Meloni, Salvini e Tajani, vertice a Palazzo Chigi dopo le tensioni sulle Regionali

di Redazione Online

La premier e i leader dei maggiori partiti della maggioranza si incontrano a Palazzo Chigi dopo le tensioni dei giorni scorsi sulle candidature alle prossime elezioni Regionali

Meloni, Salvini e Tajani, vertice a Palazzo Chigi dopo le tensioni sulle Regionali

La premier Giorgia Meloni, il leader della Lega Matteo Salvini e quello di Forza Italia Antonio Tajani si sono incontrati nella tarda mattinata di oggi, gioved� 11 gennaio, a Palazzo Chigi.

Il vertice � stato convocato per cercare di allentare le tensioni sorte all’interno della maggioranza per le candidature alle prossime regionali e delle prossime europee.

Il segretario della Lega ha gi� fatto sapere di non avere intenzione di presentarsi al test di giugno; mentre quello di Forza Italia ha preso tempo rimandando qualsiasi decisione a dopo il congresso del partito in programma a febbraio; Meloni sembrerebbe intenzionata a candidarsi .

Il nodo delle regionali

Il nodo pi� intricato era per� quello delle elezioni regionali - e in particolare del candidato da scegliere per la Sardegna. Come spiegato da Monica Guerzoni in questo retroscena,

�Salvini spara avvertimenti a tutto campo, dice (a Meloni e Tajani), che se salta Solinas in Sardegna saltano anche Marsilio in Abruzzo e Bardi in Basilicata. E se fino a ieri mattina a via della Scrofa avevano l’impressione che il capitano leghista stesse “mandando avanti Andrea Crippa”, per non esporsi in prima persona, a sera hanno cominciato a prendere sul serio le minacce di Salvini. Braccio di ferro. Muro contro muro. E Giorgia Meloni, com’� noto, non ama fare passi indietro. Ecco allora la controminaccia di FdI: “Se la Lega non cede finir� che ci spaccheremo e ognuno andr� per la sua strada, ma � chiaro che non conviene a nessuno”. E non conviene soprattutto al Carroccio, � il non detto. “Salvini in Sardegna vale il 3%”, malignano i meloniani e ricordano che Solinas nei sondaggi sui governatori pi� amati � ultimo in classifica. E che il presidente uscente non gode dell’appoggio delle decisive liste locali, riformiste e moderate.

Paolo Truzzu, il sindaco di Cagliari che Meloni vuole alla guida della Regione, quanto a consenso non sta messo molto meglio. Eppure lei lo ha blindato e non intende ripensarci, anche a costo di perdere l’isola. Il rischio esiste, perch� in Sardegna Schlein e Conte hanno siglato l’intesa sul nome di Alessandra Todde, che appare forte abbastanza da non temere la corsa solitaria dell’ex governatore Soru. L’alternativa allo strappo, a sentire i dirigenti di FdI, � che Salvini rinunci a Solinas per far posto a Truzzu, che in Umbria resti Donatella Tesei e che in Basilicata salti l’azzurro Bardi, da sostituire con un leghista. Ma i forzisti non ci stanno e annunciano le barricate. “Bardi non si tocca, � escluso”, � il mandato che Antonio Tajani ha dato ai suoi parlamentari. Forza Italia si sente sottorappresentata e il segretario � pronto a mettere sulla bilancia i voti del suo partito, in proporzione al numero attuale di governatori: oltre alla Basilicata il Piemonte, il Molise, la Calabria e la Sicilia.

Ci sarebbe l’exit strategy del lodo Crippa, l’invito cio� a FdI a �consolarsi� (nel 2025) con la conquista delle “rosse” Emilia-Romagna, Toscana e Campania. Ma la premier ha gi� detto che non se ne parla, per lei sul tavolo c’� solo il risiko del 2024. Ecco perch� tra Palazzo Chigi e via della Scrofa la suggestione della rottura non � pi� un tab��.

Articolo in aggiornamento...

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11 gennaio 2024 (modifica il 11 gennaio 2024 | 13:23)

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