L’ultimo tunnel � stato scoperto poche ore fa, ad una profondit� di 20 metri e lungo circa un chilometro, vicino all’area di confine. Uno dei tanti costruiti con pazienza e dispendio di risorse dalle fazioni palestinesi a Gaza. Impossibile dire quanti ne abbiano realizzati in questi anni, uno sviluppo costante, metodico, trasformato in un vantaggio militare.
Una rete sofisticata e più ampia del previsto. L’esercito israeliano ancora non sa come demolire i tunnel
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Ogni giorno vengono scoperti nuovi cunicoli di Hamas, sarebbero centinaia di chilometri di gallerie con oltre 5.000 ingressi

Le stime israeliane sostengono che la rete raggiunge le centinaia di chilometri in una zona non certo ampia. Nel corso dell’invasione — altro dato indicativo — i soldati avrebbero localizzato 5.600 �aperture� che portavano a probabili gallerie. Non tutte uguali, non sempre sofisticate. In alcuni casi ben protette, in altre �uscite� rudimentali utili ai combattenti, specie quelli incaricati di tendere imboscate ai corazzati con i razzi antitank oppure prendere di mira le postazioni dell’IDF, come � avvenuto nell’attacco costato la vita ad una ventina di soldati. Colpiscono e diventano fantasmi.
Il nodo cunicoli, richiamato in ogni crisi, � sempre in primo piano per aspetti che finiscono per incidere sull’intera operazione. Nell’ordine ostaggi, armi, movimenti.
Uno dei tunnel individuati � stato adibito a carcere con opportune modifiche. Aveva piccoli spazi comuni, nelle nicchie con cancelli per i prigionieri, bagni, ventilatori, strutture solide in cemento e piastrelle, camminamenti per poter scendere in profondit�, luci e triangolazioni. L’intelligence aveva gi� raccolto informazioni di questo tipo dopo il rilascio di alcuni israeliani ma la scoperta dei rifugi ha offerto un riscontro preciso. Era difficile respirare — hanno raccontato —, c’era molta umidit�. Le �segrete� sottoterra permettono alle Brigate al Qassam di usare gli ostaggi come scudi umani attorno ai capi super ricercati, di spostarli in caso di necessit� e ne rendono impossibile (o quasi) la liberazione con un blitz. Le unit� scelte devono procedere con cautela, evitare trappole e infine arrivare prima che gli estremisti uccidono le loro �prede�. Manca il tempo, non esiste fattore sorpresa.
Hamas e le altre fazioni hanno messo in piedi officine per la produzione di equipaggiamenti militari nei tunnel. � ancora una scoperta recente a fornire le prove. La logistica dei gruppi ha trasportato macchinari e utensili al riparo dai bombardamenti massicci. All’interno delle grotte artificiali hanno messo a punto i controcarro a doppia carica, le bombe magnetiche da applicare sui �fianchi� dei Merkava, persino razzi. � lo stesso Stato maggiore israeliano ad ammettere che i mujaheddin hanno accumulato scorte di viveri e munizioni.
I combattenti sono tornati in zone che gli invasori hanno conquistato, grazie anche a cunicoli sull’asse centro-nord. E questo nonostante le Brigate abbiamo lasciato sul campo oltre 9.000 uomini. I giudizi su quanto Hamas sia stata indebolita divergono, c’� chi ipotizza una riduzione del 30 o 40 percento, ma la ferocia degli scontri con tanti caduti tra i ranghi IDF prospetta mesi duri. E i timori si dilatano perch� la neutralizzazione dei tunnel non � per oggi. Allagamento, ricorso ai genieri, intervento di team addestrati a questa unica missione, �soluzioni industriali� (mai spiegate bene), strumenti elettronici e sismici non hanno ancora sconfitto una tattica antica quanto la guerra.
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24 gennaio 2024 (modifica il 24 gennaio 2024 | 23:11)
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