L’Antitrust indaga sul costo dei voli: «Chiarire l’uso degli algoritmi»
di Leonard Berberi
L’Antitrust italiano non ha trovato prove di un accordo tra le compagnie aeree per fissare i prezzi dei voli con la Sicilia e per far pagare di più ai consumatori a ridosso di Natale e dell’estate. Nelle ore in cui ha avviato — non casualmente, secondo gli addetti ai lavori — l’«indagine conoscitiva» su come i vettori fissano le tariffe, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) deve registrare l’assenza di un «cartello» tra aviolinee e chiudere l’istruttoria avviata il 20 dicembre dell’anno passato. È quanto apprende il Corriere della Sera da due fonti che seguono il dossier.
di Leonard Berberi
La decisione sarà finalizzata il prossimo mese — proseguono le fonti — ma negli ultimi giorni i vettori finiti sotto «indagine» (Ryanair, Wizz Air, easyJet e Ita Airways) hanno ricevuto le comunicazioni delle risultanze istruttorie: l’Antitrust italiano — è la sintesi — intende abbandonare gli addebiti di un coordinamento sui prezzi non avendo accertato alcuna infrazione nella fissazione delle tariffe per i voli con l’isola.
di Leonard Berberi
Tutto era iniziato dopo la denuncia di Codacons Sicilia su «presunte distorsioni della concorrenza» derivanti dall’incremento dei prezzi dei biglietti aerei sulle tratte tra Roma, Milano, Bologna e Torino e la Sicilia «in corrispondenza delle festività natalizie». Aumenti, secondo l’associazione dei consumatori, «riconducibili a una precisa volontà collusiva delle compagnie aeree attive su tali tratte». In quei giorni il governatore della Sicilia Renato Schifani ha parlato più volte di «cartello tra Ita e Ryanair» dati i biglietti da 500 euro tra Roma e Palermo, per esempio. Accuse respinte da tutti i vettori.
di Leonard Berberi
L’Agcm ha a sua volta fatto una prima verifica, stabilendo che «in prossimità delle festività natalizie si assiste a un innalzamento generale e consistente dei prezzi dei biglietti aerei» e che «si riscontra un sostanziale allineamento dei prezzi praticati da diverse compagnie». Per questo il sospetto è stato di «comportamento collusivo» tra i vettori aerei, «eventualmente facilitato dall’utilizzo di algoritmi di prezzo, piuttosto che un adattamento razionale alle condizioni di mercato». Una valutazione che aveva stupito gli addetti ai lavori per quella che hanno giudicato una «mancanza di conoscenza» dei sistemi di revenue management dei vettori.
Ora, undici mesi dopo aver avviato l’istruttoria, l’autorità non ritiene di avere le prove della collusione. Le aviolinee «incassano» una prima vittoria sul tema, ma devono prepararsi a fornire spiegazioni sull’indagine conoscitiva annunciata il 16 novembre. L’Agcm vuole indagare sui «possibili effetti negativi sul funzionamento del mercato e sulle condizioni di offerta ai consumatori legati all’uso degli algoritmi di prezzo e approfondirà le modalità di comunicazione al pubblico dei costi dei biglietti aerei e delle loro diverse componenti». Si preannuncia un 2024 altrettanto caldo per i rapporti tra vettori e istituzioni.
lberberi@corriere.it
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18 nov 2023
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