Patto di stabilità, i negoziati fragili con la Ue: partita da 100 miliardi di interessi

di Federico Fubini

Per l’Italia decisivo togliere l’impatto del costo del debito sui conti. E da qui passa l’intesa finale

Patto di stabilità, i negoziati fragili con la Ue: partita da 100 miliardi di interessi

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti con il commissario Ue paolo Gentiloni

L’accordo sul nuovo Patto di stabilit� europeo ancora non � chiuso, sottolineano varie persone coinvolte nel negoziato: � plausibile, non del tutto certo che si concluda. Tutto pu� ancora saltare per l’irrigidirsi di alcuni ministri finanziari o perch� i premier in alcuni Paesi, Italia inclusa, potrebbero decidere che non conviene mettere la firma su nuove regole che poi diventano la base per nuovi sacrifici economici. Di fronte alla prospettiva di una procedura per deficit eccessivo lanciata fra appena sette mesi, alcuni governi potrebbero ritenere meno impopolare tagliare la spesa o aumentare certe tasse — se andr� fatto — sulla base dei vecchi accordi conclusi da altri nel passato e scaricare su quelli la responsabilit�.

Per questo i prossimi passaggi restano delicati: il vertice dei capi di Stato e di governo di met� mese, quello dei ministri finanziari la settimana dopo, la transizione dalla Spagna al Belgio della presidenza di turno dell’Unione a fine anno. Il negoziato rimane fragile. Cosa sia in gioco per i prossimi anni sul Patto di stabilit� risulta del resto evidente dal confronto con l’ultimo aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef) dell’Italia. L� si prevede che lo Stato quest’anno verser� 78,3 miliardi di euro in interessi sul debito. L’anno prossimo quel valore salir� di oltre dieci miliardi, contribuendo al deficit per circa lo 0,5% del Pil in pi�; nel 2025 poi il costo del debito salir� di ulteriori 5,5 miliardi e di altri nove miliardi di euro (a 103,5 miliardi) nel 2026. Il costo degli interessi sul debito dello Stato italiano sar� cos� passato da 57 miliardi tre anni fa a quasi il doppio fra tre anni.

Nella notte fra gioved� e venerd� fra ministri finanziari a Bruxelles, senza rievocare le cifre, si � parlato anche di questo. E la dinamica degli oneri annui in interessi sul debito pubblico dell’Italia �, in modo implicito ma innegabile, una delle ragioni per cui l’accordo ancora non c’�. Uno dei punti da definire � infatti se questo peso crescente sul deficit di quelle spese da interessi si possa escludere dal conto, quando dal prossimo anno si giudicher� l’impegno del governo a ridurre il proprio deficit eccessivo.

Questo resta un tassello la cui presenza o assenza potrebbe squilibrare l’intero impianto della trattativa. Per ora l’ipotesi di un accordo si regge sull’ipotesi di un compromesso fra Germania, Francia e Italia. Berlino ottiene �salvaguardie� che dovrebbero spingere tutti i Paesi a riduzioni del debito e del deficit (in teoria) ben cifrate dal 2027 in poi. Francia e Italia ottengono di poter di fatto scomputare dal deficit fra il 2025 e il 2027 l’aumento di certe spese — interessi sul debito, investimenti in tecnologie, ambiente e difesa — quando dovranno mostrare un risanamento di almeno lo 0,5% del Pil all’anno. Poter ignorare l’impatto del costo del debito sembra acquisito per l’Italia, ma non certo. Forse sarebbe meglio per tutti non perdere del tutto l’idea proposta mesi fa dalla Commissione: lavorare su piani di qualche anno, non di qualche mese, che fondono il lavoro sui conti alle riforme per la crescita.

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9 dicembre 2023 (modifica il 9 dicembre 2023 | 21:12)

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