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Boicottaggi contro Israele negli atenei, il governo: scelte sbagliate | La Normale di Pisa e lo stop alla collaborazione: «Sconcertante»
Del resto era questa la strada che la ministra aveva intrapreso la scorsa settimana, convocando gli 85 rettori della Crui e delegandone quattro a stilare le linee guida per affrontare in maniera compatta i tentativi di boicottaggio. Il pool di rettori — formato da Tiziana Lippiello (Ca’ Foscari, Venezia), Tomaso Montanari (Stranieri, Siena), Roberto Tottoli (Orientale, Napoli), Francesco Bonini (Lumsa, Roma) — è pronto a presentare alla rettrice a capo della Conferenza dei rettori, Giovanna Iannantuoni, il documento che sintetizza le buone pratiche da adottare. Ma nessuno si aspettava che, dopo Torino, anche la Normale di Pisa potesse fare una scelta che andava incontro alle richieste dei collettivi.
Per quanto molti accademici ridimensionino il peso della decisione della Normale — sottolineando che nella mozione si chiede semplicemente al ministero degli Esteri di chiarire lo scopo militare o civile dei progetti del bando — è chiaro che si tratta di una richiesta ben diversa, ad esempio, dalla mozione assunta dall’università di Modena qualche giorno fa, dove il Senato invitava «la comunità accademica a lavorare costantemente per la promozione di una cultura di pace». E infatti sul caso di Pisa la polemica è esplosa. E il timore soffuso tra i rettori è che la sintonia dichiarata tra gli atenei, necessaria per affrontare l’onda d’urto delle richieste di boicottaggio, possa spezzarsi: «Ogni Università è autonoma, la Crui è una comunità, non un’azienda», spiega Bonini, che si augura comunque che il documento finale possa aiutare a trovare la sintesi.
Del resto la stessa ministra sottolinea che «è giusto che gli atenei si interroghino su quanto accade nel mondo, soprattutto di fronte a eventi che scuotono le anime e le coscienze». E anche che «è naturale che la comunità accademica dibatta partendo da tesi e idee opposte, sempre nel rispetto e nell’ascolto reciproco». Ma aggiunge, infastidita: «Non è sostenibile, invece, coinvolgere le Università nella logica del conflitto». Gli atenei, su questo punto, continuano ad essere un fronte caldo. Subito dopo Pasqua, dal 3 al 10 aprile, da Torino a Bari, passando per Roma, Genova, Firenze, Bologna, Napoli e Reggio Calabria, sarà una settimana di mobilitazione.
Per quanto molti accademici ridimensionino il peso della decisione della Normale — sottolineando che nella mozione si chiede semplicemente al ministero degli Esteri di chiarire lo scopo militare o civile dei progetti del bando — è chiaro che si tratta di una richiesta ben diversa, ad esempio, dalla mozione assunta dall’università di Modena qualche giorno fa, dove il Senato invitava «la comunità accademica a lavorare costantemente per la promozione di una cultura di pace». E infatti sul caso di Pisa la polemica è esplosa. E il timore soffuso tra i rettori è che la sintonia dichiarata tra gli atenei, necessaria per affrontare l’onda d’urto delle richieste di boicottaggio, possa spezzarsi: «Ogni Università è autonoma, la Crui è una comunità, non un’azienda», spiega Bonini, che si augura comunque che il documento finale possa aiutare a trovare la sintesi.
Del resto la stessa ministra sottolinea che «è giusto che gli atenei si interroghino su quanto accade nel mondo, soprattutto di fronte a eventi che scuotono le anime e le coscienze». E anche che «è naturale che la comunità accademica dibatta partendo da tesi e idee opposte, sempre nel rispetto e nell’ascolto reciproco». Ma aggiunge, infastidita: «Non è sostenibile, invece, coinvolgere le Università nella logica del conflitto». Gli atenei, su questo punto, continuano ad essere un fronte caldo. Subito dopo Pasqua, dal 3 al 10 aprile, da Torino a Bari, passando per Roma, Genova, Firenze, Bologna, Napoli e Reggio Calabria, sarà una settimana di mobilitazione.