Re Carlo, incasso record da 132 milioni di sterline con l'eolico offshore (spese 600 mila sterline per l'incoronazione)

diEnrica Roddolo

Il Sovereign grant che mantiene il re quasi raddoppierà, come i profitti delle Crown Estates, grazie alle rinnovabili. William incassa 23,6 milioni di sterline dal primo anno a capo del ducato di Cornovaglia, e non svela quanto paga di tasse

Quanto vale una vita da re? Ben 132 milioni di sterline, con un balzo di 45 milioni rispetto agli 86 milioni del 2024-25, quella di re Carlo III a Londra. E’ quanto emerge dai conti sul Sovereign Grant che dal tempo della riforma delle finanze reali voluta dall’allora Cancelliere dello Scacchiere George Osborne nel governo Cameron (con il placet dell’allora erede Carlo e di Sir Michael Peat, nipote di uno dei fondatori della società di consulenza Kpmg, che prima aveva lavorato per la regina e poi per il principe Carlo), ha rimpiazzato la vecchia Civil list. O appannaggio. 


Insomma nel suo primo anno da re Carlo III ha incassato una fortuna record. Che, va detto, sarebbe stata persino maggiore, sfiorando i 300 milioni di sterline se volontariamente il re un anno fa non avesse proposto di ridurre al 12% (anziché il 25%) la percentuale di profitti delle Crown Estates che li spettano ogni anno. Profitti che quest’anno si sono letteralmente raddoppiati a 1, 1 miliardi di sterline grazie al boom dell’eolico offshore. 


Non solo ma il nuovo report delle finanze reali svela che sono stati 600 mila sterline i costi per il re dell’incoronazione un anno fa. Almeno quelli coperti dal sovrano con il suo Grant: spese per i ricevimenti a palazzo per gli ospiti internazionali, come per gli abiti reali e l’adeguamento dei gioielli per l’incoronazione. 


Il nuovo principe di Galles, William? Il ducato di Cornovaglia i cui proventi tradizionalmente mantengono la famiglia dell’erede al trono sono arrivati a 23,6 milioni di sterline. E va detto che proprio Carlo come principe di Galles aveva molto (e ben) lavorato per rendere più profittevole il ducato. Ma il figlio di Carlo che ha sempre comunicato quanto dovuto di income tax (circa 6 milioni di sterline) non ha detto nulla delle sue tasse (non ha un obbligo di comunicazione).


Fu negli anni Duemila che si disse addio alla Civil List (l’appannaggio datato 1760) e a tutto il sistema di «Grants» che da 250 anni assicuravano a Sua Maestà le risorse finanziarie necessarie a svolgere le sue mansioni, a mantenere il resto della famiglia. 


Oggi a finanziare l’attività del re c’è un unico Sovereign Support Grant. E se la Civil List doveva sottostare al placet parlamentare ogni dieci anni, il Sovereign Support Grant attinge invece direttamente a una quota (del 25 per cento) dei profitti che derivano dai possedimenti della Corona, ovvero il ricchissimo tesoro delle Crown Estate. Che altro non sono se non migliaia di metri quadrati di altissimo valore immobiliare (per esempio i terreni sui quali sorge la centralissima Regent Street a Londra, ma anche la zona di St James’s), oltre a 265 mila acri di terreno agricolo, 27 mila acri di foresta, le miniere della Corona dalle quali si estraggono oro e argento. 


Ancora, delle Crown Estate fanno parte 15.600 acri nel Surrey e nel Bedfordshire inclusi Ascot e Windsor Great Park, oltreché tutti i fondali marini nel raggio delle 12 miglia nautiche dalle coste della Gran Bretagna, come spiego nella biografia dedicata al re «Carlo III il cuore e il dovere del re», Cairo. 


E riflettendoci, questa rivoluzione ha portato a Buckingham Palace esattamente il nuovo sistema di finanziamento unitario auspicato anche dalla Fabian Society, storico think tank sul Tamigi. Anni fa il segretario della Fabian Society, Sunder Katwala, mi spiegò a tavolino le nuove regole per modernizzare la Corona britannica che aveva proposto con il suo «pensatoio» progressista. Idee che andavano nella stessa direzione del pensiero dell’allora principe Carlo che aveva espresso già vent’anni fa agli amici il suo convincimento che questo sarebbe stato l’unico modo per assicurare l’indipendenza economica alla Corona, premessa di una casa reale «indipendente e vigorosa». 


Il Sovereign Grant per il 2022-23 ammontava a 86,3 milioni di sterline (oltre a 34,5 milioni da destinare alla ristrutturazione di Buckingham Palace). Dal 2017 il governo ha accordato al re un aumento al 25 per cento della quota di profitti spettante come Sovereign Grant per coprire così anche i costi di rinnovamento di Buckingham Palace che da anni è sottoposto a un massiccio lavoro di ristrutturazione e adeguamento tecnologico alle nuove esigenze. Ad oggi per il piano decennale di ristrutturazione di Buckingham Palace sono già stati spesi 240 milioni di sterline. 


Va aggiunto poi che oltre ai profitti delle Crown Estates, il re può contare anche sul ducato di Lancaster e sulle Crown Estate Scotland: un portfolio, quest’ultimo, secondo i calcoli da 570 milioni di dollari. E in effetti basta pensare al sottosuolo marino nelle acque nel Nord del Paese, con il suo tesoro petrolifero, ma anche alla ricchezza di minerali preziosi delle Highlands. Un immenso patrimonio naturale tanto più strategico oggi che Londra coltiva ambiziosi piani eolici offshore per la generazione di energie alternativa.

24 luglio 2024 ( modifica il 24 luglio 2024 | 17:05)

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