Bill Gates ha investito in una centrale nucleare di nuova generazione: sfrutta un'idea che viene dagli anni '60
Uno degli uomini più ricchi del mondo non può rimanere lontano dal settore che, nei prossimi anni, produrrà i maggiori profitti. E lo fa con una centrale nucleare tradizionale e un sistema di raffreddamento innovativo

La notizia è stata ufficializzata pochi giorni fa: TerraPower, la società cofondata vent’anni fa da Bill Gates, sta per cominciare a costruire la prima di una serie di centrali nucleari nelle vicinanze di una vecchia centrale a carbone attualmente in disuso a Kemmerer, nel Wyoming. La corsa alla produzione di energia pulita oggi segue molte strade diverse, dalle solar farm che riescono ad assorbire molta più energia rispetto alle fotovoltaiche con specchi tradizionali alle nuove centrali nucleari modulari a fissione Smr, che promettono di non generare scorie. E poi c’è TerraPower che tira fuori da un cassetto un progetto di 50 anni fa che era stato abbandonato perché troppo pericoloso e poco controllabile (tutti i reattori sperimentali di questo tipo accesi negli anni ’60 e ’70 furono subito smantellati) ma che, alla luce delle nuove tecnologie, potrebbe rivelarsi oggi funzionale nonché strategico: il nucleare raffreddato a sodio liquido.

Come funziona una centrale nucleare a sodio liquido
Fondamentalmente si tratta di immaginare una centrale nucleare tradizionale in cui il classico sistema di raffreddamento del reattore non prevede acqua leggera ma sodio liquido che bolle a quasi 900°C ed è quindi un refrigerante molto più efficiente. Il sodio liquido non solo raffredda il reattore ma ne immagazzina anche il calore come una sorta di "batteria termica" in modo che la centrale possa facilmente aumentare o diminuire la produzione di energia in base alle esigenze della rete, senza dover alterare la reazione nucleare. La faccenda vedrebbe solo vantaggi se non fosse che il sodio liquido, nel momento in cui entra in contatto con l'acqua, produce idrogeno innescando una reazione esplosiva. La sicurezza viene così assicurata, tra le altre cose, anche dal fatto di ospitare il reattore in un edificio lontano dall'impianto di stoccaggio del sodio, cosa che contribuisce anche a ridurre la quantità di apparecchiature esposte alle radiazioni e il successivo smaltimento.
Costi e ricadute sul mercato dell’energia
Il Natrium, così si chiama l’impianto con reattore al sodio, costa tra i 3 e i 4 miliardi di dollari, circa la metà di una centrale con tecnologia nucleare standard con reattori ad acqua. I costi della sua realizzazione verranno coperti per oltre la metà dal Dipartimento dell’Energia (ovviamente l’Amministrazione USA sostiene ogni progetto che combatta il cambiamento climatico e che promuova la sostenibilità) mentre il resto del budget è già stato raccolto da fondi e sostenitori privati. Al di là delle dichiarazioni ufficiali sulla necessità di possedere una forma di energia nucleare più economica, sicura e rispettosa dell’ambiente, il progetto Natrium rappresenta anche la volontà del settore privato di operare nello sviluppo energetico per soddisfare il crescente fabbisogno e per entrare nel mercato del nucleare, dove è ben noto che gli Stati Uniti stiano perdendo la corsa con le controllate statali di Russia e Cina che da anni dominano la ricerca e la realizzazione di reattori piccoli. I tassi di interesse recenti, molto elevati, e la guerra in Ucraina hanno oltretutto reso difficile ottenere le forniture necessarie di uranio .

Si parte ma…
I lavori di costruzione, limitati alle strutture non inerenti le attività del reattore, cominceranno il prossimo giugno anche nel caso non fossero ancora arrivati i permessi necessari dalla Nuclear Regulatory Commission, l’autorità di regolamentazione. Va ancora esaminata infatti tutta la documentazione, soprattutto quelli sulla performance e sulla vita operativa dei materiali utilizzati per costruire l'impianto: l’ultimo incidente ad una centrale nucleare al sodio avvenne nel 1995 a Monju in Giappone quando ci fu una esplosione e relativo incendio a causa di una perdita nel sistema di raffreddamento. TerraPower prevede di mettere in funzione la centrale nel 2030.