Pomodoro, prezzi al rialzo per le conserve: costi di produzione lievitati fino al 40%

Pomodoro, prezzi al rialzo per le conserve: costi di produzione lievitati fino al 40%  Pomodoro, prezzi al rialzo per le conserve: costi di produzione lievitati fino al 40%

5,4 milioni di tonnellate di prodotto trasformato, in leggera riduzione (-1,3%) rispetto al 2022, ma con un pesante rialzo dei costi di produzione. Sono questi i risultati 2023 della campagna di trasformazione del pomodoro che, con un fatturato complessivo di 4,4 miliardi di euro, risulta la filiera italiana più importante dell’ortofrutta trasformata. In particolare, per quanto riguarda il prezzo che gli industriali hanno pagato ai produttori agricoli a inizio campagna, nel bacino Nord c’è stato un aumento del prezzo medio di riferimento del 40%, mentre in quello Sud del 13%.

Perché i costi di produzione sono aumentati

A incidere fortemente sull’aumento dei prezzi è stato il clima, sempre più spesso caratterizzato da fenomeni violenti e improvvisi che hanno provocato frequenti fermi fabbrica e allungato il periodo di lavorazione fino all’inizio novembre. «Quella appena conclusa è stata una delle più lunghe e complesse campagne degli ultimi anni», ha dichiarato il presidente di Anicav Marco Serafini, che ha sottolineato come gli eventi climatici estremi abbiano inciso in particolare sui «costi di produzione industriale, in primis energia e manodopera. Gli aumenti dei costi degli imballaggi primari e secondari, che già nelle precedenti campagne avevano pesato in maniera considerevole sui bilanci aziendali, e l’ulteriore incremento del costo della materia prima hanno ulteriormente peggiorato il quadro. Si tratta di una situazione che avrà sicuramente effetti negativi sulle marginalità delle imprese».

La campagna produttiva, nel dettaglio

Analizzando i dati nel dettaglio, al Nord si sono ottenute 2,8 milioni di tonnellate (-3% sul 2022) di prodotto finale, mentre al Centro Sud sono state trasformate 2,6 milioni di tonnellate di pomodoro: in quest’ultimo caso, il volume è risultato simile a quello della campagna dello scorso anno, nonostante un maggiore investimento in ettari (+5%). Entrambi i bacini produttivi sono stati accomunati da un peggioramento delle rese agricole: una situazione che ha richiesto di usare maggiori quantità di pomodori per riuscire a garantire elevati standard qualitativi, con una conseguente diminuzione — e un probabile aumento dei prezzi — dei prodotti destinati al consumatore finale.

Il nodo dell’aumento di prezzi della materia prima

A pesare sui costi di produzione è anche il costante aumento del prezzo della materia prima che — sottolinea Anicav — è il più alto al mondo. Per Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav, «la campagna del pomodoro è iniziata subito in salita per le difficoltà legate al raggiungimento di un accordo sul prezzo medio di riferimento della materia prima in entrambi i bacini di produzione e le criticità sono continuate anche nel corso della trasformazione. In particolare al Centro Sud si è registrata una smisurata e ingiustificata lievitazione dei prezzi: una situazione che ha messo in seria discussione il rapporto di filiera che dovrà, a nostro avviso, essere necessariamente riformato». Non a caso, l’Assemblea pubblica di Anicav del 24 novembre, intitolata “Il filo rosso del pomodoro”, si concentrerà proprio su questo tema.

L’industria di trasformazione del pomodoro in Italia

Come anticipato, il pomodoro da industria ha un fatturato complessivo (2022) da 4,4 miliardi di euro, impiega 10 mila lavoratori fissi e più di 25 mila lavoratori stagionali (oltre alla manodopera impiegata nell’indotto): tutti elementi che la rendono un comparto altamente strategico dell’economia italiana. L’Italia, che nel mondo è il terzo trasformatore di pomodoro dopo gli Stati Uniti e la Cina, si conferma come il primo trasformatore di derivati destinati direttamente al consumo finale, rappresenta il 12,2% della produzione mondiale (pari a 44,2 milioni di tonnellate) e il 52% del trasformato europeo.

Cos’è e cosa fa Anicav

L’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali (Anicav) nasce a Napoli il 5 febbraio 1945 e oggi è la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione di pomodoro al mondo. Al suo interno riunisce i tre quarti delle industrie di trasformazione italiane, che trasformano circa il 70% di tutto il pomodoro lavorato nel nostro Paese e quasi tutto il pomodoro pelato intero prodotto nel mondo. Il fatturato, nel 2022, è stato di 3,3 miliardi di euro, pari al 75% del fatturato totale del comparto italiano della trasformazione del pomodoro).

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