La Francia al voto per il secondo turno delle elezioni legislative. Le Pen: «Niente truppe a Kiev»
I ballottaggi chiudono una contesa elettorale segnata da massima tensione politica ed episodi di violenza. I negozi di Parigi proteggono le vetrine, agenti nelle strade
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI - La Francia oggi va al voto per l’elezione più surreale della Quinta Repubblica nata con il generale De Gaulle. La sera del 9 giugno, subito dopo la sconfitta alle europee, il presidente Emmanuel Macron ha deciso di «ridare la parola» al popolo che si era appena espresso. Ma dopo il primo turno delle legislative di domenica scorsa e l’ulteriore avanzata del Rassemblement national, Macron si è adoperato perché quella parola venisse almeno parzialmente ignorata, e ha favorito gli accordi di desistenza tra i partiti per sbarrare la strada a Marine Le Pen e Jordan Bardella. Restando peraltro confuso sull’atteggiamento da tenere nei confronti della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, componente di sinistra radicale all’interno del Nouveau Front Populaire: sì alla desistenza, no a collaborazioni di governo future.
Macron aveva parlato di un «chiarimento della situazione politica» per spiegare il ritorno alle urne in sole tre settimane, ma il caos è semmai cresciuto. Mentre in tutta la Francia molti sindaci hanno rinviato i matrimoni perché le sale del comune andavano adibite di corsa a seggi elettorali, e la campagna elettorale è stata segnata da violenze e aggressioni fisiche (51 episodi secondo il ministro Darmanin), la mobilitazione anti-Rassemblement national delle altre forze politiche potrebbe portare a una situazione di stallo all’Assemblea nazionale, anche se l’ipotesi di un Jordan Bardella primo ministro non è totalmente esclusa.
Se il Rn si confermasse primo partito, anche in mancanza di maggioranza assoluta il presidente Macron dovrebbe affidare a Bardella la poltrona di premier, «per rispettare lo spirito della Costituzione», secondo il politologo Pascal Perrineau. Sarà poi Bardella a declinare l’incarico, come ha già annunciato, se il Rassemblement national non dovesse arrivare alla maggioranza assoluta di 289 seggi, cosa che farebbe di lui un semplice «collaboratore» di Macron.
Nelle 24 ore della «pausa elettorale» prevista dalle regole, la scena è stata occupata da Marine Le Pen, che in un’intervista a Christiane Amanpour della Cnn ha annunciato una rottura del fronte pro-Ucraina, nel caso in cui il Rassemblement national dovesse andare al governo. «Un primo ministro Rn bloccherà l’uso di armi francesi a lungo raggio contro la Russia, e si opporrà a qualsiasi invio di truppe francesi in Ucraina», ha detto Le Pen, ribaltando la posizione francese degli ultimi mesi. Macron ha dato all’Ucraina sistemi missilistici in grado di colpire le basi russe dalle quali partono gli attacchi a Kiev, e ha fatto dell’«ambiguità strategica» il centro della dottrina militare francese, «non escludendo» l’invio di truppe in Ucraina.
In caso di coabitazione tra Macron presidente e Bardella premier, l’Eliseo si è affrettato a sottolineare che Esteri e Difesa rimarrebbero prerogative del presidente, ma Marine Le Pen non è d’accordo e considera «onoraria» la carica di «capo delle forze armate» attribuita al presidente. «Ad avere l’ultima parola sarà il primo ministro. Se Macron vuole inviare truppe in Ucraina e il premier si oppone, nessun soldato francese partirà».
Solo pochi giorni fa il ministero degli Esteri russo sul social media X si era rallegrato per l’avanzata del Rassemblement national che promette una «politica non più asservita agli Usa e alla Nato» e Marine Le Pen si era indispettita per questa forma di «ingerenza». Le sue dichiarazioni sull’Ucraina però sembrano confermare quella posizione vicina a Mosca regolarmente denunciata dai suoi oppositori, che continuano a rinfacciare a Le Pen i suoi antichi rapporti con Vladimir Putin.
Nella stessa intervista Marine Le Pen ha anche contestato la definizione di «estrema destra» per il suo partito, considerandosi piuttosto «di centro-destra o di centro-sinistra» secondo i temi, e provocando un sonoro «sta scherzando?» da parte della Amanpour (lo scorso 11 marzo il consiglio di Stato francese ha confermato che il Rn può essere classificato come «estrema destra» dal ministero dell’Interno).
Mentre il governo denuncia la fake news del ritiro della legge sull’immigrazione, diffusa dai media del gruppo Bolloré vicini all’estrema destra, i commercianti di Parigi temono disordini e incidenti alla proclamazione dei risultati (stasera alle 20) e hanno cominciato ieri a proteggere le vetrine con assi di legno, mentre cinquemila poliziotti nella capitale e altri 25 mila in tutta la Francia sono già mobilitati per questa serata post -elezioni.
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