«Nessun segnale»: così un drone ha ritrovato l'elicottero di Raisi. E l'ex ministro degli esteri incolpa gli Usa
Un drone ha «avvistato» i rottami dell'elicottero su cui viaggiava il presidente iraniano Raisi: «Non ci sono sopravvissuti». Il Paese dichiara 5 giorni di lutto ma sui social si festeggia il decesso di un assassino
Li hanno trovati all'alba grazie a un drone, dopo ore di ricerca, a circa 20 chilometri dai confine tra Azerbaigian ed Iran. Nessuna fonte di calore rilevata dagli strumenti.
La situazione è chiara: il presidente iraniano Ebrahim Raisi e tutti gli altri passeggeri dell'elicottero sono morti.
La tragedia è avvenuta nel pomeriggio di domenica 19 maggio quando Raisi stava tornando da Qiz Qalasi sulle rive del fiume Aras dove aveva inaugurato una diga con il presidente dell'Azerbaigian Ilham Aliyev.
L'allarme è scattato ieri quando uno dei tre elicotteri Bell-412, eredità dei tempi dello Scià, non è atterrato a Tabriz, nel Nordovest del Paese. A bordo con il presidente c'erano il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, il governatore della provincia dell’Azerbaigian Orientale Malek Rahmati, il leader religioso di Tabriz Mohammad Ali Al Hashem e due guardie del corpo.
Le condizioni meteorologiche pessime in una zona montuosa impervia avevano costretto l’elicottero a quello che l’agenzia di stampa iraniana Irna aveva definito un «atterraggio duro» nella foresta di Dizmar, nella provincia iraniana dell'Azerbaigian orientale.
Ma a provocare lo schianto potrebbero anche essere state le cattive condizioni del velivolo. Gli aerei in Iran si trovano ad affrontare una carenza di ricambi e spesso volano senza controlli di sicurezza a causa delle sanzioni occidentali. Per questo motivo, l’ex ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha cercato di incolpare gli Stati Uniti per l’incidente.
Raisi, 63 anni, era visto come un protetto del leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, e un potenziale suo successore.
Secondo la costituzione iraniana, se un presidente muore, il primo vicepresidente del paese – in questo caso, Mohammad Mokhber – diventa presidente. E, infatti, stamattina, l'agenzia Isna ha confermato che Mokhber ha assunto le funzioni di Ebrahim Raisi. Un consiglio speciale, composto da tre persone, dovrà ora occuparsi di indire le elezioni entro 50 giorni.
Domani a Tabriz si terranno i funerali del presidente iraniano.
Il Paese si divide tra le dichiarazioni ufficiali di lutto e quelle di giubilo, che viaggiano soprattutto sui social, per la dipartita di un uomo che, da giudice, ha mandato al patibolo migliaia di dissidenti. Intanto, è stato issato uno striscione nero a lutto sulla cupola del Santuario di Fatima Masumeh, la seconda città santa dell'Iran dopo Mashhad ed è anche il centro degli studi religiosi sciiti. Una bandiera nera sventola anche in cima al santuario dell'imam Reza a Mashhad, come riportano i media locali.
Raisi era salito alla presidenza nel 2021, in quella che sembrava essere l'elezione meno competitiva che l'Iran avesse tenuto dal 1997. La Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, si era assicurato che tutti gli altri candidati seri non potessero candidarsi. Tra gli squalificati non c'erano solo i riformisti, ma anche i conservatori centristi e persino Mahmoud Ahmadinejad, ex presidente della linea dura che Khamenei vedeva come un rivale.