Due aerei hanno rischiato la collisione a Venezia: ecco cosa è successo
di Leonard Berberi
Un velivolo da turismo «dimenticato» in pista, un Airbus in arrivo carico di passeggeri che non si accorge della sua presenza, un controllore con troppi voli da gestire negli stessi istanti e una regola, non scritta ma nota a tutti, di carenza di personale nei momenti non di picco. Gli ingredienti per un disastro aereo c’erano tutti all’aeroporto di Bordeaux, in Francia. Ed è solo grazie alla prontezza del pilota del monomotore — con di fianco il proprio figlio — se è stato evitato il peggio.
Il fatto è accaduto il 31 dicembre 2022, ma la dinamica è stata resa chiara quasi un anno dopo con la pubblicazione dell’inchiesta finale di quello che è stato registrato come «incidente grave» da parte degli esperti dell’ente investigativo francese «Bureau d’enquêtes et d’analyses pour la sécurité de l’aviation civile» (Bea). La lettura delle 63 pagine non offre margini d’incertezza: il fattore umano è stato quello che ha portato alla tragedia scampata.
Attorno alle 10.30 del mattino dell’ultimo giorno dell’anno un pilota membro di un aeroclub — con base nei pressi dello scalo di Bordeaux-Mérignac — decide di fare un giro con il figlio con un Robin DR400, aereo da turismo monomotore di fabbricazione francese, e inizia il rullaggio. Davanti a loro c’è un Airbus A321 di Air France pronto al decollo dalla testata di pista 23. Intanto un Airbus A320 di easyJet partito da Londra Gatwick — con a bordo due piloti, quattro assistenti di volo e 179 passeggeri — viene invitato ad atterrare sulla stessa pista mentre si trova a 24 chilometri di distanza.
di Leonard Berberi
Alle 10.50 il controllore dà il via libera al DR400 ad avvicinarsi alla testata di pista e ad allinearsi, ma gli chiede di mantenere la posizione e di non decollare a causa della turbolenza provocata dall’A321 di Air France appena partito. Di solito bisogna aspettare un paio di minuti per far sparire l’effetto della scia. Il velivolo di easyJet intanto prosegue nella sua discesa. E alle 10.52 e 53 secondi, quando si trova a 15 chilometri, il controllore comunica ai piloti della low cost di proseguire l’avvicinamento.
Chi parla dalla torre, però, si dimentica che intanto in pista c’è un altro velivolo e non lo comunica nemmeno al volo easyJet. Anche perché, annotano gli esperti del Bea, «il controllore in quel momento è in costante contatto con i piloti di diversi aeromobili», almeno quattro stando alla ricostruzione dopo la collisione sfiorata. E così alle 10.56 e 6 secondi, quando l’A320 della low cost britannica è a tre chilometri dalla pista, ai piloti viene dato il via libera all’atterraggio.
In tutto questo il piccolo velivolo è lì, in attesa, all’inizio della testa da più di tre minuti. Il pilota papà — annotano gli investigatori — è l’unico a rendersi conto della situazione anche se non avendo visibilità dietro di sé non è in grado di capire a quanta distanza si trovi l’A320 di easyJet che sta arrivando. E così alle 10.56 e 38 secondi contatta la torre di controllo per dirgli che i due minuti sono passati. Il tempo è buono, la visibilità ottima, il vento leggerissimo.
Un po’ a sorpresa sette secondi dopo il controllore chiama i piloti del volo easyJet e chiede di interrompere l’avvicinamento. L’aereo è a 70 metri di quota e a mille metri dalla pista e prima di risalire raggiunge un minimo di 40 metri dal suolo e 525 metri dall’asfalto. Quando passa sopra al DR400 è a 54 metri dalle teste di papà e figlio. Alle 10.58 e 47 secondo all’aereo da turismo viene dato il permesso di decollare, poi tocca al A320 scendere senza particolari problemi dopo un giro attorno allo scalo.
Durante le indagini il comandante italiano e il primo ufficiale francese del volo easyJet — di base a Bordeaux — raccontano di non aver visto il piccolo velivolo in pista. Il comandante italiano, scrivono gli investigatori transalpini, «dice di non capire molto bene il francese, ma di essere consapevole che la frequenza era molto occupata». E che per questo «ha detto di attirare l’attenzione del controllore e ottenere l’autorizzazione all’atterraggio». Un controllore che, prosegue, «sembrava smarrito».
I piloti del volo easyJet sottolineano anche l’insolito silenzio radio dopo la richiesta di annullare l’atterraggio. Il primo ufficiale parla di comportamento «dilettantesco» del controllore. E «in assenza di istruzioni da parte del controllore, hanno dovuto prendere l’iniziativa e chiedere la rotta». Il pilota del DR400 ricorda che «in quel momento, non pensava di essere stato dimenticato dal controllore e non immaginava che i piloti in discesa non riuscissero a vederlo fermo sulla soglia della pista su cui stavano per atterrare».
di Leonard Berberi
Che è successo? Nelle sue conclusioni gli esperti del Bea puntano il dito contro «un numero insufficiente di controllori nelle postazioni di controllo». Il giorno dell’incidente «il turno di servizio prevedeva la presenza di sei controllori». Ma «il capoturno, in accordo con il suo team, aveva ridotto il numero di controllori a tre al momento», si legge. E siccome le comunicazioni contemporanee erano diventate troppe «il controllore ha autorizzato tardivamente l’A320 ad atterrare, dimenticando la presenza del DR400» in pista.
Questa situazione è la conseguenza di un «consenso sociale, ancorato da molti anni nel Dsna (l’agenzia responsabile del controllo del traffico aereo, ndr)» — accusano gli investigatori — che «permette una situazione, nota e implicitamente tollerata, in cui le squadre di controllori organizzano, al di fuori di qualsiasi quadro giuridico, un livello di manodopera presente che è generalmente inferiore a quello teoricamente determinato come necessario». Dopo la pubblicazione del rapporto Dsna ha comunicato che questa pratica non sarà più consentita.
lberberi@corriere.it
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28 dic 2023
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di Redazione Economia
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