La corsa all’oro dell’intelligenza artificiale: da iGenius a Datrix, le aziende italiane in gara
di Francesco Bertolino
Da che ChatGpt ha messo in vetrina i prodigi dell’intelligenza artificiale, Nvidia ha la fila di clienti per i suoi supercomputer tanto da vedersi costretta a rifiutare alcuni ordini e a rinviarne altri a data da destinarsi. Un gruppo italiano è però riuscito ad accaparrarsi 31 Nvidia Dgx H100 che andranno a costituire il più potente supercomputer del Paese: Fastweb. I macchinari saranno posizionati in un nuovo data center in Lombardia e andranno ad alimentare una «ChatGpt italiana».
L’investimento è molto significativo e si inserisce in un piano che punta a mettere Fastweb, un operatore di telecomunicazioni, in competizione con Google, Amazon e le altre Big Tech. «La nostra strategia sull’intelligenza artificiale risale al 2019: ben prima dell’euforia scatenata per l’AI generativa, ci siamo resi conto che la tecnologia aveva il potenziale di trasformare alla radice i nostri processi aziendali e quelli dei nostri clienti», spiega Giovanni Germani, manager of Architecture & AI di Fastweb.
L’operatore controllato dal colosso elvetico Swisscom ha così costituito una divisione dedicata all’AI, alle cui cure è stato ora affidato il supercomputer Nvidia e un progetto ambizioso: sviluppare il primo Large Language Model (Llm) addestrato nativamente in lingua italiana. «Il nostro obiettivo è presidiare tutti gli anelli della catena del valore dell’intelligenza artificiale, eccezion fatta per la produzione di chip — prosegue Germani —. Partiamo dal supercomputer di Nvidia per arrivare alla consulenza, passando per la fornitura di potenza computazionale a startup e aziende e alla realizzazione di modelli su misura».
di Francesco Bertolino
I lavori sul sistema italiano di Ai sono in corso: Fastweb sta raccogliendo i dati per addestrare il modello da più fonti: social media, web, editoria e pubblica amministrazione. «La qualità del dataset e il bilanciamento delle varie fonti sono fondamentali per avere un Llm efficiente e capace di parlare davvero in lingua italiana — spiega —. A differenza di altri modelli, rispetteremo tutte le normative europee sulla protezione dei dati personali, sulla sicurezza dell’Ai e sul diritto d’autore».
L’obiettivo è arrivare entro l’anno ad avere i primi modelli costruiti da zero e nativamente italiani che potranno esser utilizzati, per esempio, per creare sintesi della legislazione attuale su un tema oppure per migliorare i chatbot testuali e vocali delle aziende. «A quel punto potremo offrire alle aziende e alla pubblica amministrazione un’alternativa agli attuali fornitori di Ai — prosegue Germani —. Il nostro modello avrà due vantaggi: i dati resteranno in Italia in data center nazionali, con tutto quello che ne consegue in termini di protezione e controllo delle informazioni, mentre l’addestramento consentirà alla nostra intelligenza artificiale di esprimersi direttamente in italiano, anche dal punto di vista culturale, evitando i bias dei modelli anglosassoni oggi prevalenti».
Iscriviti alle newsletter di L'Economia
Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile
Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo
One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)
E non dimenticare le newsletter
L'Economia Opinioni e L'Economia Ore 18