Francia, la proposta dell'ex premier Philippe: «Un governo di centro-destra»
Il fondatore di Horizons critica Macron ma suggerisce la coalizione con i gollisti
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI - Mentre il presidente Macron è a Washington per un provvidenziale vertice della Nato, che lo allontana almeno in apparenza dai giochi politici parigini, dentro e fuori l’Assemblea nazionale si comincia a entrare nel vivo delle trattative. Con una nuova idea lanciata dall’ex premier Édouard Philippe, fondatore del partito centrista Horizons parte della coalizione macronista Ensemble arrivata seconda alle elezioni, sindaco di Le Havre e, come ha ricordato ieri sera, «uomo di destra».
Alla fine del telegiornale delle 20, nel momento di massimo ascolto, poco prima di dare la linea a Monaco di Baviera per Francia-Spagna, semifinale degli Europei, Philippe formula una proposta chiara per «rendere più stabile un Paese che in questo momento è ingovernabile»: una maggioranza relativa di centro-destra, formata dal blocco centrista al quale si aggiungerebbe la destra gollista dei Républicains. Un patto per non lasciare sprofondare il Paese nel caos almeno durante l’anno che, come impone la Costituzione, bisognerà attendere prima di indire nuove elezioni anticipate.
Philippe comincia l’intervista attaccando chiaramente Macron: «Lo scioglimento dell’Assemblea nazionale è stata una cattiva decisione. Mal pensata, mal preparata e probabilmente anche mal spiegata». Voto peggiore l’ex premier non poteva dare, al presidente che nel 2017 tolse l’allora sconosciuto Philippe dalla dimensione locale del porto di Le Havre, per lanciarlo da protagonista nella politica nazionale. Salvo poi rispedirlo a Le Havre, quando Philippe dopo la crisi del Covid nel 2020 cominciava a diventare troppo popolare per i gusti del presidente.
Ma non è per regolare finalmente i conti con l’ex mentore che Philippe è andato in tv ieri sera. Philippe propone «un blocco dai Républicains a Renaissance (il partito di Macron, ndr) per formare una maggioranza che permetta di uscire dalla crisi». Con un esponente della destra, o lui stesso, come primo ministro. E questo mentre a sinistra si moltiplicano le accuse a Macron di volere «rubare la vittoria» negando il premier al Nfp.
Secondo Philippe la sua ipotesi potrebbe contare su circa 220 deputati, sicuramente più dei 180 ai quali si ferma il Nouveau front populaire. E una coalizione simile potrebbe poi attrarre anche la parte moderata di un Nfp che molti pensano sia destinato a rompersi sotto le tensioni tra socialisti e insoumis di Mélenchon. E arrivare così a quella «grande coalizione» che Philippe invoca da giorni.
La proposta secca di Philippe arriva dopo discussioni finora infruttuose tra socialisti e insoumis per il diritto di proporre il nome del premier: un socialista come François Hollande — ma «io sono pronto», ha detto ieri il segretario Olivier Faure — o un esponente della France insoumise (Manuel Bompard, o la 33enne economista Clémence Guetté, per esempio).
Nel giorno del ritorno all’Assemblea nazionale, sotto un’improvvisa tempesta, di François Hollande il «dio della pioggia» (leggendari i diluvi che accompagnavano i suoi spostamenti da presidente), Philippe è protagonista anche di una rivelazione di Libération: l’appartamento parigino di Thierry Solère, uomo vicino a Macron, negli ultimi mesi ha ospitato diverse cene tra il campo presidenziale e il Rassemblement national, con Jordan Bardella e Marine Le Pen. In particolare, tra Philippe e Marine Le Pen.
Lui, in tv conferma con disinvoltura: «Abbiamo constatato, in occasione di una cena cordiale, che avevamo disaccordi molto profondi su molti problemi». Replica dell’intervistatore Gilles Bouleau: «E avevate bisogno di una cena per scoprirlo?». Chissà che ne penseranno i milioni di francesi che domenica 7 luglio hanno creduto ai solenni e disgustati appelli a «sbarrare la strada agli infrequentabili dell’estrema destra».