Smart working e co-working, un fallimento? Come ripensare il lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale
di Massimo Sideri
Addio alla proroga dello smart working nel settore privato. Non sono stati infatti approvati gli emendamenti al Milleproroghe presentati dal Movimento 5 Stelle che voleva posticipare la scadenza del 31 marzo per l’esercizio del diritto al lavoro agile nel settore privato per i dipendenti con figli minori di 14 anni e per i lavoratori fragili.
di Massimo Sideri
La mancata proroga è legata alla mancanza di coperture finanziarie. Per quanto riguarda i lavoratori fragili, questi potevano lavorare in modalità agile anche attraverso l’adibizione ad altre mansioni, comprese nella medesima categoria o area di inquadramento, senza riduzione della retribuzione. La loro era l’unica categoria di lavoratori che ha potuto esercitare il diritto al lavoro agile indipendentemente dal fatto che la mansione fosse eseguibile o meno in modalità lavoro da remoto.
«Nella notte la maggioranza ha bocciati i nostri emendamenti al decreto Milleproroghe per prorogare e finanche rendere strutturale lo smart working per i lavoratori fragili, sia del pubblico sia del privato». Lamenta in una nota la deputata del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali Gilda Sportiello. «Ancora una volta, maggioranza e Governo scelgono di (...) perpetuare una discriminazione nei confronti dei «fragili" della Pa, la cui proroga del lavoro agile è scaduta lo scorso 31
dicembre e non è stata protratta, com'è invece avvenuto per i dipendenti privati. La nostra battaglia va avanti e non si ferma qui», conclude Sportiello.
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