Il Pil italiano è atteso in crescita dello 0,7% sia nel 2023 sia nel 2024, in rallentamento rispetto al 2022, secondo le stime dell’Istat. L’economia italiana ed europea sono in una fase di stagnazione, ma quella recessione profonda che molti avevano previsto per ora sembra scampata. L’inflazione sta rallentando, ma la Federal Reserve e la Bce hanno deciso per ora di lasciare invariati i tassi di interesse. In questo contesto, tenendo conto anche delle tensioni geopolitiche, dal conflitto in Medio Oriente alla guerra in Ucraina, cosa dobbiamo aspettarci dal 2024? Le banche centrali taglieranno i tassi? Quale sarà l’impatto sui risparmiatori? Ne abbiamo parlato con Antonio Cavarero, Head of Investments di Generali Insurance Asset Management.
Investire nel 2024: Borsa, bond (e oro), il super portafoglio e i consigli degli esperti
di Gabriele Petrucciani
Nel 2024 possiamo attenderci un primo taglio dei tassi da parte delle banche centrali?
«Il 2023 finisce sull’onda di acquisti importanti guidati da aspettative altrettanto importanti di politiche monetarie più espansive nel trimestre a venire. Infatti, la fine del 2023 vede un’inflazione particolarmente docile che, se confermata nel 2024, darebbe alle banche centrali quello spazio di manovra necessario per tagliare i tassi. Va notato che il mercato si è già portato avanti e prezza più che abbondantemente questo scenario che, quindi, dovrà essere confermato dai dati dei prossimi mesi».
Quale potrebbe essere l’impatto delle tensioni geopolitiche in corso sullo scenario macroeconomico?
«La geopolitica si è fatta sempre più complessa ma, per il momento, i mercati puntano su una stabilizzazione dello scenario mondiale che, per esempio, esclude un’estensione del conflitto in Medio Oriente. Gli investitori potranno probabilmente fare affidamento sull’aiuto delle banche centrali che dovranno gestire in modo equilibrato la lotta a un’inflazione in calo ma non ancora domata e la necessità di aiutare un ciclo economico probabilmente non recessivo ma comunque modesto».
Quali saranno le principali sfide sui mercati?
«L’inizio del nuovo anno potrebbe ancora godere dell’entusiasmo degli ultimi mesi del 2023, con un’inflazione sotto controllo i dati societari ancora adeguati. Tuttavia, sarà importante che i dati nei prossimi mesi possano confermare quanto già prezzato dai mercati. Esiste infatti la possibilità che gli effetti delle politiche monetarie restrittive, che la difficoltà relativa di alcune grandi economie come Germania e Cina possano indurre valutazione più conservativa degli investimenti più rischiosi. Inoltre, man mano che ci avvicineremo al 5 novembre, il tema delle elezioni presidenziali americane influenzerà sempre di più l’andamento dei mercati. Il rischio è che, soprattutto in caso di una nuova presidenza Trump, gli Usa debbano affrontare un’altra stagione di espansione fiscale finanziata con il deficit quando l’inflazione non è ancora pienamente sotto controllo e con un ammontare di debito in circolazione già molto rilevante. In sintesi, ci sono degli elementi per un approccio costruttivo agli investimenti che deve trovare conferma nei dati macroeconomici, soprattutto per la crescita e l’inflazione, in linea con le attese dei mercati».
Come si comporteranno le banche centrali in questo contesto?
«Mentre le banche centrali hanno passato gli ultimi 18 mesi concentrandosi unicamente sull’inflazione, adesso dovranno tenere conto di un ciclo economico probabilmente più moderato e con qualche rischio di recessione, anche se modesta. Non a caso, la Fed ha chiuso il 2023 segnalando chiaramente l’intenzione di tagliare i tassi il prossimo anno mentre la Bce per il momento mantiene un atteggiamento leggermente più cauto. In entrambi i casi, saranno i dati a confermare l’orientamento a tagliare i tassi o meno».
Che macro trend vede nei prossimi anni?
« Il trend più rivoluzionario è ovviamente quello legato ad una più ampia diffusione dell’Intelligenza Artificiale (IA) nelle attività di produzione e di consumo. II 2024, infatti, dovrebbe essere il primo anno in cui si avrà un’evidenza più tangibile degli effetti dell’adozione dell’IA nei processi produttivi delle aziende non appartenenti al settore al tech. Processi che diventeranno più efficienti e che creeranno un valore distribuito tra fornitori e clienti. Questo tema si andrà a incrociare con altri già presenti come la transizione energetica, che troverà nell’IA un’occasione per diventare più efficace, o come la costruzione di infrastrutture digitali necessarie per la sua adozione su vasta scala. Infatti, non sappiamo ancora nello specifico quali saranno i temi e i nomi che vinceranno con l’utilizzo della IA, ma sappiamo di certo che avranno bisogno di un’infrastruttura, di hardware e di chip. Sarà cruciale, infine, tenere d’occhio l’adozione su vasta scala di strumenti e app basati su IA in grado di modificare significativamente le attività e le scelte dei consumatori».
Dove investire i propri risparmi dunque?
« Sono convinto che sia indispensabile avere un processo di investimento solido e disciplinato, soprattutto quando i mercati non offrono ovvie opportunità di investimento. Il mercato azionario parte dai livelli già importanti era bisogno di trovare le giuste conferme nei mesi a venire. Il mercato europeo tratta a valutazioni storicamente convenienti anche se almeno in parte, questa convenienza riflette i problemi derivanti, per esempio, dalla dipendenza energetica piuttosto che dalla difficile congiuntura tedesca. Accanto a questa esposizione può essere aggiunta una componente più legata al settore tecnologico americano evitando però la concentrazione nei soliti titoli noti per catturare una più ampia diffusione della rivoluzione IA. È importante inserire una porzione obbligazionaria nel portafoglio per poter accedere ai rendimenti che essa può ancora offrire con una volatilità sostanzialmente limitata, soprattutto se l’entusiasmo di fine 2023 dovesse essere un po’ mitigato a inizio anno. In generale, un mix equilibrato fra titoli governativi e corporate dovrebbe essere in grado di fornire rendimenti più alti dell’inflazione attesa, mantenendo comunque una componente di titoli ad essa legata nel caso in cui questa dovesse ripartire».
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24 dic 2023
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