Balneari, Ue: «Italia viola la direttiva sulle concessioni». Avanti con la procedura d’infrazione
di Claudio Del Frate
«Il ministro Musumeci (per la Protezione civile e per le politiche del mare, ndr) ha ribadito l’intenzione del governo di non mettere a gara le concessioni balneari — ha affermato il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova —. L’argomentazione che la messa a gara non serva perché ci sono molte spiagge libere non può essere preso sul serio. Posto che sia opportuno mettere in concessione le parti di litorale rimaste libere, questo non affronterebbe per nulla la questione della rendita ingiustificata di chi paga allo Stato canoni irrisori per spiagge prestigiose. Il colmo sarebbe di mettere a gara le spiagge periferiche per i nuovi operatori e lasciare la rendita ai vecchi».
di Claudio Del Frate
Sulle concessioni balneari, infatti, è intervenuta la Commissione europea con un parere motivato: l’Italia ha due mesi di tempo per mettersi in regola con la direttiva Bolkestein (2006/123/CE), relativa ai servizi nel mercato europeo comune. In caso contrario, scatterà il rapporto alla Corte di giustizia Ue, che potrebbe portare a una pesante multa per il nostro Paese.
Il governo Meloni, quindi, dovrà trovare la giusta quadra tra quanto promesso in sede in campagna elettorale e le pretese di Bruxelles, che da anni chiede all’Italia di mettere a gara la gestione delle spiagge e dei lidi in nome delle norme sulla libera concorrenza ma ha sempre ricevuto risposte dilatorie. Una prima risposta arriva dal vicepremier Matteo Salvini, il quale, sulla base dei dati a disposizione del ministero delle Infrastrutture, spiega che «solo il 33% della risorsa è occupata, per cui non possiamo parlare di una risorsa scarsa». L’intenzione dell’esecutivo sarebbe, perciò, aprire i bandi ma solo per i tratti di costa al momento liberi da concessioni, così da non toccare quelli già assegnati (secondo il «decreto Milleproroghe» dello scorso febbraio, le attuali concessioni sono state rinnovate fino al 31 dicembre 2024, nell’attesa di un nuovo controllo sulla disponibilità degli spazi).
Una mappatura delle coste italiane realizzata proprio da specialisti incaricati dal governo dimostrerebbe come il 67% del litorale sia costituito da spiagge libere. A questo proposito, Flavio Tosi, deputato di Forza Italia e coordinatore regionale del Veneto, ospite a Rainews24 ha dichiarato: «Questo governo ha fatto la mappatura delle coste italiane ed ha dimostrato che abbiamo due terzi delle coste che sono ancora spiagge libere e solo un terzo date in concessione. C’è dunque una larghissima disponibilità di altre spiagge per altre concessioni ed è quello che risponderemo all’Europa. La direttiva Bolkestein deve essere applicata con criterio e non deve penalizzare un Paese come l’Italia che ha 5000 km di coste ancora libere».
Una scelta che, però, ha suscitato non poche polemiche. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, coordinatore dei sindaci deme presidente di Ali (Autonomie locali italiane), ha ribadito con un post su Twitter-X: «Giù le mani dalle spiagge libere! Anche sulle concessioni balneari il Governo non affronta ma aggrava il problema. Hanno deciso di mettere a bando le spiagge libere per aggirare la direttiva Bolkestein, sulle concessioni private. Un danno ambientale e sociale enorme». Il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli ha ribadito in una nota che per raggiungere l’obiettivo posto dall’Europa, «il governo dovrà prevedere che almeno il 30% delle spiagge e coste libere da stabilimenti balneari e manufatti possano essere dati in concessione. Si autorizza l’assalto alle spiagge con la privatizzazione e cementificazione delle coste ancora integre per difendere gli interessi di chi paga pochi euro di canone di concessione a fronte di incassi milionari. È di 10 miliardi di euro il fatturato degli stabilimenti balneari ma l’agenzia del demanio incassa poco più di 100 milioni di euro. Il governo, invece di incentivare la trasparenza e la concorrenza leale, sta praticamente sacrificando il nostro patrimonio naturale a chi ha già avuto troppo e a condizioni economicamente, agli interessi delle lobby dei balneari».
di Alessia Conzonato
A contestare la mossa dell’esecutivo si aggiugne Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Politiche europee alla Camera: «Come emerge anche dalle informazioni di stampa relative alle interlocuzioni con la Commissione — ha detto —, l’ipotesi cui starebbe lavorando il governo continua ad essere incompatibile con la direttiva Bolkestein e potrebbe far scattare il deferimento alla Corte di Giustizia Ue. Sarebbe l’ennesima presa in giro sul punto, estremamente pericolosa. Se il governo e la maggioranza pensano di poter liquidare il problema e aggirare la normativa Ue mettendo a bando le sole spiagge ancora libere porteranno il Paese e soprattutto gli attuali concessionari verso un disastro certo: continuare a mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, infatti, servirà solo a provocare l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, che sembra ormai imminente, con i conseguenti costi finanziari, e continuerà a non dare nessuna certezza, né economica, né giuridica, agli operatori di un settore per noi strategico e che meritano maggiore serietà, chiarezza e rispetto».
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