Morte di Mattia Giani, il padre dai carabinieri: «Voglio che queste tragedie non accadano più»
Nei prossimi giorni l’autopsia del calciatore di 26 anni morto dopo un malore in campo. Secondo il padre non c’era il medico durante la partita, è arrivata una prima ambulanza in ritardo e il defibrillatore non è stato usato subito
Lo hanno sentito ieri pomeriggio - 16 aprile - negli uffici della Compagnia dei carabinieri di San Miniato. Il verbale di Sandro Giani, il padre di Mattia che è morto lunedì mattina a Careggi dopo aver accusato un malore domenica scorsa sul campo di Campi Bisenzio, è il primo atto dell’inchiesta che la Procura di Firenze ha aperto sulla morte del giovane calciatore.
Il sostituto procuratore Ledda, titolare delle indagini, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. Al momento non ci sono persone iscritte nel registro degli indagati.
Il pm Giuseppe Ledda disporrà l'autopsia, che si terrà domani o venerdì prossimo.
Le accuse del padre
«Non voglio puntare il dito contro nessuno. Noi eravamo una famiglia felice. Vorrei solo che un caso del genere non si ripetesse più», dice Sandro Giani poco prima di andare dai carabinieri dove ribadisce la sua versione dell'accaduto: non c’era il medico a bordo campo, è arrivata una prima ambulanza in ritardo e senza medico, è stata chiesta l’attivazione di Pegaso che non è mai arrivato, il defibrillatore c’era ma è stato usato soltanto dal medico arrivato con la seconda ambulanza e nel frattempo il massaggiatore del Castelfiorentino ha provato un massaggio cardiaco ed è stato aiutato da una donna, un medico, scesa dagli spalti.
Le indagini
Con tutta probabilità la polizia giudiziaria andrà a sequestrare le chiamate al 118 per verificare a che ora sono state fatte e a che ora sono intervenute le due ambulanze. Sarà anche fondamentale ricostruire la dinamica dell’incidente avvenuto sul campo: per questo motivo saranno sentiti i testimoni.
E si dovrà stabilire se — per esempio — un medico era presente alla partita tra Lanciotto e Castelfiorentino (la squadra di Mattia) giocata domenica a Campi Bisenzio (Firenze): secondo il regolamento della Figc — per partite come Lanciotto-Castelfiorentino — è obbligatorio il defibrillatore e un medico se non c’è un’ambulanza fuori dal campo.
Il Lanciotto, che da ieri è in silenzio stampa, aveva spiegato lunedì scorso per bocca del suo presidente Giancarlo Cerbai: «Sono subito intervenuti un medico e due infermieri».
Ma dalla distinta stilata dallo stesso Lanciotto e firmata dall’arbitro — che probabilmente sarà acquisita dalla polizia giudiziaria — non c’è traccia di medico in campo: ci sono i nomi di un dirigente, del mister e di un massaggiatore, oltre a quello dei giocatori. La polizia giudiziaria potrebbe dunque acquisire anche il referto stilato dall’arbitro.
La Procura potrebbe anche decidere di fare accertamenti sul defibrillatore: di chi era, chi lo ha usato per primo. E potrebbe estendere le indagini anche alle certificazioni sulle visite mediche di Mattia Giani, che per sei mesi era stato fermo dopo aver avuto un problema al ginocchio. «Mio figlio non fumava e non beveva», sottolinea Sandro Giani.
La decisione del giudice sportivo
Tutto questo mentre il giudice sportivo è chiamato oggi o al massimo domani a emettere un primo verdetto sulla presenza o meno del medico nella partita di domenica scorsa: le risultanze sportive potrebbero convogliare nel fascicolo aperto dalla Procura.
Intanto dopo la tragedia di domenica la Figc fa sapere che «la prosecuzione della stessa verrà effettuata mercoledì 24 aprile» e che le «gare dalla 29esima giornata del girone A del campionato di Eccellenza che erano in programma domenica 21 aprile, saranno disputate domenica 28 aprile e quelle della 30esima giornata avranno luogo domenica 5 maggio».
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