Ue, due patti storici in un giorno: stabilità e migranti. Cosa cambia e perché rappresentano una svolta

di Gianluca Mercuri

Le nuove regole UE che disegneranno i bilanci dei Paesi europei (accettate dall’Italia senza entusiasmo, ma con realismo). E la �riforma impossibile� per l’accoglienza: i Paesi che si rifiutano di accogliere dovranno pagare 20 mila euro per ogni migrante

Ue, due patti storici in un giorno: stabilità e migranti. Cosa cambia e perché rappresentano una svolta

Il ministro Giorgetti durante la riunione Ecofin da remoto di ieri (Ansa)

Due patti storici in un giorno solo, l’Europa non li aveva mai annunciati. Il Patto di Stabilit�, che rinnova le regole di bilancio, e quello sulle migrazioni e l’asilo, che ritocca le norme stabilite nei decenni scorsi a Dublino, cambiano assetti da tutti considerati anacronistici ma che parevano ormai ossificati. Il contenuto � ovviamente opinabile e infatti lo discuteremo per anni, ma intanto ancora una volta l’Europa si muove. E si conferma quel miracolo sottovalutato, deriso e denigrato con troppa faciloneria da politici e commentatori in cerca di scorciatoie: il miracolo di 27 Paesi che si sono scannati per secoli e per� da un bel po’ si siedono ogni giorno a un tavolo per cercare accordi su tutto, questioni noiosissime e massimi sistemi. Quel tavolo si chiama Europa, il posto pi� libero e giusto del mondo. E necessariamente il pi� lento, perch� deve mettere d’accordo 27 Paesi democratici, alle prese con le rispettive opinioni pubbliche e i propri legittimi interessi. Ma alla fine, l’interesse pi� forte � sempre l’interesse comune europeo. Che � il vero interesse nazionale

Il nuovo patto di stabilit�

Il compromesso finale l’hanno raggiunto Germania e Francia (qui il punto di Francesca Basso), con l’annuncio dato marted� sera dai ministri Lindner e Le Maire che ha parecchio indispettito l’Italia, esclusa dal vertice decisivo. Ma come fu per il Recovery Fund sul Covid, � prassi che le svolte storiche dell’Europa siano concordate dai due Paesi guida. Alla fine l’Italia del governo Meloni ha detto s�: senza entusiasmo, con realismo. Proviamo dunque a capire le nuove regole che disegneranno i bilanci dei Paesi europei, con le loro inevitabili tecnicalit� che per� incideranno parecchio sulle nostre vite, per molti anni.

Punto per punto:
Da dove si partiva? Un po’ di storia: si partiva dal vecchio patto firmato nel 1997, che aveva imposto rigidit� per convincere i Paesi del Nord ad accettare la moneta comune con i Paesi indebitati. Col tempo si � dimostrato molto conveniente per la Germania, ma l’�ncora dell’euro ha salvato (eccome) l’Italia. Che per anni, nonostante la nomea spendacciona, � stato un Paese assai frugale, con una lunga collezione di avanzi primari: cio�, al netto degli interessi sul debito, spendevamo meno di quello che incassavamo. Questo non ha agevolato la nostra crescita, e tra il 2010 e il 2011 — ma anche dopo — abbiamo rischiato il collasso. Ci siamo ripresi soprattutto grazie a Mario Draghi e alle sue politiche alla guida della Banca centrale europea (che per� hanno salvato tutti, non solo noi).
Poi c’� stato il Covid. La pandemia ha fatto capire a tutti, anche ai nordici ossessionati dal rigore fiscale, che bisognava farla finita con l’austerit� dogmatica, e il Patto � stato sospeso. Il �debito buono� teorizzato da Draghi — quello che serve a favorire la crescita, non a comprarsi voti — � diventato prassi comune. La sospensione, per�, scadeva a gennaio. Per evitare che tornassero le vecchie regole, serviva concordarne di nuove.
La proposta della Commissione. Il negoziato di questi mesi � partito dalle linee guida dell’eurocommissario Gentiloni e del vicepresidente Dombrovskis, a loro volta ispirate alla proposta lanciata da Draghi e Macron nel dicembre 2021. L’idea di fondo � quella di piani nazionali su misura di ciascun Paese per il rientro dal debito, in 4 o 7 anni. Un’idea accettata alla fine dal Nord a trazione tedesca, purch� il rientro fosse garantito in modo vincolante, non discrezionale. Su quanto dovessero essere stringenti questi vincoli c’� stato un lungo braccio di ferro, che si � concluso ieri.
Le nuove regole. Attenzione: i vecchi parametri di Maastricht, che hanno riempito le orecchie di ormai due generazioni di europei, non sono saltati. Resta dunque l’obbligo di mantenere il rapporto deficit/Pil entro il 3% e il rapporto debito pubblico/Pil sotto il 60%. Ma scompare l’obbligo di ridurre di 1 ventesimo all’anno la quota del rapporto debito/Pil in eccesso rispetto al livello del 60%.
I piani di rientro. Gli Stati non in linea con i parametri dovranno mettersi in regola con piani di rientro di 4 anni o (in caso di riforme e investimenti) di 7 anni, come proposto dalla Commissione europea, e concordati sul modello di Piani nazionali di ripresa e resilienza. Gli Stati con un deficit sopra il 3% dovranno ridurlo dello 0,5% all’anno .
Le �salvaguardie�. Sono quelle pretese e ottenute da Germania, Olanda e nordici vari. I Paesi con un rapporto debito/Pil oltre il 90% (l’Italia su tutti) dovranno ridurre il debito dell’1% all’anno, quelli sotto il 90% dello 0,5% all’anno. Quanto al deficit, non baster� rispettare il parametro del 3%: per garantire un �cuscinetto� per le situazioni di crisi, bisogner� scendere all’1,5% del Pil. Gradualmente, per�: con un aggiustamento annuo strutturale primario pari allo 0,4% del Pil nei piani di 4 anni e dello 0,25% in quelli di 7.
La clausola transitoria. Francia, Italia e Spagna hanno spinto per ottenerla dal 2025 al 2027. In questo triennio, nel calcolo del taglio di deficit si terr� conto degli interessi sul debito e degli investimenti in pi� fatti in quegli anni per la transizione verde e digitale e per la difesa: queste somme saranno defalcate dallo 0,5%. •Cosa vuol dire per l’Italia? Nella sostanza, spiega Federico Fubini, �una correzione del deficit che avrebbe dovuto essere dello 0,5% del Pil finir� per diventare dello 0,3% o forse anche dello 0,2% nella prossima legge di bilancio: fra quattro e sei miliardi di economie�.
E come ha reagito il governo? L’accelerazione franco-tedesca ha prima spiazzato il ministro Giorgetti, che aveva escluso di siglare l’accordo in teleconferenza e pensava di rinviarlo a gennaio. Nella riunione di ieri prima ha preso tempo, rinviando il suo intervento. Poi �si � battuto perch� slitti il calendario dei prossimi passi� e ha detto che �non si pu� chiedere a un governo di prendere impegni cos� delicati in piena campagna elettorale per le Europee di giugno. Ha chiesto un rinvio del processo a luglio. Ed � probabile che alla fine lo ottenga�. In teoria, la �traiettoria dei conti� di ciascun Paese andrebbe decisa con la Commissione Ue a febbraio, e gli obiettivi a medio termine andrebbero fissati ad aprile.
I commenti ufficiali . Giorgetti ha parlato di �compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi. Ci sono alcune cose positive e altre meno. L’Italia ha ottenuto per� molto e soprattutto quello che sottoscriviamo � un accordo sostenibile per il nostro Paese�. La presidente del Consiglio Meloni ha definito il Patto �migliorativo per l’Italia rispetto alle condizioni del passato�. Per la segretaria del Pd Elly Schlein si tratta invece di �un cattivo compromesso per l’Italia�.
Lo scambio scelto da Francia e Italia Lo hanno spiegato nei giorni scorsi Francesco Giavazzi e Lucrezia Reichlin, che hanno definito l’accordo �un compromesso politico di bassa portata� in cui Francia e Italia hanno barattato pi� respiro nei prossimi anni con pi� lacci in quelli successivi. Le salvaguardie imposte dalla Germania, spiegano i due grandi economisti, �impongono ritmi pi� veloci di aggiustamento dei conti ai Paesi ad alto debito e deficit. Pur non avendo un effetto tangibile per l’Italia, almeno negli scenari pi� realistici, aprono per� potenzialmente la strada al difetto pi� grave del vecchio Patto di stabilit�: il rischio che possano indurre pro-ciclicit�, cio� costringere a ridurre la spesa o aumentare le tasse quando l’economia � debole�.

Ci si sarebbe aspettati che Francia e Italia avrebbero combattuto una battaglia per (...) l’eliminazione o perlomeno modifica delle salvaguardie, ma non � stato cos�. Il perno del negoziato � stato invece sulle regole che scattano quando un Paese � sottoposto alla cosiddetta “procedura di deficit eccessivo” che si applica a Paesi con debito alto e un deficit al di sopra del 3%�.

La Francia ha offerto ai tedeschi uno scambio: vanno bene le nuove regole (salvaguardie) sulla riduzione del debito, anche se sono potenzialmente pro-cicliche, purch� nei prossimi quattro anni — cio� finch� Francia, Italia e altri rimarranno in procedura di infrazione — il deficit possa scendere pi� lentamente�. (Poi gli anni sono diventati tre).

Il governo ha cantato vittoria. (...) Ma usciti dalla procedura di infrazione entreremo in un brutto accordo, sia per la sua complessit� — eccezioni e cavilli che lo rendono poco trasparente —, sia per il motivo gi� ricordato: il rischio di pro-ciclicit�. La consolazione � che nonostante ci� la riforma della Commissione, anche con le salvaguardie, � migliore del vecchio Patto�.

Il nuovo patto sui migranti

Se ne parlava da sempre, al punto che era stata definita �la riforma impossibile�. Alla fine, i negoziati tra Europarlamento e Consiglio europeo hanno prodotto ieri un �s� alla proposta di cui si � discusso negli ultimi tre anni (qui l’analisi di Francesca Basso).

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Un peschereccio con 400 migranti all’arrivo a Lampedusa, l’11 dicembre (Ansa)

Punto per punto:
Dublino s� o no? Si trattava di superare o correggere in qualche modo la vecchia regola che ha tanto penalizzato l’Italia (ma anche la Grecia e la Spagna): quella che impone ai Paesi di primo sbarco la gestione delle domande d’asilo. L’obbligo rimane, ma per la prima volta si introduce una forma di compensazione.
Il meccanismo di solidariet�. Fallito ogni tentativo di imporre la redistribuzione dei migranti, ora i Paesi dell’Ue dovranno scegliere se accettare quote da ricollocare nel proprio territorio o compensare economicamente i Paesi di primo sbarco, pagando 20 mila euro per ogni migrante della quota che rifiutano. Polonia e Ungheria hanno da tempo annunciato che si rifiuteranno di pagare. •Controlli pi� severi e veloci. La nuova Procedura Rapida, che stabilir� chi ha diritto all’asilo e chi no, prevede che i migranti vengano ospitati in Centri di Permanenza in prossimit� delle frontiere, senza avere accesso al territorio Ue. La procedura durer� 12 settimane, sei mesi in caso di rimpatrio. Questa velocizzazione dell’esame delle richieste d’asilo riguarder� i cittadini di Paesi con scarse possibilit� di ottenerla, cio� quelli con un tasso di riconoscimento delle domande inferiore al 20%.
La protesta delle Ong. Le organizzazioni umanitarie contestano le nuove regole perch�, affermano in una dichiarazione congiunta, �verr� mantenuto il fallimentare sistema di Dublino e si continuer� invece a isolare i rifugiati e i richiedenti asilo, trattenendoli in campi remoti�. Per Amnesty International, la riforma far� �arretrare la legislazione europea in materia di asilo di decenni�, porter� a �una maggiore sofferenza umana� e �non sostiene concretamente Paesi come l’Italia, la Spagna o la Grecia�.
L’esultanza delle autorit� europee. Il 20 dicembre 2023 passer� alla storia�, ha commentato la presidente dell’Europarlamento Ue Roberta Metsola, mentre per la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen �il patto sulla migrazione garantir� una risposta europea efficace a questa sfida europea. Significa che saranno gli europei a decidere chi arriva e chi pu� restare nell’Ue, non i trafficanti. Significa proteggere chi ha bisogno�.
E l’Italia? L’Italia � soddisfatta — �un grande successo�, dice il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi — perch� fin dall’inizio il governo Meloni ha chiarito di non puntare a una vera riforma di Dublino attraverso i ricollocamenti, ma sull’obiettivo di �fermare le partenze� e rimpatriare rapidamente i migranti giudicati privi di diritto di asilo. Le partenze quest’anno sono raddoppiate, ma l’Italia crede molto all’�esternalizzazione delle frontiere� attraverso gli accordi con Tunisia e Albania, considerati �Paesi terzi sicuri�. L’intero impianto � gi� stato messo in discussione da varie mosse della magistratura. Capiremo nel 2024 se si tratta di una vera svolta, e a quali costi.

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21 dicembre 2023 (modifica il 21 dicembre 2023 | 09:57)

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