Luciano Spalletti mi riceve nella sua casa di Montaione, vicino a Certaldo, in Toscana. � una grande tenuta, piena di verde, in cui Spalletti sembra sentirsi felice, disteso. Grandi spazi che si offrono dalle vetrate delle stanze, unit� immobiliari destinate ad agriturismo, piscina e campi da padel e da tennis. Ci sono specie animali di ogni tipo: struzzi, alpaca, fagiani, germani, anatre, mucche, cavalli, asini, pavoni... E delle meravigliose vigne che producono dei vini che si chiamano �Contrasto�, �Bordo campo�, �Rosso diretto�, �Tra le linee�. Mi fa visitare il suo regno — che a pranzo insieme ai suoi dipendenti sembra pi� una repubblica — con il legittimo orgoglio di chi nella vita ha faticato, non ha goduto di pole position o di regali da alcuno ed � stato premiato per il lavoro e i risultati. Per lui che �da ragazzo non avrebbe mai immaginato di essere al cospetto o persino di dirigere campioni eccezionali�, questa vita � oggi insieme un sogno che si realizza e una sfida quotidiana. Ci mette tanta passione, tanto studio, tanta competenza, tanto rigore personale. Nella stanza dove siamo mi mostra tutti i quaderni nei quali ha appuntato idee e ricordi. Ne far� un libro, ha detto, per il quale ha un titolo che vale come senso della sua esperienza umana: �Il Paradiso esiste, ma quanta fatica...�.
Spalletti: «Mio fratello Marcello è stato tutto per me. Le scommesse? Ci si indigna ma sono gli sponsor e ci sono tre pubblicità a partita»
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Il ct della Nazionale: �Devo tutto a mio fratello, la sua scomparsa � stata un grande dolore. I ragazzi imparino da Maradona, che si allenava nel fango�
Se sulla strada per questo Paradiso incontrassi Luciano bambino, che consiglio gli daresti?
�Gli direi di prepararsi a un mondo in cui niente � mai scontato e tutto � possibile. Spesso mi chiedo se sarei disposto a rifare tutta la fatica della mia vita. La risposta � s�. Il bello del vissuto � l� dentro, in quella stanchezza, in quella testardaggine con la quale si cerca sempre di migliorare. Non da soli, con gli altri. La qualit� della vita � il contatto con le persone e le situazioni, il mutare sempre restando s� stessi. Io ero un ragazzino che passava tutto il giorno al campetto, uno di quelli che bisognava chiamarlo dieci volte, quando faceva buio, perch� salisse a casa, uno di quelli che i compiti li faceva la sera, perch� prima di tutto c’era il pallone. Che � sempre stato il mio regalo preferito, da bambino. Anche se ne avevo tre o quattro, ne volevo sempre uno in pi�, dalla nonna. Avevo paura di restare senza�.
Mi parli della tua famiglia?
�Mio padre era magazziniere, mia madre lavorava in una confezione. Nella nostra stanza c’erano due lettini, per me e mio fratello, e dei quadretti di calciatori, sul tavolo gli album delle figurine Panini. Li ho tutti�.
Tuo fratello Marcello � stato importante per te.
�� stato tutto. E di pi�. Lui giocava al calcio, aveva visto che ero bravino ed era orgoglioso di me. Mi proteggeva e, insieme, mi spingeva sempre a migliorare. Se ne � andato anni fa, per un tumore. Ho sofferto molto�.
La tua prima maglietta da calciatore?
�Io cominciai con le giovanili dell’Avane dove si perdeva sempre, poi proseguii con quelle della Fiorentina, dove si vinceva sempre. E, sinceramente, penso di avere imparato pi� dalla prima esperienza che dalla seconda. Essere sconfitti � importante, educa, insegna a migliorarsi, educa a vincere. Quella casacca giallonera mi � rimasta nel cuore�.
Tu non eri considerato un personaggio facile. Ora, dopo la vittoria con il Napoli e la scelta della nazionale sei amato da tutti.
�Mah, io non sono uno di quegli allenatori che passano il tempo al telefono con i giornalisti e forse questo in passato mi ha alienato qualche consenso. Io faccio il mio lavoro e cerco risultati. Rispetto tutti e il lavoro di tutti. Per� voglio che a parlare, per me, siano i risultati, non i sorrisi�.

Parlami del tuo rapporto con Napoli.
�A Napoli ho lasciato il cuore. Non � immaginabile l’affetto, anzi l’amore che mi sono scambiato con quella citt�. Mi ha regalato, per la prima volta nella mia storia di allenatore, l’emozione unica di sentirmi parte di una comunit�. A Napoli sono stato felice perch� ho toccato con mano la felicit� dei napoletani e dei miei calciatori. Ho ricevuto sensazioni indescrivibili. Una delle cose pi� belle che potessero capitarmi nella vita. � stata la mia universit� di vita, penso sia difficile avere pi� di quello che ho avuto io e nessuna impresa pu� meritare quello che i napoletani hanno dato a me. Sono orgoglioso, fiero, di diventare gioved� un loro cittadino onorario. Erano pi� di trent’anni che il Napoli ed io pensavamo di andare nello stesso luogo, di fare lo stesso viaggio. Incontrarci, esiste un’arte dell’incontro, ci ha fatto arrivare, ambedue, il pi� lontano possibile. Noi veniamo al mondo con una sola ala, non possiamo volare in alto se non cerchiamo chi ci completa. Napoli � stata la mia seconda ala. Per questo la ringrazier� sempre�.

Credo tu metta lo stesso amore per la nazionale, ora.
�Vorrei tornasse la nazionale di tutti e che tutti gli italiani le volessero bene. Per me la maglia della nazionale � quanto di pi� alto ci possa essere in uno sport ma allo stesso tempo anche quella che pi� resta vicina al calcio di strada. Quando da bambini dovevamo giocare contro quelli del giardinetto accanto, speravamo con tutto noi stessi di venire “selezionati” e poter far parte di quelli che vincendo sarebbero diventati gli eroi del quartiere. La proposta di Gravina mi ha reso un uomo felice e orgoglioso anche se ho sentito il peso enorme della responsabilit� trattandosi della maglia azzurra di tutti gli italiani. Le mie scelte saranno tecniche e anche morali. Vorr� intorno a me ragazzi che ci credono, che vivano con me il morso della responsabilit�, ragazzi che conoscano a memoria la storia di questa nazionale dimostrandomi di voler entrare in quella storia, di volerci provare fino in fondo. Sar� sempre assillato dal bene della nostra Nazionale e, chi vorr� dimostrarmi di voler mettere il proprio talento al servizio della Nazionale, sapr� che io sar� ai suoi piedi. Noi dobbiamo restituire all’Italia il bene che ci vuole. Far gioire un paese intero, che si unisce e dimentica le appartenenze che separano. La maglia azzurra va desiderata prima e onorata poi come un oggetto sacro�.
Ti sembra che tutti i tuoi ragazzi abbiano compreso questo messaggio?
�In generale s�, ma sento che dobbiamo lavorarci ancora, bisogna che in ciascuno di loro, nei loro pensieri, si creino le abitudini corrette, il senso di responsabilit� e la motivazione che ci consentano di essere una nazionale forte, davvero forte. Io sono contento della qualificazione. Non solo per il risultato, il contrario avrebbe provocato dolore in tutti, ma per il modo in cui abbiamo giocato in tutte le partite. Tutte, ma non tutto il tempo. Perch� abbiamo giocato bene per quarantacinque, sessanta o settanta minuti, mai una partita intera. Siamo per� sulla strada giusta, in breve tempo�.

Come ti sei trovato tra i velluti della cerimonia del sorteggio? E che giudizio dai?
�Per uno come me, che ha sempre viaggiato in autostop, trovarsi in prima classe lato finestrino � stato bello e motivante. Poi essere in quarta fascia, nelle urne, ci ha fatto arrivare con l’umilt� di chi sa di avere molte squadre davanti, ma non ci toglie la consapevolezza e l’orgoglio di essere l’Italia e che possiamo comunque giocarcela con tutti. Sapevamo che tra le varie possibilit� c’era anche quella di trovare tutte squadre forti e purtroppo � andata proprio cos�. L’unico modo per passare il girone sar� quello di fare subito tutte partite ad altissimo livello. Comunque anche Spagna, Albania e Croazia non saranno felicissime, visto che hanno beccato l’Italia tra le squadre in quarta fascia. Dipende solo da noi, siamo l’Italia. Vale quello che dissi ai miei azzurri prima di una partita difficile: “Ci sono molte cose che da fuori mi spaventavano e ora, dopo averle affrontate, mi entusiasmano”�.
Che obiettivo ti proponi per gli europei?
�Non mi pongo limiti, dipende solo da quanto riusciremo a migliorare, in primo luogo dentro di noi. Ci sono tanti giocatori giovani che possono crescere, come Scalvini, Udogie, Scamacca e davanti abbiamo, con Retegui, Raspadori, Kean, Immobile molto pi� di quanto si pensi. Raspadori, ad esempio, � un ragazzo fantastico: non rinuncia a impegnarsi n� in allenamento n� nel preparare uno dei suoi esami universitari. Fammi dire anche che Chiesa � uno di quei giocatori che appartengono alla rara bellezza del calcio degli illusionisti. Calciatori come lui fanno la fortuna degli allenatori, ti regalano soluzioni che non esistono in nessuna mia lavagna. Le qualit� dei giocatori di talento sono superiori alle indicazioni che un tecnico pu� dare�.
Tu sei salito su un treno in corsa, con forti possibilit� di deragliamento. Lo hai riportato sui binari.
�Mi � stata fin qui di grande utilit� la collaborazione e l’impegno del presidente Gravina e di tutte le persone che operano nella nazionale. Hanno fatto un gran lavoro e insieme continueremo. Fammi qui ricordare Gianluca Vialli, con affetto. Con questo clima, queste competenze e con la passione di giocatori nei quali credo e di talenti che stanno crescendo, non dobbiamo considerare nessuna difficolt� un muro invalicabile. Io vorrei che la nazionale ragionasse come un club ma per questo c’� bisogno della piena collaborazione dei club. Vorrei che nei prossimi mesi ci fossero delle brevi finestre nelle quali i calciatori della nazionale possano stare insieme tra di loro, con me, con lo staff. Spero sia possibile, sono certo che sar� possibile. Alla nazionale teniamo tutti�.
Ecco: non ti pare che il talento sia un po’ mortificato, fin dalle scuole calcio, nel calcio moderno?
�Non c’� tecnica senza tattica, e viceversa. Troppo spesso indicazioni rigide, nel tempo della formazione dei calciatori, tolgono il gusto di inventare, di cercare soluzioni che non siano quelle prefissate. Nei settori giovanili si tende a premiare la fisicit� precoce senza calcolare che il talento pu� essere nascosto anche nell’incompletezza fisica, e che l� bisogna cercarlo. Li facciano giocare con la palla, non c’� bisogno che gli allenatori dei settori giovanili facciano il copia e incolla degli schemi miei o di altri. Bisogna fare attenzione a non appiattire i livelli, a non mortificare talenti e creativit�. E se un ragazzo mostra estro ma ha delle pause, lo si aspetti. Lo si formi, non lo si rifiuti. Il ruolo degli istruttori � fondamentale e deve essere esaltato�.
Bearzot attingeva a squadre con nove undicesimi italiani, ora � difficile trovarne uno in molte formazioni...
�� vero, ma Bearzot poteva scegliere solo in una serie A allora ricchissima. Io posso selezionare giocatori italiani in ogni parte del mondo, ma la cosa che mi preoccupa di pi� � proprio che ci sono pochi italiani titolari, ovunque. E comunque io non cerco scusanti, non alleno i miei alibi. Quello che non va bene, secondo me, � che i talenti italiani che emergono nel campionato primavera vengano poi mandati a farsi le ossa nelle serie inferiori o si siedano in panchina. Io esorterei le societ� a inviarli a sperimentare le prime divisioni straniere e ad abituarsi alle pressioni, al bisogno di risultati. Il mondo cambia e la nostalgia non aiuta. Il calcio � stato investito dalla globalizzazione e bisogna massimizzarne gli effetti positivi�.
Tu vedi anche la necessit� di una educazione morale, etica, dei giovani calciatori? Troppi episodi, a cominciare dalle scommesse, sembrano dire di s�.
�La storia delle scommesse � profonda. Basti leggere quello che ha detto Cairo l’altro giorno. Le pubblicit� che vengono proposte tre o quattro volte a partita. Le societ� di scommesse come sponsor. Ci si indigna, ma si pubblicizza una cosa che ha ragione di esistere solo economicamente e in nessun modo eticamente... Purtroppo le scommesse non sono solo una piaga nel mondo del calcio, ma spesso lo sono sul piano sociale, esistono famiglie rovinate da una “malattia”, una dipendenza, che purtroppo all’economia fa comodo tenere in piedi. � un po’ come il discorso delle sigarette, e lo Stato che le rende legali. Vedere ragazzi che non hanno talento o fortuna � triste ma c’� qualcosa di pi� amaro e di pi� insopportabile del non avere talento o fortuna: � avere l’uno e l’altro ma non saperli riconoscere e apprezzare. Questo per me fa la differenza tra un uomo vero e un uomo apparente. Dico sempre ai miei giocatori di pensare che sugli spalti c’� gente che si � fatta un mazzo cos� tutta la vita, che ha faticato, in ogni campo, per migliorarsi e che si aspetta lo stesso da persone che paga per vederle in uno stadio, alle quali consegna cuore ed emozioni, e dalle quali si aspetta impegno. Perch� tutti vogliono bene a Sinner? Perch� in quel ragazzo, nel suo gioco e nei suoi risultati, si vede il segno della fatica, delle ore spese per migliorarsi�.
Come sono cambiati, nel tempo, i calciatori?
�Da quando ho iniziato i calciatori sono sicuramente cambiati, soprattutto perch� stanno diventando sempre pi� atleti a tutto tondo. Allo stesso tempo c’� da dire che sono cambiati anche gli allenatori, i dirigenti, i presidenti e le tipologie di propriet�. Purtroppo quello che non sta cambiando in Italia � la mentalit�, specialmente per quel che riguarda la cultura della sconfitta. Continuiamo a ragionare e far polemiche come se tutti possano/debbano sempre vincere. Quella del massacro a chi perde � una usanza che si � addirittura allargata ai campionati giovanili andando ad incidere negativamente sul percorso di molti talenti�.
Le cuffiette e i cellulari non destrutturano il senso di appartenenza a una comunit� sportiva, a una squadra?
�I giovani calciatori sembrano avere meno fame, hanno troppe sicurezze. La loro formazione avviene su campi perfetti, con l’erba sintetica e le docce calde. Maradona, i filmati ce lo raccontano, si rotolava con il pallone in campi che sembravano acquitrini. C’era sofferenza, fatica, una innata cultura della sfida e del miglioramento. I panni, dopo l’allenamento, vanno lavati, devono essere ben sporchi. I ragazzi oggi mettono il loro musino in ogni banalit�. Si aspettano che tutto sia dovuto, sembrano avere poca voglia di sacrifici. I ragazzi da un po’ di tempo sono “Tutto e subito, altrimenti non � colpa mia”. Non ho timore a dire che in ogni campo e in ogni momento della formazione — un genitore, un insegnante, un allenatore — c’� bisogno di qualcuno che li aiuti a distinguere tra mondo reale e mondo virtuale, che gli faccia respirare la carnalit�, la corporeit� delle paure, degli incontri, delle possibilit�. � questo il modo di proteggerli e di spronarli. Hanno bisogno di dolce autorevolezza. La prima volta che sono entrato nello spogliatoio della nazionale li ho fatti alzare in piedi e insieme abbiamo cantato l’inno d’Italia e ora abbiamo anche definito un grido di incitamento e motivazione che ci serve per sentirci uniti, vicini�.
Il calcio � davvero un �gioco semplice�?
�Il calcio semplice � per chi si accontenta degli standard, � per chi pensa che il campo sia 105 metri per 68. Il calcio diventa pi� complesso, ed estremamente pi� affascinante, per chi pensa invece che il campo sia 7.140 metri quadri. Solo cos� si capisce la vastit� delle possibilit� delle sfide e delle variabili coinvolte in una partita di calcio. Nel calcio c’� chi pu� farlo diventare semplice e chi invece no. Ma nel momento in cui i grandi talenti lo fanno sembrare semplice significa, in realt�, che lo stanno facendo evolvere ad un livello ancora pi� alto. Queste innovazioni trainano quelli che guardano il calcio a doversi adeguare a quel livello. Contano i calciatori, ma va creata una squadra, sempre. Lo sguardo � di solito rivolto al portatore di palla. Ma gli altri dieci? Come si muovono, come si rendono disponibili all’azione? Cosa fanno, dove vanno? L� si vede la mano dell’allenatore. Se fosse cos� semplice, come si dice, perch� le societ� dovrebbero pagare milioni ai tecnici? Il calcio � un misto di improvvisazione geniale in un sistema organizzato. Un’idea di gioco e di squadra che, nella sua struttura, faciliti ed esalti il talento individuale�.
Che segno ti hanno lasciato i fischi dell’Olimpico il giorno dell’addio di Totti? Su questo giornale Francesco ha dichiarato affetto e stima per te e la volont� di chiudere quella parentesi che vi aveva separato.
�Quei fischi mi dispiacquero molto. Io sempre cercato di fare il bene della Roma, con la quale abbiamo fatto un bel gioco e ottenuto bei risultati. E ho cercato anche di fare il bene di Totti, che � stato uno dei pi� grandi giocatori del nostro calcio. Per me, riabbracciarlo � stato come una liberazione�.
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5 dicembre 2023 (modifica il 5 dicembre 2023 | 07:47)
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