George Washington, il primo presidente che decise di non correre per un altro mandato presidenziale: le ragioni di una scelta storica che ricordano quelle di Biden

diMarco Bruna

Nel 1796, George Washington, al secondo mandato, decise di ritirarsi dalla vita pubblica e di lasciare la politica. Influirono la stanchezza e l'incapacità di gestire i continui attacchi e le bordate che arrivavano dagli avversari e dalla stampa ostile

Come Joe Biden, molto prima di Joe Biden, quando l'America era la nuova Terra promessa, uno dei padri fondatori sentì di non essere più in grado di affrontare il peso degli anni, che compromettevano la sua presidenza. Nel 1796, George Washington, al secondo mandato, decise di ritirarsi dalla vita pubblica

Aveva 64 anni, era frustrato, stanco, non riusciva più a gestire i continui attacchi e le bordate che arrivavano dagli avversari e dalla stampa ostile, in particolare dall'«Aurora General Advertiser», fondato dal tipografo Benjamin Franklin Bache, che criticò duramente il modo in cui venne concluso il Jay Treaty, il trattato di «Amicizia, Commercio e Navigazione tra Sua Maestà Britannica e gli Stati Uniti d'America». Washington riconobbe anche che era pericoloso accentrare il potere per troppo tempo nelle mani di un solo uomo

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Decise di non correre per un terzo mandato: all'epoca il tetto dei due mandati non era stato ancora stabilito dal 22° emendamento alla Costituzione, ratificato nel 1951. Sognava di trascorrere il resto della vita nella sua residenza di Mount Vernon, Virginia rurale, con la moglie Martha.

Washington, come Biden, non era obbligato a lasciare la presidenza. In tanti volevano che rimanesse lì dov'era. Washington fu il primo leader della storia americana di cui ci si poteva fidare ciecamente, il comandante in capo durante la guerra d'Indipendenza dalla Gran Bretagna, il primo presidente, l'uomo il cui volto è stato reso immortale sul Monte Rushmore.

George Washington era un uomo dai principi inossidabili. Ribadì sempre che il giorno in cui la Costituzione fosse stata ben consolidata, che il Paese avesse avuto basi resistenti su cui poggiare, avrebbe lasciato il suo ruolo. «Il carattere è destino», dicevano gli antichi greci - «Ethos antropoi daimon» - e il destino di Washington, come quello di Biden, è stato dalla parte della democrazia. «Washington ha smesso d’essere un uomo ed è diventato l’incarnazione della nazione», ha scritto il biografo Alexis Coe.

Con l'assistenza preziosa di Alexander Hamilton (il primo Segretario al Tesoro degli Stati Uniti) e di James Madison (quarto presidente degli Usa), Washington compose il suo «Farewell Address», il discorso d'addio pensato per essere anche un testamento politico. Il presidente non pronunciò pubblicamente il discorso, che apparve invece per la prima volta il 19 settembre 1796, sul Daily American Advertiser di Philadelphia.

Washington voleva infondere fiducia nei cittadini, preoccupati che la sua dipartita avrebbe lasciato l'America in acque sconosciute e poco sicure. Nel frattempo, esortava gli americani a non lasciarsi coinvolgere negli affari europei, preservando quell'isolazionismo a cui si sarebbero richiamati numerosi presidenti dopo di lui. 

Un giorno, mentre camminavano lungo Broadway, a New York, Hamilton e la moglie videro uno strillone che vendeva copie del «Farewell Address». Dopo averne acquistata una, Hamilton si rivolse scherzosamente alla moglie così: «Quell'uomo non sa di avermi venduto il testo che ho scritto io».

Il mandato di Washington finì il 4 marzo 1797 (era iniziato il 30 aprile 1789): gli successe John Adams, il suo vice, primo presidente a vivere alla Casa Bianca, inaugurata il 1° novembre 1800.

L'incipit del discorso di Washington

«Amici e concittadini,

«Non essendo lontano il momento della nuova elezione di un cittadino che amministri il governo esecutivo degli Stati Uniti, ed essendo giunto il momento in cui i vostri pensieri dovranno essere impiegati nel designare la persona che dovrà essere investita di tale importante incarico, mi sembra opportuno, soprattutto nell'ottica della ricerca di una figura che rappresenti la voce pubblica, che vi informi della scelta che ho fatto, ovvero di rifiutare di essere considerato tra coloro che dovranno essere considerati per la presidenza.

«Vi prego, allo stesso tempo, di rendermi giustizia, assicurandovi che questa risoluzione non è stata presa senza uno stretto riguardo di tutte le considerazioni che appartengono al rapporto che lega un cittadino rispettoso al suo Paese e che, nel ritirare il mio ruolo e di accettare il silenzio che questa scelta implica, non sono influenzato da alcuna diminuzione di zelo per il vostro futuro, da nessuna mancanza di riconoscente rispetto.

«L'accettazione e la continuazione del lavoro a cui i vostri suffragi mi hanno chiamato due volte, sono stati guidati da un profondo senso del dovere e da una deferenza verso i vostri desideri. […] Il consiglio unanime di persone di cui mi fido, mi hanno spinto ad abbandonare il mio ruolo».

Il discorso di Biden

«La difesa della democrazia è più importante di qualsiasi titolo. Io traggo forza e provo gioia nel lavorare per il popolo americano. Ma questo sacro compito di perfezionare la nostra Unione non riguarda me, riguarda voi. Le vostre famiglie. Il vostro futuro. Riguarda “Noi, il Popolo”. Ho deciso che il migliore modo per andare avanti è passare il testimone a una nuova generazione. È il modo migliore per unire la nostra nazione», ha detto Joe Biden ieri sera, notte inoltrata in Italia, alla nazione. 

In entrambi i discorsi si evince il contrasto tra il desiderio di rispettare il destino degli elettori, di cui entrambi i presidenti avevano la fiducia, e della macchina democratica, e quello di ascoltare il peso del passare del tempo, della stanchezza, dell'incapacità di confrontarsi con un ruolo complicatissimo e delicatissimo. La scelta di Biden è stata apprezzata da molti tra i suoi sostenitori. Viene da pensare che l'avrebbe approvata anche George Washington.

25 luglio 2024 ( modifica il 25 luglio 2024 | 15:02)

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