Da Katy Perry a Elvis Costello: la lettera di 200 artisti contro l'intelligenza artificiale: «Fermate l'assalto alla creatività umana»

Tra i firmatari, Billie Eilish, Imagine Dragons, Bon Jovi, Katy Perry, Nicki Minaj e i Jonas Brothers. Mentre Beyonce lotta contro la presenza crescente di intelligenza artificiale nella musica attraverso il suo ultimo album

La lettera aperta di 200 cantanti: «Smettetela di usare l'intelligenza artificiale per svalutare il lavoro degli artisti umani»

La lista in calce è lunga e ricca di nomi nomi: da Billie Eilish a Katy Perry, dagli Imagine Dragons ai Jonas Brothers. Ci sono anche Bon Jovi, Elvis Costello, Nicki Minaj, Noah Kahan, i Pearl Jam e la Bob Marley Estate. Duecento artisti che hanno deciso di firmare una lettera aperta (la trovate qui) indirizzata ai principali sviluppatori di intelligenza artificiale. La lettera di intitola «Stop Devaluing music» e il suo obbiettivo sta tutto qui: fermare quell'ondata tecnologica che sta svalutando la musica, quella ideata e composta dal cervello e dalla sensibilità umana. «Chiediamo agli sviluppatori di AI, alle società tecnologiche, alle piattaforme e ai servizi di musica digitale di fermare l'uso dell'intelligenza artificiale per violare e svalutare i diritti degli artisti umani». Il documento è stato pubblicato dalla Artist Rights Alliance, un movimento che rappresenta musicisti, performer, cantautori e che promuove la ricerca di una più sana economia creativa nel mondo digitale. 

Non è un'attacco all'AI, ma all'uso sbagliato dell'AI

I firmatari ci tengono a precisare che il loro non è un atteggiamento luddista: «Non fate errori: noi crediamo che, se usata responsabilmente, l'intelligenza artificiale abbia un enorme potenziale nell'aumentare la creatività umana, in una maniera che permetterà lo sviluppo e la crescita di nuove ed eccitanti esperienze per i fan di tutto il mondo». Il punto non è fermare il progresso tecnologico ma evitare che questo porti a un «sabotaggio della creatività» degli artisti. «Quando usata irresponsabilmente - continua la lettera - l'AI pone enormi minacce alla nostra abilità di proteggere la nostra privacy, le nostre identità, la nostra musica e la nostra vita. Alcune delle più potenti società stanno, senza permesso, usando il nostro lavoro per allenare modelli di intelligenza artificiale. Questi sforzi hanno l'obiettivo diretto di rimpiazzare il lavoro degli artisti umani con quantità massive di suoni e immagini create dall'AI». E, questa prospettiva viene definita «catastrofica». La lettera si conclude con una ferma dichiarazione: «L'assalto alla creatività umana deve essere fermato».

Opere umane per allenare artisti sintetici

C'è del vero nelle parole firmate da alcuni dei più importanti cantanti e artisti americani. I modelli di intelligenza artificiale in grado di creare immagini, musica o opere d'arte funzionano soprattutto grazie alla mole di dati con cui gli algoritmi sono stati allenati. E questi dati sono in realtà opere già esistenti, e spesso protette dal diritto d'autore. Cercare di farlo valere, e di eliminare i propri brani da questi immensi database è più che complesso. In Unione europea si sta provando ad arginare questo problema con una nuova legge, l'AI Act, che chiede agli sviluppatori di intelligenza artificiale generativa di esplicitare i dati utilizzati per allenare i loro modelli. Ma in generale quella che si preparano a combattere gli artisti (così come gli scrittori, i pittori e persino i giornalisti) è una battaglia ancora più difficile di quella combattuta contro la pirateria. E qualora la vincessero, c'è sempre qualcuno che verrà danneggiato dallo sviluppo di cervelli sintetici in grado di essere anche creativi: se i cantanti più famosi e riconoscibili possono combattere grazie anche alla loro fama, che ne sarà degli artisti che per vivere compongono colonne sonore per spot televisivi o ritmiche poi sfruttate da videomaker e tecnici del suono?

Beyonce contro l'AI

Beyonce non è tra i firmatari della lettera aperta ma ha scelto un modo diverso per abbracciare la stessa battaglia. Il suo ultimo album, «Cowboy Carter» è appena uscito e sta riscuotendo grande successo sulle piattaforme streaming. L'artista lo ha definito «la migliore musica che abbia mai fatto» e questa musica - spiega nel comunicato di lancio - è al 100 per cento un prodotto umano. «La gioia di creare musica è che non ci sono regole. Più vedo il mondo evolvere, più sento una profonda connessione con la purezza. Tra l'intelligenza artificiale, i filtri digitali e la programmazione, ho voluto tornare ai veri strumenti musicali». Tradotto: non c'è neanche un suono sintetico nel suo nuovo album.

La battaglia degli scrittori

Non solo i musicisti hanno preso posizione contro l'uso dell'intelligenza artificiale in ambito artistico. Risale allo scorso luglio la lettera aperta che hanno frmato oltre 15mila scrittori (la potete leggere qui). Anche qui i nomi noti erano diversi: da James Patterson a Dan Brown, da Suzanne Collins a Margaret Atwood fino a Jonathan Franzen. Qui c'erano anche dei destinatari ben precisi: Sam Altman, Ceo di Open AI; Sundar Pichai, Ceo di Alphabet (Google); Mark Zuckerberg, Ceo di Meta; Emad Mostaque, Ceo di Stability AI; Arvind Krishna, Ceo di Ibm e Satya Nadella, Ceo di Microsoft. In pratica, tutti i principali responsabili dei nuovi strumenti di intelligenza artificiale generativa che «sfruttano il nostro lavoro senza consenso, crediti o compenso». La critica di base è la stessa: i modelli che vogliono sostituire il lavoro (creativo) umano stanno basando il proprio apprendimento sul lavoro (creativo) già esistente. Senza nessun diritto di farlo. «Queste tecnologie imitano e rigurgitano il nostro linguaggio, le nostre storie, il nostro stile e le nostre idee. Milioni di libri, articoli, saggi e poesie protetti da copyright forniscono il "cibo" per i sistemi di intelligenza artificiale, pasti infiniti per i quali non è stato presentato alcun conto».

3 aprile 2024 ( modifica il 3 aprile 2024 | 10:50)

- Leggi e commenta