Space economy, perché è importante per la salvezza della Terra

Sfide globali, come crisi climatica e pandemie, Agenda 2030 delle Nazioni Unite, conflitti, contratti sociali che saltano: e la percezione di instabilità aumenta. Tutto ciò indebolisce la speranza delle giovani generazioni per un futuro migliore, e anzi mette in dubbio proprio l’esistenza di un futuro. Siamo dunque in presenza di una situazione su scala globale complessa, e quando un problema è complesso, per risolverlo, dobbiamo affrontarlo con mente scientifica, spacchettarlo e cercare di venirne a capo per sottoinsiemi, per poi ricomporli e trovare la soluzione. Vediamo come. Quali azioni mettiamo in campo per adattarci agli effetti del cambiamento climatico? Innanzitutto, dobbiamo comprenderlo meglio. E allora usiamo i satelliti per monitorare le 55 variabili climatiche essenziali, che ci consentono di misurarne in modo preciso e continuativo oltre la metà. E lo facciamo mettendo a fattor comune quanti più dati possibili, attingendo a tutti i satelliti che i vari paesi hanno messo in orbita, spaziando per l’intero globo, dalla Cina agli Usa. Dobbiamo ridurre l’emissione di gas serra antropogenici in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2040? Cerchiamo di ridurre l’impatto sul clima per esempio da parte dell’agricoltura, che incide per circa il 25% del totale, studiando la composizione del suolo da satellite e consentendo quindi un’agricoltura intelligente e meno inquinante. Oppure applichiamo sulla Terra le tecnologie di coltivazione sviluppate per ambienti estremi come Luna o Marte, trasferendole sino a sviluppare concetti di agricoltura verticale in vista delle nostre future megalopoli. Così ottimizziamo il trasporto della merce, in tempo e in emissione, e rendiamo autonomi, in termini di approvvigionamento di cibo, quartiere dopo quartiere, grossi insediamenti urbani e ad alta densità di popolazione.

Siamo già una socità «spaziale»

Vogliamo connettere i circa 2,6 miliardi di individui, degli 8 miliardi che popolano la terra, per superare il divario digitale che ancora li attanaglia? Usiamo le mega costellazioni di satelliti, sviluppati da imprenditori privati che hanno proprio lo scopo di connettere tutti ovunque. E usando queste costellazioni in zone di conflitto o aree in difficoltà a causa di eventi atmosferici estremi possiamo arrivare a una gestione dell’intero ciclo del disastro in modo più efficace in particolare nella fase di risposta all’emergenza, soprattutto quando coadiuvati da satelliti per l’osservazione della Terra. In sostanza, siamo una società spaziale che comincia a percepire che senza lo spazio la stragrande maggioranza delle applicazioni e dei servizi che ci rendono la vita meno complicata non esisterebbero. Compreso eseguire un’operazione chirurgica con un assistente robotico da remoto, educare giovani che vivono in villaggi isolati, studiare le evoluzioni dell’innalzamento del livello del mare a causa dello scioglimento dei ghiacci, riuscire a sventare azioni criminali come scovare attività minerarie illegali, liberare pescatori in stato di schiavitù, monitorare il traffico illegale di animali esotici, e così via. Oltre la metà dei 169 sotto-obiettivi dell’Agenda 2030 può essere raggiunta solo con l’ausilio dei satelliti, dalla riduzione della fame allo sviluppo di processi democratici monitorando in modo sicuro, ad esempio, le votazioni. Ma siamo solo all’inizio. C’è chi dice che la nostra naturale evoluzione come specie umana, i ben noti 8 miliardi di terrestri, non può che prevedere una espansione su altri corpi del sistema solare. Uno dei paladini di questa filosofia è Elon Musk, che non è solo il fondatore e patron di SpaceX, ma anche l’imprenditore che sta rivoluzionando il modo di fare spazio. È in buona compagnia, se guardiamo per esempio a Jeff Bezos, patron di Amazon, ma anche di Blue Origin, impresa con la quale ha già portato nello spazio con dei voli suborbitali (che arrivano a circa 100 km di altitudine e poi tornano indietro sulla Terra) diversi «terrestri».

Come Musk sta rivoluzionando il settore

Ma come ha rivoluzionato il settore Elon Musk? Introducendo innovazione in termini tecnologici e di processo, con Falcon 9, che, usando un approccio basato sulla riutilizzabilità, ha consentito un accesso più democratico allo spazio riducendo i costi, e ha anche aumentato la sostenibilità delle operazioni spaziali grazie proprio al cambio di passo, passando «dall’usa e getta» al «riciclaggio». Stesso approccio con la capsula Dragon, che ormai sembra quasi un ferry, che trasporta equipaggi da e verso la Stazione Spaziale Internazionale (grande laboratorio sviluppato e operato in collaborazione tra diversi paesi che orbita a circa 400 km sopra le nostre teste). Ci sta connettendo tutti, con la costellazione Starlink che, una volta terminata, sarà costituita da una flotta di circa 42.000 satelliti. E il 14 marzo 2024 ha fatto di nuovo la storia, cosa alla quale ci ha abituato, con il terzo volo di prova del sistema Starship, capace di trasportare, quando perfettamente funzionante, enormi quantità di massa e un numero elevato di esseri umani, con obiettivo la Luna nell’ambito del programma Artemis, e tappa successiva Marte. E poi, i trasporti terrestri point to point, andando da Londra a Los Angeles in 30 minuti. Ecco perché la space economy, che oggi vale 546 miliardi di dollari, avrà un rapido sviluppo. Ecco perché è evidente che è la spina dorsale dell’economia del futuro. Ecco perché facciamo quello che facciamo: per contribuire ad un futuro migliore, ma soprattutto per assicurarcelo un futuro, noi terrestri.

*Simonetta Di Pippo è professor of practice di Space Economy e Direttrice dello Space Economy Evolution Lab, SDA Bocconi

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