Sinner agli Australian Open può battere Djokovic?

di Gaia Piccardi

Jannik Sinner incontra questa notte Van de Zandschulp nel primo atto degli Australian Open ma la vera sfida resta quella a Djokovic: quanto manca all’azzurro per raggiungere il grande rivale

Sinner agli Australian Open può battere Djokovic?

�L’obiettivo � andare a caccia�. Esaurite le sciatine (copyright Jannik) e variate le metafore insieme al taglio della palla sul rovescio bimane (back sempre pi� presente), Sinner pu� tornare ad essere ci� che natura ha creato: il golden boy del tennis italiano chiamato ad inaugurare il centrale dell’Australian Open gi� domani (da noi le 2 di questa notte) contro il talentino olandese Van de Zandschulp , tifoso dell’Ajax, nessun precedente all’attivo con il barone rosso, che scalda il campo a Novak Djokovic , programmato nel prime time di Melbourne. Perch� nel sentire comune, dal Polo Nord alla Terra del Fuoco, � tra il n.1 che ambisce al 25� Slam e il n.4 che studia per rompere il ghiaccio con i Major la sfida del primo grande torneo.

Si riparte, pi� o meno, da dove li avevamo lasciati. Jannik spinto in Davis da un’inerzia favolosa generata dalle Atp Finals (�Come l’ho mantenuta durante la pausa invernale? Vivendo nel momento presente. Sento ancora la fiducia della fine dell’anno scorso per� questo � un torneo diverso, ogni stagione lo �), Djokovic battuto a Malaga per la seconda volta per� aggrappato al blasone, lo stratagemma delle teste di serie ha fatto il suo dovere: per presto che s’incontrino, re e aspirante al trono s’incroceranno in semifinale, trappole dello Slam pi� imprevedibile (come il primo giorno di scuola contano i compiti delle vacanze) permettendo. Tra Alicante, Montecarlo e Melbourne, Jannik nel suo off season non � rimasto con le mani in mano: �Ho lavorato, sono arrivato in Australia presto per assorbire il fuso, ho giocato due match d’esibizione per ritrovare il feeling con la partita. La competizione mi � mancata�.

La sfida tra il Djoker e Sinner, cio� tra la restaurazione perpetua e una rivoluzione incipiente, si snoder� sui 13 passaggi obbligati dell’anno, i 4 Slam e i 9 Master 1000, sono i tornei che distribuiscono pi� punti e a Jannik ne servono migliaia per colmare il gap con il migliore istallato lass� da 407 settimane totali (122 consecutive): significa essere sempre perfetti e sperare in qualche passo falso del rivale, che per� dichiara di voler completare il Grande Slam che non riesce a nessuno dal ‘69 (Rod Laver, il dinosauro atteso in tribuna), quindi non sar� arrendevole. Il nuovo sistema di distribuzione dei punti voluto dall’Atp (2000 per una vittoria Slam) premia maggiormente i finalisti sconfitti (1300 punti) aumentando il bottino per ogni turno passato, ma non � facendo calcoli da ragioniere che Jannik intende arrampicarsi sull’ultima scala a chiocciola dell’attico del tennis. �Ci saranno settimane migliori, altre peggiori — riflette —. Sono curioso anch’io di vedere come andr�. Domenica parto a caccia: a fine anno scopriremo cosa avr� portato a casa�.

L’Open d’Australia � il primo Slam in cui ha raggiunto i quarti: era il 2022, venne sconfitto da Tsitsipas, al ritorno in Europa decise di tagliare il cordone ombelicale con Riccardo Piatti, il primo coach, e di interrompere i rapporti con Boris Becker, il talent che avrebbe dovuto affiancarlo. Dalle porte girevoli della vita � uscito un giocatore pi� consapevole e forte, Tsitsipas (che a Melbourne lo elimin� anche l’anno scorso) � uno dei tanti tab� rotti, le incognite riguardano la tenuta di Jannik sui cinque set nel caldo dell’estate australe. Lui bianco come il latte, nato in montagna, destinato allo sci (�Da qui sto seguendo la Coppa del Mondo, certo: la neve � nel mio sangue. Mi sono emozionato quando Paris ha vinto in Val Gardena, faccio il tifo per Brignone e Goggia�) prima che un derapage improvviso verso valle lo portasse al livello del mare. Non possiamo che fidarci di Darren Cahill, l’allenatore australiano che sta dando ordine al gioco di Sinner, profondo conoscitore delle dinamiche dello sport: �� pronto�.

� con il berrettino ben calato sui ricci, quindi, che l’erede 3.0 di Pietrangeli e Panatta parte alla conquista di un altro pezzettino di s�, e dei tornei che servono per definire il perimetro della grandezza. E non inganni il polso dolorante di satanasso Djokovic, uno capace di vincere (come Nadal respinto al rientro dopo 347 giorni di assenza, forse diventato capitale umano troppo fragile e logoro per il tennis supersonico di oggi) anche quando � infortunato.

A Melbourne non ci sono solo Djokovic e Sinner. Ercolino Alcaraz, Medvedev lo scacchista, Zverev ritrovato, Rune con Becker nel motore, il bel Dimitrov, gli americani rampanti (Shelton), la nouvelle vague francese (Fils). I temi non mancano. Ma se domenica 28 la finale fosse Sinner-Alcaraz, non ci dispiacerebbe. Anche perch� Jannik sa gi� come si fa.


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13 gennaio 2024 (modifica il 13 gennaio 2024 | 07:00)

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