Cioccolato, prezzo del cacao quadruplicato in un anno: gli effetti su Ferrero e Nestlé

I prezzi del cioccolato sono vicini al punto di fusione. Le quotazioni del cacao hanno sfondato i 10 mila dollari a tonnellata, raddoppiando il valore da inizio anno e quadruplicandolo rispetto ai 2.500 dollari di 12 mesi fa. In soli due giorni il prezzo è salito di oltre 1000 dollari. A spingere la corsa del cacao sono diversi fattori: i pessimi raccolti nell’Africa occidentale, le scommesse dei fondi speculativi, il regolamento europeo sulla deforestazione e una spirale finanziaria difficile da interrompere. Il rialzo senza precedenti rischia non solo di incidere sui bilanci delle aziende di trasformazione del cioccolato - come Ferrero, Mars e Nestlé - e sulle tasche dei consumatori. Ma anche di compromettere il funzionamento del mercato, causando il fallimento di alcuni intermediari.

A innescare la spirale rialzista sono stati fattori “naturali”. Siccità, malattie delle piante e invecchiamento delle colture hanno portato a una drastica riduzione dei raccolti nell’Africa occidentale, zona da cui provengono tre quarti delle forniture globali di cacao. La cattiva annata, la terza consecutiva, ha creato uno squilibrio fra domanda e offerte della materia prima, imprimendo una prima accelerata ai prezzi.

La speculazione degli hedge fund

Fiutando l’occasione, i fondi speculativi hanno presto preso posizione sul mercato, comprando a piene mani futures sul cacao, contratti che impegnano a consegnare la merce a una data e a un prezzo prefissato. La loro scommessa al rialzo ha superato gli 8 miliardi di dollari, alimentando l’inflazione del cacao al di là di quanto sarebbe stato necessario per riportare in equilibrio domanda e offerta. La puntata ha sinora fruttato molto bene a hedge fund come l’olandese Transtrend e gli inglesi Winton e Aspect Capital che hanno ottenuto i migliori risultati del 2024 nel segmento dei fondi speculativi.

La legge Ue sulla deforestazione

Ai fattori economici e finanziari, si è aggiunto poi quello legislativo. Il regolamento Ue sulla deforestazione imporrà severi controlli all’approvvigionamento delle materie agricole con l’obiettivo di evitare l’abbattimento di alberi per far posto a colture come quella del cacao. Poiché l’Europa è il primo consumatore di cioccolato e trasforma tre volte più cacao degli Stati Uniti, la nuova disciplina potrebbe avere un impatto enorme sul mercato globale. Prima che entri in vigore, così, diverse aziende hanno deciso di fare incetta delle fave di cacao già presenti nei magazzini europei e quindi esenti dal nuovo regolamento, dando un’altra spinta in avanti ai prezzi.

Gli intermediari del cacao

L’insieme di questi fattori ha portato a un’esplosione dei prezzi del cacao che rischia di creare un cortocircuito nel mercato. Come spiega un’analisi di Bloomberg, infatti, gli intermediari delle materie prime abbinano i contratti di acquisto a medio-lungo termine a posizioni ribassiste che si sostanziano in una vendita con l’obbligo di riacquistare in un secondo momento. Senza entrare nelle tecnicalità, questo strumento consente di guadagnare quando il prezzo scende. L’obiettivo di questi contratti contraddittori è assicurarsi agli intermediari un profitto o, quantomeno, un pareggio in ogni condizione: se le quotazioni del cacao salgono, i margini sui contratti di acquisto più che compensano le perdite sulle vendite allo scoperto. Se accade il contrario, le posizioni ribassiste, permettono di limitare le perdite sulle consegne. Il problema insorge però quando il prezzo aumenta troppo velocemente, come sta accadendo in questi mesi con il cacao.

Il rischio delle margin call

Le controparti delle posizioni ribassiste esigono infatti dagli intermediari una somma a garanzia del futuro riacquisto del dovuto. Quando il prezzo sale troppo in fretta, l’entità del deposito aumenta altrettanto velocemente e vertiginosamente, tanto da render talvolta impossibile soddisfare troppo onerose “margin call”. È quanto accaduto sul mercato del gas europeo all’epoca delle sanzioni sul gas russo e delle conseguenti ritorsioni di Mosca che hanno fatto schizzare i prezzi dell’energia. All’epoca, diversi intermediari sono stati costretti a chiedere prestiti di emergenza ai governi per soddisfare le margin call, senza le quali sarebbero andati incontro a crac in grado di comprometter il funzionamento del mercato e quindi l’approvvigionamento energetico europeo. Ora che il cacao ha superato i 10 mila dollari a tonnellata, lo stesso scenario rischia di ripetersi sul mercato del cioccolato dove, secondo Bloomberg, già si vedrebbero le prime crepe.

La spirale dei prezzi

Per evitare di dover depositare somme eccessive o di andare gambe all’aria, così, alcuni intermediari del cacao stanno chiudendo le loro posizioni ribassiste, comprando cacao oggi, e a qualunque prezzo si trovi sul mercato, nel timore che le quotazioni possano salire ancora. Nella più classica delle profezie autoavveranti, questi acquisti di copertura contribuiscono ad accelerare la crescita dei prezzi del cacao, infliggendo altre perdite agli intermediari sulle posizioni ribassiste residue. Fino a quando potrà durare la spirale rialzista? Di norma, sono due gli eventi in grado di spezzarla. Il primo è un intervento autoritativo dei governi. Il secondo è un fragoroso fallimento che, spaventando gli investitori, riporti i prezzi del cacao sulla terra.

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