (uno forte forte, eh, i più giovani vadano a rivederselo su YouTube quando giocava nel Milan e vinceva la Coppa dei Campioni segnando una tripletta all’Ajax di Cruijff) che pure in azzurro alla fine ha giocato poco perché davanti aveva quella leggenda di Gigi Riva. E Pruzzo? Pruzzo, che pure con la Roma segnava vagoni di gol, fu lasciato a casa da Bearzot per tenere tranquillo Paolo Rossi. Buffon, all’inizio del ritiro, ha detto che Scamacca, qui, in Germania, potrebbe essere il nuovo Rossi. S’è già scritto: o era una battuta (superflua), oppure sulla questione centravanti siamo a un passo dall’esorcismo.

Allarme attaccanti, l'ultimo lampo con Balotelli 

Perché il problema c’è. L’ultimo lampo l’abbiamo avuto con Balotelli, agli Europei di Polonia e Ucraina, ma poi sapete come, con quale ostinata determinazione, si sia buttato via. Quanto a Immobile, il centravanti titolare della squadra che vinse a Londra tre anni fa: sarebbe francamente una bugia raccontarvi che qui, a Iserlohn, qualcuno lo rimpianga. Ci teniamo Scamacca nella speranza che, finalmente, cominci a buttarla dentro. Contro l’Albania si è mosso benino, la squadra gli girava intorno e lui, in un paio di circostanze, ha pure offerto assist importanti. Ma è i gol, che devi segnare, ragazzo. Falli come ti pare: provaci da lontano oppure spizzala nell’area piccola, fai tu, vedi tu, e comunque devi fiutarla, fiutala, sentila quando passa e dagli una zampata.

La Roma, gli ostacoli, il rapporto con Spalletti 

Se restiamo all’estetica, dovrebbe venirti facile. Hai un fisico magnifico. E piedi buoni. Però questo, come sappiamo, non basta. Devi metterci un po’ di testa (non solo sui cross). Sappiamo che non hai avuto un sentiero facilissimo. Mal consigliato, a sedici anni sei andato via da Roma, la tua città, e dalla Roma — con destinazione Psv — inseguendo frettolosi sogni di gloria. Così ti sei un po’ perso. Sassuolo, Cremonese, Ascoli, Genoa, West Ham, fino a Bergamo, dove hai incontrato Gasperini

Lui e Spalletti ti hanno aiutato. Quando però il nostro cittì t’ha visto scendere a colazione con gli occhi cerchiati, ha intuito che non avevi fatto l’alba per finire di leggere «Guerra e Pace». Ma che forse volevi solo vincere alla Play-station. Ti osservava, ti studiava anche nello spogliatoio: che sarà ormai pure diventato qualcosa di simile a un centro estetico, con voi che siete quasi tutti lisci come foche, tutti tatuati, tutti a spalmarvi cremine antirughe e oli giapponesi sulle barbe, però lui, Spalletti, rimase colpito da quella tua assurda ossessione per i capelli con i colpi di sole. No, non gli piacevi. Pensavi ad altro. Troppo.

Lo psicologo, poi i gol 

Sappiamo com’è andata. Non ti ha convocato per la tournée negli Stati Uniti, ha tirato fuori la storia della pigrizia (e, anche in questa vigilia, parlando di Morata, ha fatto una nuova allusione), tu hai raccontato che l’esclusione ti ha fatto finire dallo psicologo, però poi hai chiuso bene la stagione con l’Atalanta, e lui, il cittì, ha capito che gente tanto più forte di Scamacca, a cui affidare la 9, non ce n’è. Punto. La scena è questa. Adesso dipende solo da te.
Allora: che vuoi fare?

20 giugno 2024 ( modifica il 20 giugno 2024 | 06:55)

- Leggi e commenta