«Apple, Google e Meta non hanno fatto abbastanza per adeguarsi alle nuove leggi»: L’Ue avvia cinque indagini
Dopo due settimane dall'entrata in vigore delle nuove leggi europee, avviata un'indagine formale. Vestager: «Vogliamo garantire mercati digitali aperti e contendibili in Europa»

Sono passate due settimane dall'entrata in vigore del Digital Markets Act. Abbiamo raccontato cosa hanno fatto Google, Meta e Apple per adeguarsi alle nuove leggi europee che hanno l'obiettivo di creare un mercato digitale più equo e dove sia rispettata la concorrenza. Per la Commissione europea, però, i cambiamenti applicati dalle Big Tech - tre dei sei gatekeeper individuati dall'Ue, ovvero i colossi in grado coi loro servizi di guidare il mercato - non sono abbastanza. La vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager ha annunciato di aver aperto cinque indagini di non conformità: «Sospettiamo che le soluzioni proposte dalle tre società non siano pienamente conformi alla Dma. Ora indagheremo sulla conformità delle società alla Dma, per garantire mercati digitali aperti e contendibili in Europa».
Le indagini sugli Store
Due delle indagini di non conformità riguardano gli Store Google Play di Google e App Store di Apple. «Ai sensi del Dma - viene spiegato nel comunicato della Commissione Ue - i gatekeepers devono cosentire agli utenti commerciali, a titolo gratuito, di comunicare liberamente con gli utenti finali. E anche di concludere contratti direttamente con i propri utenti». In altre parole, non ci può più essere nessuna limitazione di comunicazione tra gli sviluppatori e noi, che scarichiamo e usiamo le loro app. Secondo la Commissione, le funzionalità messe in atto non sono sufficienti. Apple in particolare ha dovuto implementare cambiamenti massivi ai suoi iPhone, che ora in Ue si sono aperti agli Store di terze parti e ogni sviluppatore può proporre il suo metodo di pagamento. Le autorità stanno anche indagando sulla «tassa tecnologica», che Cupertino ha deciso di chiedere a qualunque sviluppatori usi le sue piattaforme, anche se decide di avvalersi di altri Store (vale solo per chi ha delle app che sono state scaricate almeno un milione di volte).
Le altre indagini su Apple e Google
Google doveva anche assicurarsi che in Unione europea i suoi servizi non fossero favoriti sul suo motore di ricerca. In tanti si sono resi conto di una delle prime conseguenze - la scomparsa dei link a Google Maps tra i risultati - ma secondo le autorità è importante fare di più. Rimangono i «rimandi veloci» a Google Shopping o Google Hotel. Tornando a Apple, sotto la lente di ingrandiemnto è finita anche la mancata possibilità per gli utenti di disinstallare app di default (ad esempio Foto sugli iPhone) e altri obblighi giudicati forzati per gli utenti, come quello di usare iCloud per il backup.
E poi c'è Meta
Meta ha dovuto garantire l'interoperabilità, ovvero dare la possibiltà agli utenti di comunicare da WhatsApp ad altre piattaforme di messaggistica. Ma non era l'unica richiesta della Commissione Ue. Sotto indagine c'è il modello «pay or consent», ovvero l'abbonamento introdotto dalla società per Instagram e Facebook. Solo se si decide di sottoscriverlo - quindi di pagare - le piattaforme social non raccoglieranno i nostri dati per la profilazione. «La Commissione teme che la scelta binaria imposta dal modello "pay or consent" di Meta possa non fornire una reale alternativa nel caso in cui gli utenti non acconsentano, non raggiungendo così l'obiettivo di prevenire l'accumulo di dati personali da parte dei gatekeeper». Infine, ci si sta preparando a un'indagine anche su Amazon, per la maggiore rilevanza tra i risultati nel suo ecommerce di prodotti venduti dalla stessa società.
Cosa succede ora
L'indagine dovrebbe concludersi entro 12 mesi. In questo periodo di tempo, ci si assicurerà di condividere i risultati parziali con le società stesse, per spiegare loro come dovranno muoversi per soddisfare il Digital Markets Act. Qualora non si arrivasse a un accordo, arriveranno le sanzioni che arrivano fino al 10 per cento dei ricavi annuali del multato. E fino al 20 per cento qualora ci sia reiterazione.