Il padiglione segnalato e il rimpallo con la polizia: così Thomas Crooks è riuscito a sparare indisturbato
Agenti federali e locali si rimbalzano la responsabilità per non aver inviato preventivamente uomini sul tetto dell’edificio. L’Fbi esamina il cellulare cercando i «perché» dietro l’attentato
Gli «esploratori» del Secret Service mandati a compiere la ricognizione a Butler in vista del comizio di Trump hanno subito notato il punto più «a rischio». Il grande capannone dell’American Glass Research, una struttura vicina a un parcheggio dal quale si aveva una visuale ottima dell’evento.
Gli agenti lo segnalano nel report, annotano che è all’esterno del perimetro e durante una riunione avvenuta una settimana fa con le autorità della contea concordano che dovrà essere controllato. Inoltre, servirà presidiarlo con un team adeguato durante la cerimonia. Da chi?
Qui inizia il rimpallo fatale, il mancato coordinamento che porta al disastro, la disputa che diventa materia di inchiesta interna e benzina per le faide politiche. Secondo la versione dei federali sono gli uomini dell’Emergency Service Unit della Pennsylvania, reparto mandato in supporto con i suoi «specialisti», tra teste di cuoio e tiratori. Non è così, ribattono i locali, ci è stato detto che rientrava sotto la giurisdizione del Secret Service, dovevano essere quelli arrivati da fuori a prendere posizione. E comunque, in questi casi, è Washington «a gestire lo show» perché conta di più. Dibattito formale visto in decine di film e telefilm ma che è diventato una trama pericolosa quanto scivolosa.
Il risultato sconcertante è stato che nessuno è andato a «occupare» l’edificio, la bolla di sicurezza non era più tale in quanto c’era un «buco» sfruttato da Thomas Crooks. L’assassino è arrivato con il suo fucile, è salito sul tetto e solo allora chi era presente se ne è accorto. Hanno lanciato l’allarme, lo hanno filmato con i telefonini. «Eccolo, è lì…». Una sequenza rapida, incalzante.
È stato raccontato che un poliziotto (locale) ha tentato di raggiungerlo ma ha ripiegato quando il killer gli ha puntato l’arma. Poteva fare sicuramente di più. Poco dopo il ventenne ha iniziato a sparare contro Donald Trump e la folla, per poi essere eliminato dal tiro di uno dei Counter Sniper del Secret Service che lo hanno avvistato con le loro «ottiche».
Passano pochi minuti e un nucleo di agenti raggiunge il cadavere dell’omicida, lo perquisisce e trova una sorta di telecomando. L’ipotesi da confermare è che dovesse servire ad attivare una carica rudimentale nascosta all’interno della sua vettura. Al momento non è ancora chiara la pericolosità dell’ordigno (ne sarebbero stati rinvenuti in totale tre), tuttavia gli inquirenti valutano un modus operandi già usato da terroristi professionisti e sparatori di massa americani: crei un diversivo, colpisci la folla, disorienti le difese.
Crooks, oltre a preparare la presunta trappola, aveva acquistato alla vigilia dell’attacco una cinquantina di proiettili. Altra mossa ricorrente degli shooters protagonisti di stragi, anche se spesso tendono a rifornirsi con largo anticipo e con scorte ben più ampie. È comunque un piccolo tassello dell’indagine concentrata sui passi di Thomas, sui contatti, sul cellulare (esaminato al 70 per cento, dicono), sull’esistenza di eventuali mandanti per ora simili a fantasmi.
Lui non era titolare di armi ma si è impossessato di uno dei fucili del padre. Dalle verifiche è emerso che il genitore ne aveva comprati una ventina mentre il figlio, oltre a essere appassionato di caccia, frequentava un poligono — il Clairton Sportsmen’s club — a trenta minuti dalla sua abitazione di Bethel Park. Tutti luoghi nei sobborghi meridionali di Pittsburgh. Il genitore non ha mai colto nulla nel comportamento del ragazzo? È rimasto sorpreso come molti dal vederlo «mutare» in un attentatore pronto a eliminare The Donald? L’Fbi gli avrà fatto queste domande insieme ad altre per scoprire le motivazioni di un tipo definito — al solito — timido, riservato, schivo.
Bravo in matematica e con gli scacchi, preciso nel lavoro alla mensa di una casa di cura, con le uniche stranezze (note) emerse dopo il tentativo di entrare nel club di tiro del liceo. Lo avevano bocciato per due ragioni: aveva atteggiamenti definiti «strani» e non era riuscito a superare il test pratico.
«Ha mancato clamorosamente il bersaglio distante appena 15 metri», ha raccontato un amico. Un particolare in contrasto con quanto avvenuto sabato pomeriggio a Butler dove il suo proiettile ha sfiorato la tempia di Trump a 120 metri. Thomas era sdraiato come un vero cecchino sul tetto della vetreria che qualcuno si è dimenticato di controllare. Storia che resta comunque ancora in sviluppo nell’attesa di individuare il perché.