Perché la Nazionale di calcio dell'Italia vince nelle giovanili e poi si perde? Dove finiscono i talenti?

diPaolo Tomaselli, inviato a Dusseldorf

Campioni d'Europa con l'Under 17 e con l'Under 19, vice campioni del mondo con l'Under 20, ma l'Under 21 non va alle Olimpiadi e la Nazionale maggiore è in crisi: dove si perde il talento? Qual è l'imbuto, tra giovani non valorizzati, che hanno troppa paura di sbagliare e arrivano meno pronti al salto

Il Grande Imbuto che soffoca il calcio italiano è stato individuato da anni, ma le soluzioni per toglierlo non si trovano: siamo campioni d’Europa per la prima volta con la Under 17 grazie al 16enne Francesco Camarda, bomber del Milan che ha esordito in A; siamo campioni in carica anche dell’Europeo Under 19, vinto 12 mesi fa e siamo anche vicecampioni del mondo con la Under 20. Poi la festa finisce e i giocatori si perdono: la Under 21 non vince l’Europeo di categoria dal 2004 e non si qualifica per i Giochi Olimpici da Pechino 2008. Un buco nero.

Perché l'Italia è forte solo nelle giovanili?

C’è evidentemente un bug nel sistema azzurro, che da dieci anni è gestito dal coordinatore delle giovanili Maurizio Viscidi e ha riportato l’Italia a giocarsela con tutte le grandi Nazionali a livello giovanile: perché i nostri ventenni non sfondano? Per il presidente federale Gravina il grande male è la «mancata valorizzazione del talento da parte dei club». Ma le società fanno i loro interessi: se i ventenni sono davvero così forti e preparati al professionismo, è possibile che non trovino spazio?

Verità esatte non ne esistono. Però è storicamente acclarato che il nostro calcio dà poca fiducia ai giovani e nel calcio la fiducia è quasi tutto, perché se un ragazzo al primo errore perde il posto, si innesta un circolo vizioso che lo porterà a non rischiare mai la giocata, a fare il compitino nella migliore delle ipotesi.

Il caso Calafiori

Il caso di Riccardo Calafiori spiega meglio di ogni cosa questa situazione: un anno fa era reduce dalla stagione del rilancio al Basilea dopo il grave incidente al ginocchio a 16 anni, la lenta risalita con la Roma e il prestito al Genoa, fallimentare. A giugno scorso fu lasciato a casa dalla Under 21 all’Europeo (fallimentare), ma poi è esploso al Bologna con Thiago Motta, che gli ha cambiato posizione in campo, da esterno a centrale e soprattutto gli ha dato una strada da seguire per esaltare le proprie qualità tecniche, tattiche e atletiche. Con un altro allenatore sarebbe diventato uno delle possibili colonne del futuro azzurro?

Talenti non valorizzati, ma anche meno pronti

Non è pensabile che la serie B e la serie C o le panchine delle squadre di serie A siano sovrappopolate di fenomeni incompresi, ma è vero che la valorizzazione tecnica dei ventenni non è la priorità per la maggior parte delle società e degli allenatori. 

E poi si può anche pensare che le nostre Under 17,19 e 20 vincano perché a quell’età negli altri campionati i giovani giocano già coi grandi e quindi il livello di certe Nazionali può essere inferiore.

È un’ipotesi, ma complicata da dimostrare. Più facile pensare che al momento della maturazione decisiva per passare al professionismo pesino anche altri fattori e i nostri arrivino al momento del dunque meno preparati, non tanto tecnicamente e fisicamente, ma mentalmente. 

Una parte di responsabilità è da attribuire anche ai giocatori italiani, sempre restii ad andare all’estero per svariati motivi, dalla lingua al cibo, al timore di affrontare un altro tipo di calcio. Secondo Gravina è «in corso la più grande razzia della storia dei nostri talenti» perché Barcellona, Bayern, Borussia Dortmund, Psg e altre anche di minor blasone pescano fra i sedicenni italiani: ma se invece di un problema, fosse una soluzione per togliere il Grande Imbuto?

2 luglio 2024

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