LA DECISIONE Putin nazionalizza Bosch ed Ariston in Russia: trasferite per decreto a Gazprom
Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per il trasferimento temporaneo delle sussidiarie russe di Ariston e Bosch alla russa Gazprom Domestic Systems, la società del gruppo statale Gazprom produttrice di
elettrodomestici. Lo riferisce l’agenzia Interfax. Il decreto, postato sul portale ufficiale per le informazioni legali, riguarda la Ariston Thermo Rus LLC, controllata da Ariston Holding, e la BSH Household Appliances LLC, controllata da BSH Hausgerate GmbH. Non sono noti i motivi.
L’interventismo del Cremlino
Prosegue dunque l’interventismo del Cremlino nell’economia russa. Dal febbraio 2022 a oggi sono oltre 180 le imprese passate sotto il controllo diretto del Cremlino: molti i marchi occidentali, ma a essere colpiti sono stati anche oligarchi troppo poco «patriottici». Che la Russia non rientri nel novero delle nazioni democratiche è assodato, ma il regime si sta intensificando anche per finanziare l’economia di guerra e spingere le operazioni militari in Ucraina. Le ultime presidenziali, in questo senso, sembravano più un'incoronazione che un libero esercizio da parte dei cittadini: Vladimir Putin ha vinto, anzi stravinto con oltre l'80% dei voti.
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Una nuova “élite” di imprenditori filo-Cremlino
Un tempo dominata da pochi oligarchi, l'economia russa sta subendo un lento, ma inesorabile processo di transizione verso un’economia di Stato. A dirlo, fra gli altri, è un rapporto del Ministero della Difesa britannico, secondo cui dal febbraio 2022 a oggi, ovvero dall'inizio dell'invasione su larga scala dell'Ucraina, la Federazione Russa ha nazionalizzato oltre 180 aziende. Molte, è vero, occidentali, ma altre legate a oligarchi russi residenti all'estero o, se in Russia, diventati scomodi agli occhi di Putin. Si spiega anche così la recente confisca e ri-nazionalizzazione da parte delle autorità di Kuban Vino, il più grande produttore di vini del Paese. Al tempo stesso Putin sta creando una nuova “élite” di imprenditori filo-Cremlino distribuendo loro le imprese nazionalizzate, mentre aumenta la pressione finanziaria su Mosca a causa della maggiore spesa militare.
Ridurre i legami esterni
Gli esperti di Londra aggiungono che l’operazione sarebbe legato al desiderio dello Stato di ridurre i legami esterni (soprattutto occidentali) nell’economia russa. Questa nazionalizzazione è probabilmente legata a un appello lanciato da Putin in un discorso del febbraio 2024 ai russi di creare una nuova élite nazionalista forgiata dal conflitto. «L’aumento della spesa militare ha quasi certamente aumentato la pressione finanziaria sullo Stato russo, insieme alle sanzioni economiche e ai deflussi di capitali dalla Russia dall’inizio della guerra – si legge nel rapporto -. È probabile che lo Stato russo aumenti il suo controllo sulle aziende nei settori ‘strategici’ come la difesa». Eccoci qui, l’impatto anche sull’Ariston.
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