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L'iPhone è davvero meno sicuro con le nuove leggi dell'Unione europea?
Più sicurezza, a scapito della libertà. O più libertà, a scapito della sicurezza. I cambiamenti che sono stati richiesti a Apple per adeguarsi alle nuove leggi europee si possono riassumere con questo dilemma. Con il sistema operativo iOS 17.4, l'iPhone si spacca in due. Nel resto del mondo rimane un ecosistema «chiuso» dove le app possono essere scaricate solo da una fonte - l'App Store, gestito dalla stessa Apple - e i pagamenti per acquistare abbonamenti o servizi all'interno delle app possono essere processati solo con il sistema ufficiale. In Unione europea, con il Digital Markets Act, le cose sono cambiate (qui spieghiamo tutto nel dettaglio). L'ecosistema dell'iPhone si è «aperto» al sideloading, ovvero a quella pratica che permette di effettuare il download delle app anche da Store alternativi, creati da sviluppatori terzi che possono anche mettere a disposizione diversi metodi di pagamento. Un passaggio, questo, che sicuramente darà maggiore libertà e competitività al mercato mobile - l'iPhone è lo smartphone scelto da più di un terzo degli europei e per gli sviluppatori è una vetrina importante per i loro prodotti - ma, dall'altra parte, inevitabilmente apre iOS a nuove minacce alla sicurezza e alla privacy degli utenti. «Non sono due concetti da distinguere. Non esiste privacy senza sicurezza, perché se i nostri dispositivi e i nostri server sono insicuri non ci sarà privacy per nessuno». A spiegarcelo, dagli uffici di Apple a Parigi, è Gary Davis, Data Protection Officer di Apple. Ovvero colui che da oltre dieci anni gestisce sia il rispetto della privacy sia l'adeguamento alle norme sui sistemi operativi Apple. Ciò che tiene subito a precisare è che «il nostro approccio è rispettare il Digital Markets Act. I requisiti sono stati stabiliti dai legislatori europei, che hanno raccolto i feedback da più parti interessate su ciò che si desiderava ottenere. E vogliono fornire determinate alternative in determinati spazi».