Iran, chi tiene le fila del potere e cosa può succedere ora?

diGreta Privitera

Entra in carica il vicepresidente e poi si va al voto entro 50 giorni. Ma il vero leader è la Guida Suprema 

In this photo released by the official website of the office of the Iranian supreme leader, Supreme Leader Ayatollah Ali Khamenei speaks in meeting a group of families of the Revolutionary Guard members in Tehran, Iran, Sunday, May 19, 2024. A helicopter carrying Iranian President Ebrahim Raisi, the country's foreign minister and other officials apparently crashed in the mountainous northwest reaches of Iran on Sunday, sparking a massive rescue operation. "We hope that God the Almighty returns the dear president and his colleagues in full health to the arms of the nation," Khamenei said, drawing an "amen" from the audience he was addressing. (Office of the Iranian Supreme Leader via AP)

La Guida Suprema Ali Khamenei

A rispondere ci pensa la costituzione iraniana. Articolo 131: «In caso di morte, licenziamento, dimissioni, assenza o malattia superiore a due mesi del presidente della Repubblica, il primo vice ne assume i poteri e le responsabilità e un consiglio composto dal presidente dell’Assemblea, dal capo della magistratura e dal primo vice è tenuto ad adoperarsi affinché il nuovo presidente della Repubblica sia eletto entro cinquanta giorni». È quello che succederà considerata la morte di Ebrahim Raisi, 63 anni.

                               Le notizie in diretta sull'incidente a Raisi

Appurata la morte del presidente della Repubblica islamica nell’incidente in elicottero avvenuto vicino a Jolfa, al confine tra Iran e Azerbaijan, si apre un periodo cosiddetto dei cinquanta giorni. Sono i giorni necessari per organizzare nuove elezioni e nei quali il vicepresidente, Mohammad Mokhber — al potere come Raisi dal 2021 — dovrebbe prendere temporaneamente le responsabilità del governo e formare un comitato guidato da lui, dal capo della magistratura, e dallo speaker del parlamento, che avrebbe il compito di guidare il Paese verso il voto.

In queste ore incerte, in molti si stanno chiedendo quali siano e se ci siano nomi, uomini, a cui l’ayatollah Ali Khamenei stia pensando. Figure fedeli che siano in grado di sostituire l’adepto Raisi.

Il professore iraniano di scienze politiche all’università del Tennessee ed esperto di Medio oriente, Saeid Golkar: «Non penso che Khamenei abbia davvero nella testa un nome, ma ci sono delle persone che cercheranno di candidarsi. Come lo speaker del parlamento Mohammad Bagher Ghalibaf e l’ex capo dei pasdaran Mohassen Rezaee». Entrambi hanno già provato in passato a presentarsi per la carica presidenziale passando anche al severo vaglio del Consiglio dei Guardiani — strumento nelle mani del leader supremo — ma non hanno mai ricevuto abbastanza voti. «Un altro che potrebbe proporsi è l’ex speaker sempre del parlamento Ali Larijani, ma lui non ha superato l’esame del Consiglio», continua Golkar. Nella corsa presidenziale gareggiano solo nomi approvati dall’ayatollah, quindi nessun oppositore.

La probabile morte di Raisi non sconvolge la struttura di potere della Repubblica islamica: Khamenei ha già detto che «non ci saranno interruzioni nel lavoro del Paese».

La dittatura iraniana è una struttura piramidale: a capo si trova il leader supremo che governa tutto. Da lui passano le decisioni di politica interna ed estera, i nomi dei candidati alle elezioni e persino i centimetri di stoffa che devono coprire i corpi delle donne. Sotto di lui ci sono diversi organi tra cui: l’assemblea degli esperti, il presidente, la magistratura, il parlamento, il consiglio dei guardiani e i pasdaran, il corpo delle guardie della rivoluzione islamica.

Con Khamenei, i pasdaran — nati come milizia ideologica — hanno acquisito sempre più potere in seno al governo e all’economia: gestiscono oltre la metà del sistema economico del Paese. Non sostituiscono il leader supremo ma hanno un peso nelle decisioni, per alcuni sono ormai una sorta di «governo ombra». Di sicuro sono la mano armata dell’ideologia del regime. Uccidono i manifestanti, torturano, violentano ma sono anche i principali esportatori di terrorismo nella regione. Portano avanti il progetto espansionistico della dittatura e combattono per realizzare il sogno degli ayatollah Khomeini e poi Khamenei: cacciare Usa e Israele e costruire un impero islamico con a capo l’Iran, guida morale dell’area.

«Se oggi morisse Khamenei sarebbe un grande problema. È vero che Raisi era in lizza per diventare il prossimo leader supremo, ma non è l’unico», continua Golkar che, a differenza di altri esperti, esclude la possibilità dei pasdaran al potere: «Gli ayatollah hanno creato un super corpo armato, ma hanno anche creato un sistema interno di controllo molto potente. Da noi non succede come in Pakistan o in Egitto». Il professore crede che il futuro dell’Iran abbia due opzioni: o la rivoluzione o un altro leader supremo.

20 maggio 2024 ( modifica il 20 maggio 2024 | 07:34)

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