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di Daniela Polizzi e Andrea Rinaldi
La stretta monetaria della Bce manda in rosso la Banca d’Italia per la prima volta dagli anni 2000. Il conto economico 2023 di Palazzo Koch – approvato oggi, giovedì 28 marzo, dall’assemblea - registra infatti una perdita di 7,1 miliardi contro i 5,9 miliardi di utile dell’anno precedente. La combinazione di due strategie come prima l’emissione di liquidità delle banche centrali, tramite l’acquisto di titoli, per scongiurare la deflazione in epoca Covid e poi l’aumento dei tassi per assicurare il rientro dell’inflazione al 2% ha determinato uno sbilanciamento tra attivo e passivo. È lo stesso Fabio Panetta a spiegarlo nella sua relazione di bilancio: «Il fenomeno è comune alle altre banche centrali dell’Eurosistema, alcune delle quali avevano riportato un risultato negativo già nel 2022 – premette il governatore -. Il rialzo dei tassi di riferimento della Bce ha determinato un aumento del costo delle passività di bilancio, rappresentate soprattutto dai depositi delle banche, a fronte del quale non vi è stato un incremento corrispondente del rendimento delle attività di politica monetaria. Queste ultime sono infatti meno sensibili alle variazioni dei tassi, perché costituite prevalentemente da titoli a tasso fisso con scadenza a medio e a lungo termine».
Oltre che del peggioramento del margine di interesse per 11,4 miliardi, il conto economico della Banca d’Italia ha risentito del calo, per 3,5 miliardi, del risultato netto della ridistribuzione del reddito monetario, pure conseguenza della restrizione monetaria attuata nello scorso biennio. Stiamo pur sempre parlando di perdite a fronte di successi economici come la sconfitta del «caro prezzi». Panetta vede comunque una serie di «condizioni per avviare un allentamento monetario», come il calo dei prezzi energetici, la rapida diminuzione dell’inflazione e il ridimensionamento dei
rischi per la stabilità dei prezzi.
di Daniela Polizzi e Andrea Rinaldi
Tuttavia, tornando al rosso, «la Banca d’Italia può assorbire tale perdita grazie alla politica di rafforzamento patrimoniale che ha seguito in passato, ispirandosi a principi di prudenza – tranquillizza Panetta -. I fondi patrimoniali accumulati negli anni per fronteggiare l’eventuale materializzazione dei rischi (che ammontano a oltre 35 miliardi, ndr) sono oggi ampiamente sufficienti per coprire tanto la perdita del 2023, quanto quella stimata per il 2024. Sulla base delle attuali decisioni di politica monetaria e delle aspettative sull’evoluzione dei tassi di interesse, il 2025 segnerebbe invece un ritorno all’utile». Per cui nel bilancio del 2023 la perdita lorda di 7,1 miliardi viene compensata con 5,6 miliardi del fondo rischi e da 2,3 miliardi arrivati dal recupero fiscale. Il 2022 si era chiuso con un utile netto di 2,1 miliardi, in diminuzione di 3,9 miliardi rispetto al 2021. L’ultima volta che Bankitalia ha visto un rosso è stato nel 2007 per effetto di perdite sui cambi.
Alla fine l’esercizio 2023 chiuderà con un risultato netto positivo di 815 milioni. L’utile distribuito ai partecipanti (oltre il 50% composto da enti non creditizi come casse di previdenza, fondi pensioni, assicurazioni, istituti pubblici) sarà di 200 milioni, una cifra inferiore a quell’anno prima per cui verrà integrata con altri 140 milioni prelevati dalla posta di stabilizzazione, per cui Bankitalia staccherà una cedola di 615 milioni allo Stato, anche questa ridotta, di 1,061 miliardi per l’esattezza. Ciononostante, negli ultimi cinque via Nazionale ha distribuito utili per 21,62 miliardi allo Stato italiano, oltre a 4 miliardi di imposte.
di Redazione Economia
Secondo Panetta il livello di copertura dei rischi si manterrà adeguato in una prospettiva di medio termine. Nel 2023 i rischi si sono, infatti, ridotti e diminuiranno ulteriormente in futuro per effetto del ridimensionamento del bilancio. Che si è «asciugato» a 1.253 miliardi (223 in meno del 2022) e proseguirà visto che continuano i rimborsi delle operazioni Tltro3 e la progressiva fine del rinnovo dei titoli in scadenza. Le operazioni di rifinanziamento sono scese così a 356 a 150 miliardi e i titoli di politica monetaria sono calati a 667 miliardi (di cui 600 in titoli di stato italiani).I depositi delle banche sono diminuiti di 57 miliardi.
La Banca d’Italia, ha annunciato il governatore, proseguirà quest'anno in una «razionalizzazione di strutture e processi» cogliendo «le opportunità offerte dalla digitalizzazione». Panetta chiarisce che l’istituzione manterrà l’attuale assetto e non ci dovrebbero essere quindi nuovi piani di chiusure di filiali però non entra nei dettagli del piano: «Si sta adottando una soluzione organizzativa che, mediante il concorso di tutte le competenze necessarie, potrà contribuire a svolgere le attività richieste in modo agile e flessibile».
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