La dinamica dell’incidente al Giro dei Paesi Baschi: polemica sulla sicurezza

di Marco Bonarrigo

Per Vingegaard frattura della clavicola e di numerose costole, per Evenepoel frattura composta di clavicola e scapola, per Cras doppia perforazione polmonare

La dinamica dell’incidente al Giro dei Paesi Baschi: polemica sulla sicurezza

Le immagini su cui la regia spagnola indugia troppo a lungo sono terribili. Il vincitore degli ultimi due Tour de France, il fuoriclasse danese Jonas Vingegaard, � immobile in posizione fetale sul prato. L’australiano Jay Vine supino e incosciente in una canaletta di cemento. A terra l’americano Quinn, l’eritreo Tesfazion, lo spagnolo Beloki, il belga Cras. L’ex iridato fiammingo Remco Evenepoel, terreo in volto, si tiene un braccio, il vincitore del Giro Primoz Roglic si rialza sconvolto e sale in ammiraglia. Medici e paramedici non sanno a chi badare.

Una curva a destra in discesa, nemmeno troppo stretta o troppo veloce, una radice che affiorava dall’asfalto: cos� ieri a 30 chilometri dal traguardo della quarta tappa del Giro dei Paesi Baschi (il villaggio di Legutio) un incidente dalla dinamica banale ha messo a rischio la vita di alcuni tra i pi� forti ciclisti al mondo. Il bilancio poteva essere molto pi� grave: per Vingegaard, caricato in ambulanza con indosso la maschera dell’ossigeno, frattura della clavicola e di numerose costole, con il Tour che diventa a rischio. Per Vine frattura di due vertebre cervicali e due toraciche, per Evenepoel frattura composta di clavicola e scapola destra, per il suo connazionale Cras doppia perforazione polmonare, con due costole e due vertebre rotte. A casa sono tornati in undici.

La gara riprende

La gara viene fermata per un’ora. Poi, con una decisione ridicola e offensiva per i feriti, fatta proseguire in modo agonistico per i sei fuggitivi (vincer� il sudafricano Meintjes) e turistico per i superstiti, neutralizzando i distacchi. Bufera sugli organizzatori che avrebbero sottovalutato il cattivo stato delle strade: alla vigilia erano gi� finiti a terra Evenepoel e Roglic.

� dalla morte di Gino Mader a giugno al Giro di Svizzera che il ciclismo si interroga senza risposte sulla sicurezza. Ieri, prima dell’incidente, infuriava la polemica sulla �variante� chiesta e ottenuta dal Cpa (il sindacato mondiale dei corridori) all’ingresso della Foresta di Arenberg, il tratto di pav� pi� sacro della Parigi-Roubaix di domenica prossima, per rallentare (da 60 a 35 km/h, secondo i calcoli) il gruppo che ci arriva lanciato a tutta ed evitare cadute. Ma le foto e i video della chicane gi� messa in opera, che la fanno sembrare pi� pericolosa del pav�, hanno provocato l’ira del divino Van Der Poel (�� uno scherzo, vero?�) e ironia sull’operato di un sindacato in silenzio invece sulla gestione allegra dei Paesi Baschi o le scelte degli organizzatori della recente Dwars door Vlaanderen che hanno scelto una discesa scartata dal Fiandre perch� troppo rischiosa e dove Wout Van Aert ha lasciato clavicola, sette costole e tre mesi di stagione.

Ipotizzare correttivi � complicato. Qualcuno ieri ha incolpato i grossi massi a bordo strada contro cui hanno cozzato i corridori, ma la curva non era pericolosa e proteggere ogni elemento fisso � impossibile. Pi� grave il rifiuto dell’assistenza di un’azienda specializzata nel monitoraggio dello stato delle strade e della segnalazione dei pericoli, un lavoro che le grandi corse come Giro e Tour eseguono in maniera meticolosa. Una precauzione che con bici sempre pi� performanti ma anche difficili da controllare, medie di corsa record e fuoriclasse presenti in prove minori come quella basca, non pu� pi� mancare. Ma che non sembra prioritario per l’Unione Ciclistica Internazionale e per chi rappresenta gli atleti.


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5 aprile 2024 (modifica il 5 aprile 2024 | 06:56)

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