Marc Marquez: «Il dolore non finiva mai, ora ogni podio è una festa. Io in Ducati ufficiale con Bagnaia? Sarei onorato»

diDaniele Sparisci

Marquez, pilota Gresini, è in lizza insieme a Martin e Bastianini per un posto nel team ufficiale Ducati. «Cattivi rapporti con Pecco per via di Valentino? No, separiamo le due cose. Da quattro anni non mi sentivo così bene»

Marc Marquez sorride tanto. Da tre gare sempre sul podio, terzo nel Mondiale, in lizza per il posto accanto a Bagnaia nel team ufficiale Ducati l’anno prossimo. È pronto per il Gp del Mugello questo fine settimana.

Com’è la felicità?
«Me la godo! Sono tornato a fare podi e bei risultati. C’è stato un periodo in cui credevo che non avrei mai più vissuto momenti così, che non avrei più lottato contro i migliori. Ero lontano e soffrivo, ho provato tanto dolore».

La seconda vita di Marc, provi a raccontarla.

«Ogni podio, ogni bella corsa va celebrata. Ho sperimentato sulla mia pelle che le cattive notizie arrivano senza preavviso».

Davvero pensava che non sarebbe più tornato in alto?
«Quando hai lesioni gravi come le mie, quattro operazioni al braccio destro, quando passi da un intervento chirurgico a un altro, tutto questo ti provoca un esaurimento mentale. Puoi restare positivo ma vengono dubbi e calano voglia e fiducia, e la fiducia è tutto per andare in moto. Però non ho mai dubitato delle mie capacità, altrimenti non avrei mai accettato la sfida della Ducati con la Gresini, non sarei salito sulla miglior moto in griglia».

Che cosa ha la Ducati di diverso dagli altri costruttori?
«La moto più completa. Però non è solo una questione tecnica: ad avere la migliore moto si arriva con un metodo che si basa sugli ingegneri e sui piloti. Tutti i costruttori hanno più o meno le stesse risorse, ma nessuno ha fatto un lavoro straordinario come quello di Gigi Dall’Igna e del suo staff».

Che rapporto ha con Dall’Igna?

«Diretto e onesto. Ha agevolato le cose perché mi convincessi ad andare in Gresini. È un superingegnere, ha creato moto vincenti ovunque è andato. Ci intendiamo a meraviglia».

Claudio Domenicali, ad Ducati, ha detto che sarà una scelta difficile fra lei, Martin e Bastianini. Si vede nel 2025 accanto a Bagnaia?
«Qualsiasi pilota vuole avere il massimo per lottare per il Mondiale. Sarebbe un onore correre con il team ufficiale, ma non è una decisione che dipende da me. Sto lavorando duro e già il fatto che mi prendano in considerazione mi rende orgoglioso. Sto crescendo parecchio ed è normale che varie Case mi contattino. Erano più di 4 anni che non mi sentivo così bene».

Sostiene di non pensare a questo Mondiale ma non starà bluffando?
«Non è che non voglia vincerlo... Ma non era l’obiettivo di partenza, volevo soltanto tornare competitivo. Se ritrovo la fiducia, come sta succedendo, e sono in grado di duellare con Pecco e con Martin, ci proverò. Se vedo un’occasione mi ci butto, cercherò di imparare da loro due che vanno meglio di me».

TOPSHOT - Ducati Italian rider Francesco Bagnaia (Front) and Ducati Spanish rider Marc Marquez compete during the MotoGP Spanish Grand Prix race at the Jerez racetrack in Jerez de la Frontera on April 28, 2024. (Photo by JORGE GUERRERO / AFP)

Un duello fra Bagnaia e Marquez (Afp)

Dei campioni che ha affrontato in passato Bagnaia a chi assomiglia?
«Direi Jorge Lorenzo, per lo stile e per come prende le curve rapide. Pecco guida di fino, è capace di inanellare giri veloci in sequenza, ha un ritmo martellante in gara».

E Martin?
«È un mix. Esplosivo in qualifica e forte nei duelli. E sa gestire bene le gomme. Ricorda Stoner».

Bagnaia, Bezzecchi, Marini e altri sono legati a Rossi. Percepisce diffidenza per ciò che è successo fra lei e Valentino?
«No. Ogni pilota è diverso, il rapporto con Pecco è buono e cordiale. E anche con Luca. Sappiamo separare bene le cose».

Le rimonte sono diventate la sua specialità. A Barcellona da 14º a 3º. Quanto rischia?
«Preferire farne a meno. Le rimonte nascono dagli errori nelle qualifiche e implicano più rischi. Le affronto in maniera fredda, cercando di non sbagliare neanche un giro, basta una sbavatura per perdere 2’’. Devo migliorare al sabato».

Quale è la difficoltà di correre con una Ducati del 2023?
«Non ho provato la 2024, ma se vuoi lottare per il titolo devi avere tutto quanto più nuovo possibile. Ma il mio obiettivo quest’anno non era il Mondiale, quindi lo sapevo dall’inizio. E comunque con la 2023 posso fare grandi cose».

Si sente già tornato al livello in cui era alla Honda negli anni d’oro?
«No, è diverso. Il Marc del 2019 (ultimo titolo vinto ndr), aveva molta più sicurezza, conosceva perfettamente quella moto e sapeva esattamente come guidare».

È cambiato anche come uomo. Come si supera la paura?
«Non paura, sennò avrei smesso. Piuttosto rispetto e non soltanto in sella: gli infortuni mi impedivano di condurre una vita normale. Mi chiedevo: “Questo dolore resterà per sempre?”. Fino al 2020 avevo sperimentato il meglio dello sport: felicità e titoli. Fino al 2023 il peggio: traumi, dubbi, sofferenza. Situazioni che ti portano a riflettere, a maturare, a scegliere in modo più consapevole».

In Pedro Acosta rivede il giovane Marc?
«Sì. Ha istinto e l’incoscienza del debuttante, come avevo io. Non teme nulla e nessuno. Commetterà errori, è normale. Ha qualità per scrivere un’era della MotoGp».

Dal colosso Honda a una squadra familiare come Gresini. Che tipo di capo è Nadia?
«Una leader, ambiziosa e coraggiosa. È coinvolta in qualunque decisione, ma quando sceglie poi lascia lavorare le persone e non cerca protagonismo. È un piacere averci a a che fare, me lo aveva già detto mio fratello Alex».

Dopo le moto le piacerebbe correre in auto, magari sfidare Rossi?

«Non credo, forse solo qualche gara. Ho guidato anche una F1, ma le macchine per ora non mi danno le stesse emozioni delle moto».

30 maggio 2024

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