Il filosofo Slavoj Žižek: «Anche noi viviamo in un mondo con 3 soli»

diLuca Mastrantonio

Dall’invasione russa alla guerra a Gaza: per il filosofo Slavoj Zizek oggi lo scenario geopolitico assomiglia al sistema instabile immaginato dal cinese Liu Cixin e portato sugli schermi da Netflix. Come uscirne? «Difendendo i valori dell’Europa»

A sinistra Zizek, foto di Antonio Olmos /Eyevine

A sinistra il filosofo Zizek, a destra la locandina de "Il pobelema dei 3 corpi"

Il filosofo sloveno Slavoj Zizek è tra i pochi pensatori viventi che ha una profonda conoscenza di Hegel e Marx, che mescolata alla passione per la psicanalisi e per il cinema gli permette di mostrare il suo materialismo dialettico della Storia, intercettando lo spirito dei tempi con fenomeni pop evidenti come nel passato poteva essere Napoleone a cavallo. Di recente è restato colpito da Il problema dei tre corpi, best-seller cinese da cui l’americana Netflix ha tratto una serie tv che sta sollevando grandi dibattiti. Non la cita nel nuovo libro Ucraina, Palestina e altri guai (Ponte alle Grazie), ma potrebbe starci benissimo, perché mostra come la manipolazione della realtà abbia radici nella Storia contemporanea recente e un radioso futuro distopico, dove la fantascienza è la Storia portata avanti con altri mezzi.

Il libro inizia con Putin che poche settimane prima dell’invasione dell’Ucraina cita contro Kiev il verso di un gruppo punk che maramaldeggiava sulla favola della Bella addormentata: «Che ti piaccia o no è il tuo dovere bella mia» alludendo, di fatto, a uno stupro necrofilo. Nell’ultimo capitolo c’è il conflitto in Palestina, dove Zizek rivendica – come ha fatto nel suo discorso alla Fiera di Francoforte – il diritto di poter condannare gli attacchi di Hamas e poterli contestualizzare, che non significa giustificare. Lo fa con questo ragionamento: la campagna militare di Israele a Gaza è «un crimine impossibile da giustificare nei termini dell’autodifesa, va giudicato come atto a sé stante, esattamente nel modo in cui occorre giudicare l’Olocausto nazista e l’attacco di Hamas del 7 ottobre».

Provocazioni dialettiche con cui Zizek vuole combattere, o smascherare, le perversioni del mondo contemporaneo. Cos’è perverso per lui? Innanzitutto il cinema, arte perversa per eccellenza, perché «non ti offre quello che desideri, ti dice come desiderare». Allo stesso modo, ci ricorda in collegamento da Lubiana via Zoom, l’ideologia non ti dice cosa pensare, ma come pensare. Al lungo elenco delle perversioni ideologiche dell’attuale regime russo, Zizek aggiunge la reazione al recente attentato terroristico dell’Isis a Mosca: prima Putin ha provato a incolpare la cristianissima Ucraina, poi ha offerto ai russi le immagini dei terroristi torturati e mutilati, uno spettacolo di violenza che risponde al terrore con l’orrore e spaccia per rieducazione la vendetta. Proprio come nella scena madre del romanzo e della serie tv Il problema dei tre corpi, quando un professore di Fisica — colpevole di diffondere teorie scientifiche considerate imperialiste — viene picchiato a morte dagli studenti della rivoluzione culturale di Mao.


Cosa l’ha colpita de Il problema dei tre corpi?
«Racconta bene il nostro scenario globale. Protagonista del romanzo di Liu Cixin è uno scienziato che viene coinvolto in un gioco di realtà virtuale, “Tre corpi”, dove i giocatori si trovano su un pianeta alieno Trisolaris, i cui tre soli, tre corpi celesti, sorgono e tramontano a intervalli imprevedibili: a volte troppo lontani e gelidi, a volte troppo vicini e incendiari, e a volte non visibili per lunghi periodi. I giocatori affrontano il problema dei tre soli, provano a ripararsi per esempio disidratandosi per resistere alle peggiori stagioni e venire reidratati quando le condizioni migliorano, ma la vita è una lotta costante contro elementi imprevedibili e anche se i giocatori cercano di immaginare gli strani cicli di calore e freddo sono condannati alla distruzione».


Una situazione climatica estrema, che però neanche gli apocalittici del clima paventano.
«Vediamo crescere uragani devastanti, siccità e inondazioni, che sembrano confermare recenti ricerche che parlano di un clima in una situazione di caos matematico, senza equilibrio o un modello ripetibile, come le stagioni, il che sarebbe una catastrofe mentale prima ancora che fisica. Noi il futuro lo inquadriamo ancora con un modello climatico regolare e ripetibile, benché in peggioramento per il surriscaldamento, ma lineare. Non faccio previsioni, a me interessa il presente, se passiamo dall’instabilità climatica a quella politica e sociale sì, viviamo in un sistema trisolare, abbiamo un “problema a più crisi”: crisi ecologica, squilibri economici, disgregazione sociale, guerre, migrazioni caotiche e minaccia dell’IA, che non è necessariamente una cosa brutta, ma è uno sviluppo che non controlliamo. Poi abbiamo l’immigrazione, dove la mia posizione è problematica, perché non si possono solo aprire le frontiere, che poi al potere portano le destre… Ecco i nostri problemi di un sistema trisolare, instabile».


Sembriamo spacciati.
«Sono un pessimista perché il pessimista ha momenti di felicità, quando viene smentito, l’ottimista è sempre infelice. Si deve pensare il peggio per operare al meglio. La questione è se queste crisi interagiscono e in che modo: caoticamente o legandosi? In modo positivo o negativo? Se ci sarà in Europa una megacrisi ecologica la gente si chiederà se possiamo permetterci la guerra. Oppure la paura dell’immigrazione e le nuove guerre possono innescare la reazione opposta, perché di fronte a chi minaccia la nostra vita e libertà l’ecologia può aspettare…».

Quali sono i fattori di questo caso?
«Sono tutte o quasi crisi innescate dal capitalismo. Io sono un comunista moderatamente conservatore, sono consapevole dell’ingiustizia sociale, dell’allarme ecologico, dell’aggressività di Putin, ma nell’Occidente sviluppato conosciamo le crisi presenti e imminenti e non agiamo di conseguenza né ragioniamo in una prospettiva di preparazione al contrasto delle emergenze. Da un lato dovremmo farci un esercito europeo per difenderci, dall’altro dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere, la nostra società, che vive crisi di coesistenza, antagonismi interni a ciascuna civiltà, proprio come nel sistema trisolare. La soluzione è, una nuova organizzazione delle nostre società, la rivoluzione non può essere solo tecnologica, l’Europa deve difendersi e difendere i suoi valori universali».


Il sogno di una società più giusta è stato a lungo il sogno della sinistra.
«Sì, ma a sinistra oggi o sono innamorati del vecchio Stato sociale democratico del welfare o pensano in termini radicali che il capitalismo è finito e allora... si nazionalizza? Così vincerà sempre una destra che trova nemici e capri espiatori. Gli immigrati, i pigri? Li risolvi con polizia e disciplina. Una visione razzista, nazionalista, certo, mascherata dal fatto che i governi di destra si fingono moderati rispetto alle frange più estreme, ma queste sono perversioni diciamo naturali della destra, la sinistra ce le ha culturali. Il politicamente corretto mette in mano alle destre la bandiera della libertà e mostra che la sinistra non ha immaginazione. Sono ossessionati dalla cultura della cancellazione, la correttezza politica è una fuga nel moralismo».


Altro tema della sinistra politicamente corretta è il post-colonialismo.
«Chiariamo. Giusto riconoscere le proprie responsabilità in certi processi storici, ma non chiedere scusa con un senso di colpa che si traduce in auto-censura sul presente. E poi i Brics, dal Brasile all’India, sull’invasione russa cosa dicono? Non è imperialismo quello di Putin? E la Russia in passato non è stata certo meno coloniale di altre potenze… La vera perversione della sinistra è il dogma per cui chiunque è in conflitto con la NATO, anche se è una dittatura, ha le sue buone ragioni».


L’invasione russa dell’Ucraina è stata relativizzata, da alcune ali di sinistra e destra, con l’avanzata a est della NATO cioè dell’impero americano.
«Ma è ridicolo dire che la Russia ha invaso l’Ucraina per reagire alla minaccia della NATO. Perché sono i Paesi che confinano con la Russia che vogliono aderire alla NATO perché temono un’invasione. Nei media russi la “difesa” russa è presentata come la difesa del cristianesimo contro l’Occidente liberal, neonazista, anticristiano, con soldati gay… il regno di Satana. C’è una irrazionalità totale, come quando a fine 2023 Putin ha incolpato la Polonia per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. La Storia dice che Germania e Unione Sovietica che hanno attaccato la Polonia, per Putin è stata la Polonia a provocare l’attacco!».


Parlando di NATO e moralità in Italia pensiamo a Enrico Berlinguer. Alla guida del più grande partito comunista d’Occidente, riconobbe che l’Italia era più sicura sotto la difesa della NATO.
«Era un politico intelligente, che sapeva dare il peso giusto alle cose. Credo che lui avrebbe chiaro come ci si sente oggi nell’Europa dell’Est, cosa che sfugge a molti. Alcuni amici lituani, di sinistra, di Vilnius, mi raccontavano che se cammini per strada la vita sembra normale, ma se scavi scopri che c’è un’ansia incredibile, il mercato immobiliare e fermo, che senso ha costruire case se poi te le distruggono? E la natalità è crollata. Le persone dicono: e se la Russia ci attacca? Chi vuole avere figli? La stessa cosa con gli amici del Kosovo… Ma a proposito, come si chiama quel regista che l’ha preso in braccio? Quello della Vita è bella…»


Roberto Benigni.
«Benigni, sì. Ricordo di averlo visto prendere in braccio Berlinguer, vero? Deve essere stato imbarazzante. Voglio dire, sarà un cliché sui sardi, ma Berlinguer non era un tipo che dava baci in giro, che amava il contatto fisico. Deve essere stato orribile per lui quel momento».


A proposito di film sull’Olocausto, cosa ne pensa della Zona di interesse?
«I palestinesi della Striscia di Gaza possono identificarsi in questo film, perché loro vivono in un campo, dietro un muro al di qua del quale c’è chi vive bene. Jonathan Glazer, il regista, è una figura eroica. Quando è iniziata la guerra, l’attacco di Hamas, lui non è religioso, ma molto legato alla spiritualità ebraica, si è detto “ok, dobbiamo difenderci”. Poi però osservando cosa succedeva a Gaza ha iniziato a opporsi al governo di Netanyahu, che è folle, e sta oltraggiando la tradizione ebraica».


La pace sembra più lontana che mai.
«Ma è una necessità, lo sanno tutti, anche gli americani, gli israeliani, ma non tutti riescono ad essere razionali. Sa chi sono i miei eroi ora in Israele? Quelli che magari vengono dallo Shin Bet e del Mossad che dicono che ai palestinesi bisogna dare qualche speranza di un territorio sicuro, di uno Stato, un futuro che non sia di morte o disperazione. Puoi tirare su un muro per sentirti al sicuro, ma devi soprattutto dare una casa, voglia di crescere dei figli, devi dare qualcosa da perdere. Altrimenti al sicuro non sarai mai. Non è folle? I ragionamenti più sensati arrivano da chi ha lavorato negli apparati di sicurezza. Vuole dire che la situazione è catastrofica».

21 aprile 2024 ( modifica il 21 aprile 2024 | 14:52)

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