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Israele - Hamas in guerra, le notizie di oggi |Blinken torna oggi in Medio Oriente. Lutto in Iran dopo l’attentato
(di Elena Tebano)
L’attacco all’Iran e le ipotesi sulle responsabilit�
Due bombe a distanza di 20 minuti l’una dall’altra hanno ucciso oltre 100 persone e ne hanno ferite pi� di 200 a Kerman, in Iran, durante la cerimonia in ricordo del generale Qassem Soleimani, ucciso da un drone statunitense nel 2020. Le autorit� iraniane hanno attribuito l’attentato a generici �terroristi�. �Chi ha commesso questi crimini deve aspettarsi una risposta forte e decisa da parte delle forze di sicurezza iraniane� ha dichiarato il ministro degli Interni Ahmad Vahidi. Anche la Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato che gli attentatori affronteranno �una dura risposta�, senza indicare sospetti. Nessuno ha rivendicato la responsabilit� delle esplosioni e i possibili responsabili sono pi� d’uno: gruppi sunniti, tra cui lo Stato Islamico, che hanno gi� colpito in passato causando stragi di civili (cos� come hanno fatto formazioni legate agli esuli fuggiti dopo la Rivoluzione islamica del 1979). Anche Israele ha compiuto pi� attacchi in Iran, ma sempre omicidi mirati o atti di sabotaggio, mai attentati con vittime di massa. L’Iran dal canto suo nel corso dei decenni ha armato gruppi militanti, tra cui Hamas, la milizia sciita libanese Hezbollah e i ribelli Houthi dello Yemen, tutti coinvolti (in modi diversi) nel conflitto in corso a Gaza con Israele.
L’attacco di ieri � il pi� letale che abbia colpito l’Iran dalla Rivoluzione islamica del 1979. Le bombe sono esplose vicino alla tomba di Soleimani mentre lunghe file di persone si riunivano per l’evento. Soleimani, capo della Forza Quds d’�lite delle Guardie Rivoluzionarie, � stato l’architetto delle attivit� militari regionali dell’Iran ed � acclamato come un’icona nazionale tra i sostenitori della teocrazia iraniana. Ha anche contribuito a proteggere il governo del presidente siriano Bashar Assad dopo che le proteste della Primavera araba del 2011 contro di lui si sono trasformate in una guerra civile, e poi regionale, che infuria ancora oggi. Era il leader militare pi� riconoscibile e pi� potente in Iran. Lo ha ucciso quattro anni fa un attacco di droni lanciato dall’amministrazione Trump, durante l’escalation di incidenti seguita al ritiro unilaterale dell’America dall’accordo nucleare internazionale con Teheran nel 2018.
L’attentato di ieri fa salire ancora di pi� la tensione in una regione dove la situazione � gi� incandescente per il conflitto tra Israele e Hamas. �Le indagini sono ancora in corso e probabilmente le autorit� non hanno prove sufficienti per indicare i responsabili della strage. Oppure il governo iraniano preferisce mantenersi sul generico, in modo da valutare con calma in che modo reagire. Al momento, quindi, stiamo ragionando solo su ipotesi. Credo, per�, che gli iraniani considerino questo attacco una provocazione di Israele� dice lo studioso iraniano Vali Nasr, intervistato da Giuseppe Sarcina. �Il presidente americano Joe Biden � stato molto attento a mettere in campo un sistema soltanto di deterrenza nei confronti degli Hezbollah e dell’Iran. � chiaro che gli Stati Uniti non vogliono l’allargamento del conflitto. Ma ora questo atteggiamento potrebbe non essere pi� sufficiente. I pericoli di escalation vengono da pi� parti. Il presidente Usa dovr� essere in grado anche di arginare le iniziative di Netanyahu� aggiunge.
La reazione di Hezbollah e i timori per nuovi conflitti
I timori di un’escalation regionale erano gi� aumentati per l’attacco di marted� con un drone a Beirut, in Libano, che ha ammazzato Saleh Arouri, vice capo politico di Hamas e fondatore dell’ala militare del gruppo, il pi� alto leader del gruppo ucciso dallo scoppio della guerra a Gaza quasi tre mesi fa. Insieme ad Arouri sono morti altri sei membri di Hamas, tra cui due comandanti militari. Sayyed Hassan Nasrallah, capo del potente gruppo armato libanese Hezbollah, ha attribuito a Israele la responsabilit� dell’attentato, definendolo una �flagrante aggressione israeliana� e �un crimine grave e pericoloso�. In un discorso televisivo, Nasrallah ha offerto le sue condoglianze a Hamas e ha giurato che non ci saranno �limiti� e �regole� per i combattimenti del suo gruppo se Israele decider� di lanciare una guerra contro il Libano. �Chiunque pensi a una guerra con noi, in una parola, se ne pentir�, ha detto Nasrallah.
L’attacco di marted� contro Arouri — il primo a Beirut dopo quasi tre mesi di continui scambi di colpi al confine tra Israele e Libano — ha colpito il sobborgo meridionale di Dahiyeh, in quello che, secondo gli analisti, potrebbe essere un messaggio di Israele a Hezbollah sul fatto che anche la capitale libanese pu� essere raggiunta. Ufficialmente Israele ha rifiutato di commentare l’uccisione di Arouri. Ma ieri il capo dei servizi segreti israeliani Mossad David Barnea ha giurato che dar� la caccia a tutti i membri di Hamas coinvolti nell’attacco del 7 ottobre contro Israele, indipendentemente da dove si trovino. I commenti di Barnea sono stati interpretati da tutti come l’indicazione che c’� Israele dietro l’esplosione di marted�: Barnea ha rievocato anche le conseguenze del Massacro di Monaco del 1972, quando gli agenti del Mossad rintracciarono e uccisero una serie di militanti palestinesi coinvolti nel rapimento e nell’uccisione di atleti israeliani durante i giochi olimpici. Il timore degli osservatori � che il conflitto contro Hamas possa estendersi anche a Hezbollah e al Libano.
Con l’uccisione di Arouri il governo israeliano ha anche mandato un messaggio ai cittadini di Israele, dimostrando l’efficacia del suo sistema di sicurezza e di intelligence (messa in dubbio proprio dall’attacco di Hamas del 7 ottobre). Ma i parenti dei 129 ostaggi ancora detenuti a Gaza hanno denunciato il rischio che l’assassinio possa mettere in pericolo i loro familiari o i negoziati per gli ostaggi.
Ieri intanto ci sono stati nuovi pesanti combattimenti nel centro e nel sud di Gaza. L’assedio aereo, terrestre e marittimo di Israele a Gaza ha ucciso pi� di 22.100 persone, due terzi delle quali donne e bambini. La campagna israeliana, scatenata in risposta all’attacco di Hamas a Israele che il 7 ottobre ha causato la morte di 1.200 persone e portato al sequestro di altre 240, ha costretto circa l’85% della popolazione di Gaza a lasciare le proprie case, per scappare in rifugi sovraffollati o precarie tendopoli in supposte aree sicure designate da Israele, che l’esercito israeliano ha comunque bombardato. Oggi, secondo le Nazioni Unite, un quarto della popolazione di Gaza rischia di morire di fame, poich� le restrizioni israeliane e i pesanti combattimenti ostacolano la consegna degli aiuti.
L’ipotesi sul piano �The Day After�
Sulla catastrofe umanitaria di Gaza gravano le parole oltre che le scelte del governo israeliano. Ieri il ministro delle Finanze di ultradestra Bezalel Smotrich ha scritto sul social network X che il 70% degli israeliani sostiene la �migrazione volontaria� dei palestinesi da Gaza verso altri Paesi, affermando che Israele non pu� permettersi di vivere cos� vicino a un �focolaio di odio�. Smotrich, un sostenitore degli insediamenti in Cisgiordania, era gi� stato criticato da Stati Uniti, Egitto, Germania e Francia dopo che all’inizio della settimana aveva invitato Israele a ristabilire gli insediamenti nella Striscia di Gaza. Il Dipartimento di Stato Usa ha definito i suoi commenti �incendiari e irresponsabili�. Lo sfollamento di massa rievoca per i palestinesi il ricordo della Nakba (letteralmente �catastrofe�) quando circa 700 mila palestinesi sono stati costretti a fuggire durante la guerra che ha portato alla creazione di Israele nel 1948.
Le parole di Smotrich sono benzina sul fuoco del conflitto. Potrebbero per� essere condivise anche dal premier Benjamin Netanyahu. Spiega Francesco Battistini che esisterebbe gi� un piano preciso:
Secondo il Times of Israel, sarebbe proprio alla Repubblica democratica del Congo che in questi giorni Bibi avrebbe chiesto d’accogliere decine di migliaia di palestinesi espulsi da Gaza. Il presidente congolese Felix Tshisekedi avrebbe detto s�. Si chiama piano �The Day After�. E ieri sera, slittato d’un giorno perch� in agenda era esplosa l’emergenza Libano, se n’� discusso al Consiglio di gabinetto convocato da Netanyahu. Il Congo, ma anche l’Arabia Saudita. � una vecchia idea del governo israeliano: in ottobre, propose all’Egitto di piazzare �temporaneamente� i gazawi nel deserto del Sinai (e Al Sisi rispose: perch� non ve li tenete nel vostro deserto del Negev?), ora bussa ad altri Paesi. L’ipotesi � negata ufficialmente. Bibi ammette che �il nostro problema � trovare chi sia disposto ad assorbire gli abitanti di Gaza� e per� parla solo d’�esiliare� i capi di Hamas non ancora eliminati, magari in Qatar.
L’attacco all’Iran e le ipotesi sulle responsabilit�
Due bombe a distanza di 20 minuti l’una dall’altra hanno ucciso oltre 100 persone e ne hanno ferite pi� di 200 a Kerman, in Iran, durante la cerimonia in ricordo del generale Qassem Soleimani, ucciso da un drone statunitense nel 2020. Le autorit� iraniane hanno attribuito l’attentato a generici �terroristi�. �Chi ha commesso questi crimini deve aspettarsi una risposta forte e decisa da parte delle forze di sicurezza iraniane� ha dichiarato il ministro degli Interni Ahmad Vahidi. Anche la Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato che gli attentatori affronteranno �una dura risposta�, senza indicare sospetti. Nessuno ha rivendicato la responsabilit� delle esplosioni e i possibili responsabili sono pi� d’uno: gruppi sunniti, tra cui lo Stato Islamico, che hanno gi� colpito in passato causando stragi di civili (cos� come hanno fatto formazioni legate agli esuli fuggiti dopo la Rivoluzione islamica del 1979). Anche Israele ha compiuto pi� attacchi in Iran, ma sempre omicidi mirati o atti di sabotaggio, mai attentati con vittime di massa. L’Iran dal canto suo nel corso dei decenni ha armato gruppi militanti, tra cui Hamas, la milizia sciita libanese Hezbollah e i ribelli Houthi dello Yemen, tutti coinvolti (in modi diversi) nel conflitto in corso a Gaza con Israele.
L’attacco di ieri � il pi� letale che abbia colpito l’Iran dalla Rivoluzione islamica del 1979. Le bombe sono esplose vicino alla tomba di Soleimani mentre lunghe file di persone si riunivano per l’evento. Soleimani, capo della Forza Quds d’�lite delle Guardie Rivoluzionarie, � stato l’architetto delle attivit� militari regionali dell’Iran ed � acclamato come un’icona nazionale tra i sostenitori della teocrazia iraniana. Ha anche contribuito a proteggere il governo del presidente siriano Bashar Assad dopo che le proteste della Primavera araba del 2011 contro di lui si sono trasformate in una guerra civile, e poi regionale, che infuria ancora oggi. Era il leader militare pi� riconoscibile e pi� potente in Iran. Lo ha ucciso quattro anni fa un attacco di droni lanciato dall’amministrazione Trump, durante l’escalation di incidenti seguita al ritiro unilaterale dell’America dall’accordo nucleare internazionale con Teheran nel 2018.
L’attentato di ieri fa salire ancora di pi� la tensione in una regione dove la situazione � gi� incandescente per il conflitto tra Israele e Hamas. �Le indagini sono ancora in corso e probabilmente le autorit� non hanno prove sufficienti per indicare i responsabili della strage. Oppure il governo iraniano preferisce mantenersi sul generico, in modo da valutare con calma in che modo reagire. Al momento, quindi, stiamo ragionando solo su ipotesi. Credo, per�, che gli iraniani considerino questo attacco una provocazione di Israele� dice lo studioso iraniano Vali Nasr, intervistato da Giuseppe Sarcina. �Il presidente americano Joe Biden � stato molto attento a mettere in campo un sistema soltanto di deterrenza nei confronti degli Hezbollah e dell’Iran. � chiaro che gli Stati Uniti non vogliono l’allargamento del conflitto. Ma ora questo atteggiamento potrebbe non essere pi� sufficiente. I pericoli di escalation vengono da pi� parti. Il presidente Usa dovr� essere in grado anche di arginare le iniziative di Netanyahu� aggiunge.
La reazione di Hezbollah e i timori per nuovi conflitti
I timori di un’escalation regionale erano gi� aumentati per l’attacco di marted� con un drone a Beirut, in Libano, che ha ammazzato Saleh Arouri, vice capo politico di Hamas e fondatore dell’ala militare del gruppo, il pi� alto leader del gruppo ucciso dallo scoppio della guerra a Gaza quasi tre mesi fa. Insieme ad Arouri sono morti altri sei membri di Hamas, tra cui due comandanti militari. Sayyed Hassan Nasrallah, capo del potente gruppo armato libanese Hezbollah, ha attribuito a Israele la responsabilit� dell’attentato, definendolo una �flagrante aggressione israeliana� e �un crimine grave e pericoloso�. In un discorso televisivo, Nasrallah ha offerto le sue condoglianze a Hamas e ha giurato che non ci saranno �limiti� e �regole� per i combattimenti del suo gruppo se Israele decider� di lanciare una guerra contro il Libano. �Chiunque pensi a una guerra con noi, in una parola, se ne pentir�, ha detto Nasrallah.
L’attacco di marted� contro Arouri — il primo a Beirut dopo quasi tre mesi di continui scambi di colpi al confine tra Israele e Libano — ha colpito il sobborgo meridionale di Dahiyeh, in quello che, secondo gli analisti, potrebbe essere un messaggio di Israele a Hezbollah sul fatto che anche la capitale libanese pu� essere raggiunta. Ufficialmente Israele ha rifiutato di commentare l’uccisione di Arouri. Ma ieri il capo dei servizi segreti israeliani Mossad David Barnea ha giurato che dar� la caccia a tutti i membri di Hamas coinvolti nell’attacco del 7 ottobre contro Israele, indipendentemente da dove si trovino. I commenti di Barnea sono stati interpretati da tutti come l’indicazione che c’� Israele dietro l’esplosione di marted�: Barnea ha rievocato anche le conseguenze del Massacro di Monaco del 1972, quando gli agenti del Mossad rintracciarono e uccisero una serie di militanti palestinesi coinvolti nel rapimento e nell’uccisione di atleti israeliani durante i giochi olimpici. Il timore degli osservatori � che il conflitto contro Hamas possa estendersi anche a Hezbollah e al Libano.
Con l’uccisione di Arouri il governo israeliano ha anche mandato un messaggio ai cittadini di Israele, dimostrando l’efficacia del suo sistema di sicurezza e di intelligence (messa in dubbio proprio dall’attacco di Hamas del 7 ottobre). Ma i parenti dei 129 ostaggi ancora detenuti a Gaza hanno denunciato il rischio che l’assassinio possa mettere in pericolo i loro familiari o i negoziati per gli ostaggi.
Ieri intanto ci sono stati nuovi pesanti combattimenti nel centro e nel sud di Gaza. L’assedio aereo, terrestre e marittimo di Israele a Gaza ha ucciso pi� di 22.100 persone, due terzi delle quali donne e bambini. La campagna israeliana, scatenata in risposta all’attacco di Hamas a Israele che il 7 ottobre ha causato la morte di 1.200 persone e portato al sequestro di altre 240, ha costretto circa l’85% della popolazione di Gaza a lasciare le proprie case, per scappare in rifugi sovraffollati o precarie tendopoli in supposte aree sicure designate da Israele, che l’esercito israeliano ha comunque bombardato. Oggi, secondo le Nazioni Unite, un quarto della popolazione di Gaza rischia di morire di fame, poich� le restrizioni israeliane e i pesanti combattimenti ostacolano la consegna degli aiuti.
L’ipotesi sul piano �The Day After�
Sulla catastrofe umanitaria di Gaza gravano le parole oltre che le scelte del governo israeliano. Ieri il ministro delle Finanze di ultradestra Bezalel Smotrich ha scritto sul social network X che il 70% degli israeliani sostiene la �migrazione volontaria� dei palestinesi da Gaza verso altri Paesi, affermando che Israele non pu� permettersi di vivere cos� vicino a un �focolaio di odio�. Smotrich, un sostenitore degli insediamenti in Cisgiordania, era gi� stato criticato da Stati Uniti, Egitto, Germania e Francia dopo che all’inizio della settimana aveva invitato Israele a ristabilire gli insediamenti nella Striscia di Gaza. Il Dipartimento di Stato Usa ha definito i suoi commenti �incendiari e irresponsabili�. Lo sfollamento di massa rievoca per i palestinesi il ricordo della Nakba (letteralmente �catastrofe�) quando circa 700 mila palestinesi sono stati costretti a fuggire durante la guerra che ha portato alla creazione di Israele nel 1948.
Le parole di Smotrich sono benzina sul fuoco del conflitto. Potrebbero per� essere condivise anche dal premier Benjamin Netanyahu. Spiega Francesco Battistini che esisterebbe gi� un piano preciso:
Secondo il Times of Israel, sarebbe proprio alla Repubblica democratica del Congo che in questi giorni Bibi avrebbe chiesto d’accogliere decine di migliaia di palestinesi espulsi da Gaza. Il presidente congolese Felix Tshisekedi avrebbe detto s�. Si chiama piano �The Day After�. E ieri sera, slittato d’un giorno perch� in agenda era esplosa l’emergenza Libano, se n’� discusso al Consiglio di gabinetto convocato da Netanyahu. Il Congo, ma anche l’Arabia Saudita. � una vecchia idea del governo israeliano: in ottobre, propose all’Egitto di piazzare �temporaneamente� i gazawi nel deserto del Sinai (e Al Sisi rispose: perch� non ve li tenete nel vostro deserto del Negev?), ora bussa ad altri Paesi. L’ipotesi � negata ufficialmente. Bibi ammette che �il nostro problema � trovare chi sia disposto ad assorbire gli abitanti di Gaza� e per� parla solo d’�esiliare� i capi di Hamas non ancora eliminati, magari in Qatar.