DAL NOSTRO INVIATO
STRISCIA DI GAZA — Ore 7,30 di mattina: entriamo dall’Eretz check point, che � il punto pi� settentrionale della Striscia. Anche gli israeliani lo chiamano spesso ricorrendo all’inglese, quasi fosse un altro pianeta.
Nelle viscere di Gaza, il super tunnel di Hamas che ancora fa paura
� uno dei collegamenti usati per l’attacco del 7 ottobre. L’ingresso � a meno di 500 metri dal confine, la rete si dirama fino all’ospedale Al Shifa. I militari israeliani: i miliziani potrebbero ancora tentarne l’uso

Un luogo da sempre odiato dai palestinesi: qui dai tempi della prima Intifada nel 1987 sono via via cresciute barriere, controlli elettronici, muri e fili spinati. Lo sapevano anche i soldati che lo presidiavano, ogni mattina dovevano �filtrare� i lavoratori pendolari, decidere se i permessi di passaggio per coloro che andavano negli ospedali israeliani o all’estero a farsi curare erano validi o meno, facilitare le riunificazioni dei locali con i famigliari in Cisgiordania, oppure negarle e ricacciarli senza appello nella �prigione a cielo aperto�.

Oggi � la via per incontrare le conseguenze delle violenze terrificanti commesse da Hamas il 7 ottobre. �Pensate che i terroristi hanno deliberatamente scelto di uccidere e distruggere coloro che qui volevano aiutarli e oggi ne pagano le conseguenze. Hamas va distrutta, non abbiamo alternative�, ci dicono i portavoce militari israeliani.
Bulldozer e granate
Ci credono davvero? Forse quelli di leva s�, gli ufficiali della riserva probabilmente un poco meno. Anche loro sanno che la realt� era e resta pi� complessa. Ma noi — siamo una quindicina della stampa estera — annuiamo, cambiamo discorso, inutile polemizzare: nessuno intende rovinare la visita al campo di battaglia dentro Gaza e soprattutto al gigantesco tunnel scoperto da pochi giorni a qualche centinaia di metri da qui.
Non siamo certo i primi giornalisti ad attraversare le brecce create da Hamas con le granate e i bulldozer. Ma ogni volta � differente: due giorni fa il ministero della Sanit� di Gaza controllato da Hamas ha stimato che i morti sotto i bombardamenti israeliani avrebbero superato quota 21.000, i feriti sarebbero quasi 55.000. Che ne pensano i nostri accompagnatori? �Hamas usa i civili come scudi. Noi facciamo del nostro meglio per evitare le vittime collaterali tra la popolazione e non va dimenticato che tra i morti ci sono anche i terroristi uccisi con le armi in mano. Stimiamo a oltre 8.000 i militanti di Hamas morti in battaglia. Forse il rapporto potrebbe essere un terrorista eliminato ogni uno o due civili�, dice veloce Olivier Rafowicz, colonnello 61enne della riserva che ancora due decadi fa lavorava con i portavoce.
Abbiamo firmato un documento in cui promettiamo che mostreremo il nostro materiale, specie i filmati, e loro potranno tagliarlo a piacere. Infatti, alla fine toglieranno l’intervista con una soldatessa 27enne che raccontava dei suoi amici morti il 7 ottobre.
Dove c’erano i campi
In meno di un’ora raggiungiamo l’entrata del tunnel. Per farlo attraversiamo un’ampia area che prima era punteggiata da piccole fattorie e catapecchie contadine circondate da appezzamenti coltivati. Qui i palestinesi stavano in coda per ore in attesa di passare i controlli.

Oggi sembra una gigantesca cava a cielo aperto, sabbia e macerie al posto degli orti, dove il terreno � stato dragato dai cingoli dei carri armati. Nell’intenzione del governo Netanyahu potrebbe essere parte della vasta area-cuscinetto destinata ad essere, dopo la fine di Hamas, presidiata per garantire la sicurezza dei kibbutz e delle cittadine israeliane a ridosso del confine con la Striscia. �Non possiamo assolutamente pi� rischiare dopo il pogrom del 7 ottobre. Ce lo chiede il nostro Paese. La gente non torner� alle sue case se tutta quest’area non sar� assolutamente sicura�, dicono i soldati. Qui attorno non vediamo neppure un civile palestinese. E, se anche lo incontrassimo, ci sarebbe vietato intervistarlo.
Avvicinandoci alla buca che porta al tunnel, sar� a meno di 500 metri dal muro di confine con il territorio israeliano, si sentono di continuo i ronzii dei droni nel cielo e le esplosioni verso il campo profughi di Jabalia a due o tre chilometri in linea d’aria. Ma lascia stupefatti una realt� evidente: gli israeliani ancora non hanno il completo controllo, non solo della Striscia nel suo complesso, ma neppure di queste aree che da settimane dichiarano di avere �liberato e messo in sicurezza�. Attorno a noi si odono lunghe raffiche di armi leggere sparate dalle pattuglie e di mitragliatrici pesanti montate sui carri armati .
Una linea telefonica
Si accede lungo una discesa costruita con grate di ferro. Le volte del tunnel sono in spesso cemento armato, a sua volta ricoperto con lamiere di ferro massiccio. Sui lati corrono i cavi telefonici e dell’elettricit�, che alimentano il sistema di ventilazione interno e l’illuminazione. La corrente alimentava anche le pompe destinate ad espellere le infiltrazioni dell’acqua marina e piovana, visto che tutto attorno il terreno � sabbioso. �Pensa che assurdit�. La gente di Gaza vive nella povert�, ma Hamas ha speso milioni e milioni di dollari per costruire questo tunnel.

La sua struttura maggiore � larga oltre tre metri e alta quasi quattro nella sezione centrale, da qui possono transitare moto e jeep. L’avevano pianificato per attaccarci di sorpresa. Ma la cosa ancora pi� grave � che il tunnel maggiore � lungo oltre quattro chilometri e in alcuni tratti raggiunge una profondit� di 50 metri. Da esso si dipanano tunnel minori che finiscono sotto Jabalia. Probabilmente ci sono collegamenti che vanno al reticolo sotto il grande ospedale di Al Shifa nel cuore di Gaza City�, spiega Doron Spelman, l’ufficiale cinquantenne che cammina al nostro fianco. Scendiamo per un tratto di forse 50 metri. Ma pi� avanti veniamo bloccati. Alcuni soldati delle forze speciali sono posizionati con i mitra che mirano verso la cavit� di fronte a noi. �Per la vostra e nostra incolumit� da qui non si pu� proseguire. I terroristi potrebbero irrompere da qualche passaggio secondario ed attaccarci�.
La citt� sotterranea
A questo punto per Israele diventa vitale eliminare i tunnel. Aggiunge Spelman: �Hamas resiste grazie a loro, quasi ci fosse una citt� sotterranea che ospita le forze del male. Non abbiamo alternative, occorre individuarli e distruggerli, costi quello che costi. Ogni tunnel cancellato rappresenta un passo ulteriore verso la vittoria finale�.
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28 dicembre 2023 (modifica il 28 dicembre 2023 | 07:09)
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