Patto di Stabilità: negoziato in salita, i calcoli sulle procedure di deficit

Patto di Stabilità: negoziato in salita, i calcoli sulle procedure di deficit Patto di Stabilità: negoziato in salita, i calcoli sulle procedure di deficit Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea

Non vanno oltre il 50% le probabilità che i ministri finanziari europei stasera e domani a Bruxelles trovino un accordo sul nuovo Patto di stabilità. I problemi interni ai principali Paesi non fanno che alimentare l’incertezza. L’ultima mina è una sentenza della Corte costituzionale tedesca: poiché smantella un veicolo finanziario attraverso il quale il governo di Berlino teneva artificialmente fuori dal deficit investimenti da 60 miliardi di euro, incrina la credibilità delle rigidissime regole di bilancio di Berlino. Ora Christian Lindner, il ministro delle Finanze tedesco, sta cercando di salvare quel «freno al debito» nazionale, rifiutando ai ministri dei verdi e dei socialdemocratici strappi alle regole per finanziare la guerra in Ucraina, la transizione energetica e altre priorità. Ma queste sono le stesse richieste che la Francia, l’Italia e altri governi rivolgono a Lindner sulle regole europee: valutazioni più tolleranti su varie spese ritenute prioritarie dalla stessa Unione europea. Lindner capisce che non può concedere in Europa ciò che nega in Germania. E che concedere in Germania quelle eccezioni può mettere fine della sua carriera politica, sfiduciato dagli elettori conservatori e dai liberali dei quali è leader. Dunque il tedesco alza il prezzo a Bruxelles, portandosi dietro un fronte di governi più ortodossi.

Tra i punti che dividono c’è la richiesta tedesca che il deficit da ridurre in base al nuovo Patto includa il costo da interessi sul debito. Il governo italiano e altri sono molto contrari: con l’aumento dei tassi, il costo da interessi è salito di circa lo 0,6% del prodotto lordo. L’Italia poi ha un problema anche sui tempi entro i quali scatterebbe l’obbligo di riduzione annua del debito, perché i bonus immobiliari e i prestiti del Piano di ripresa peseranno molto fino al 2026.
Dietro c’è però un problema politico. L’Italia - con Francia, Belgio e forse Spagna - rischia seriamente una procedura per deficit eccessivo l’estate prossima. Subirla in base a regole severe appena sottoscritte dall’Italia stessa sarebbe, per il governo, imbarazzante. Lo sarebbe meno uno scenario in cui l’accordo sul nuovo Patto salta e il governo affronta una procedura europea in base a vecchie regole sulle quali non ha messo le proprie impronte digitali. Ma ciò richiederebbe per l’Italia mettere un veto (forse di nuovo in solitudine) anche sul nuovo Patto di stabilità, dopo quello che perdura sul Mes: non sarebbe certo ideale per la reputazione del Paese in Europa e sui mercati. Tanto più che, da Parigi e Madrid, esistono sì governi con sensibilità simili a quelle di Roma; ma un fronte unito fra loro non finora ha mai davvero preso forma.

Iscriviti alle newsletter di L'Economia

Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile

Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo

One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)

E non dimenticare le newsletter
L'Economia Opinioni e L'Economia Ore 18


Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.