Francia, anche Mbappé fa appello «contro gli estremismi». E dice ai giovani«Andate a votare». E Sarkozy torna a farsi sentire

diStefano Montefiori da Parigi 

Dopo Thuram, anche la stella della Nazionale si schiera politicamente: «L'estremismo è alla porte del potere, ogni voto conta». 

Il giorno dopo il compagno di squadra Marcus Thuram, e a due settimane dalle elezioni, è la superstar della nazionale francese Kylian Mbappé a prendere posizione sulla posizione politica in Francia schierandosi «contro le estreme» e in particolare contro il Rassemblement national. Il campione del mondo Mbappé, cresciuto nella periferia parigina di Bondy con il padre di origine camerunense e la madre franco-algerina, ha appena lasciato il Paris Saint-Germain per giocare l’anno prossimo nel Real Madrid. Ha un seguito planetario, e le sue parole dal ritiro della squadra agli Europei di calcio in Germania sono un evento eccezionale per la società francese.

Nella conferenza stampa prima della partita di esordio di domani alle 21 contro l’Austria Mbappé ha parlato di un «momento cruciale nella storia del nostro Paese. Bisogna avere il senso delle priorità. L’Euro ha un ruolo molto importante nelle nostre carriere ma siamo dei cittadini, prima di tutto, e non possiamo restare sconnessi dal mondo che ci circonda, ancora meno quando riguarda il nostro Paese. Ci troviamo in una situazione inedita ed è per questo che voglio rivolgermi a tutto il popolo francese e in particolare ai giovani. La nostra generazione può fare la differenza, oggi vediamo che le estreme sono alle porte del potere e abbiamo l’opportunità di decidere il nostro avvenire. È per questo che chiedo a tutti i giovani di andare a votare. Abbiamo bisogno di identificarci in questo Paese, nei nostri valori di diversità, tolleranza e rispetto. Ogni voto conta. Ho fiducia nei francesi, spero che saremo ancora fieri di portare questa maglia il 7 luglio», ovvero la sera del secondo turno delle elezioni legislative che potrebbero per la prima volta aprire la porta del potere esecutivo al Rassemblement national. L’irrituale presa di posizione di Mbappé, idolo nelle periferie e non solo, potrebbe davvero avere conseguenze sul voto dei giovani, ed è destinata a scatenare polemiche e reazioni.

Alle 18 è scaduto il termine per presentare le candidature, passaggio non facile soprattutto nel Nouveau Front Populaire, l’alleanza di sinistra che conosce già litigi e difficoltà interne. Il leader della France Insoumise Jean-Luc Mélenchon ha deciso di non candidare tre esponenti che in passato avevano osato criticarlo, e di presentare invece il suo fedelissimo Adrien Quatennens, condannato per violenze coniugali. Dopo le polemiche e le forti proteste dal suo stesso campo, è stato lo stesso Quatennens a rinunciare per non alimentare le divisioni nel suo partito e nella coalizione, che sabato ha conosciuto l’inattesa partecipazione dell’ex presidente socialista François Hollande, candidato a deputato nel suo dipartimento della Corrèze, nel centro della Francia.

Se Hollande si candida a sinistra, a destra riappare Nicolas Sarkozy, che ha rilasciato una intervista-manifesto al Journal du Dimanche, il settimanale entrato mesi fa nella galassia di Vincent Bolloré. Sarkozy critica la scommessa di Macron – «il Paese corre un grave rischio» -, e parla da padre nobile dei Républicains, con tempi e toni che sembrano dire alla sua famiglia politica, e ai francesi: «Se serve, io ci sono».

Mentre Eric Ciotti e gli altri notabili del partito offrono il triste spettacolo di una lotta interna a colpi di ricorsi legali e copie delle chiavi della sede contesa, Nicolas Sarkozy offre la sua visione per la destra e per la Francia e ricorda a tutti che i nemici veri si trovano all’esterno dei Républicains. Tra loro c’è sicuramente quel François Hollande che nell’intervista è citato per ben sette volte, ovviamente sempre per criticarlo, definendolo per esempio «un uomo senza convinzioni che ha cambiato casacca» alleandosi con Jean-Luc Mélenchon.

Ed è subito ritorno al 2012, quando Sarkozy e Hollande si diedero il cambio all’Eliseo tra scorrettezze protocollari e astio ben visibile. Come Valéry Giscard d’Estaing, prima l’uno e poi l’altro hanno mancato per motivi differenti la riconferma, per quello che sarebbe stato il loro secondo mandato. Un atto mancato che dà il tormento, e che prevede un’unica soluzione: sognare, confessandolo o meno, un clamoroso ritorno all’Eliseo nel 2027.

Per prima cosa, Sarkozy tiene a precisare che non ha niente a che vedere con l’azzardo di Macron. Scaccia da sé il sospetto di avere dato al presidente anche questo consiglio, tra i tanti che notoriamente gli offre nei loro frequenti incontri. Poi giudica incomprensibili le elezioni anticipate:  «Ha senso ridare la parola ai francesi quando non si esprimono da anni, non subito dopo un’elezione, perché è ancora più grande il rischio che riaffermino la loro collera, invece che smentirla».

Poi Sarkozy critica la scelta del presidente dei Républicains, Eric Ciotti, di allearsi con il Rassemblement national di Jordan Bardella e Marine Le Pen. Più per motivi di tattica politica che ideologici: «Saremmo assorbiti dal RN. Essere le ruote di scorta del RN non è un’ambizione ma la constatazione di una rinuncia». La destra gollista dovrebbe piuttosto allearsi con i macronisti, «perché sappiamo che Macron non potrà ripresentarsi nel 2027, ha ancora tre anni per agire» e i Républicains potrebbero «influire sulle decisioni del potere esecutivo e ancorarlo a destra». Invece, «allearsi con Bardella significa mettersi nella scia di un giovane di 28 anni che non ti lascerà il posto se vince, e ti trascinerà a fondo con lui se perde». L’ex presidente conclude escludendo «qualsiasi ambizione personale», ma il caos è appena cominciato, i tre anni che separano la Francia dalle presidenziali saranno intensi, e lui dà l’impressione di essere pronto.

16 giugno 2024 ( modifica il 16 giugno 2024 | 18:47)

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