«Orbán a Mosca da Putin». L’alt della Ue: nessun mandato
Le indiscrezioni sulla visita del premier ungherese (presidente di turno dell’Unione)
DAL NOSTRO INVIATO
KIEV Da quanto ci è dato di capire, Viktor Orbán ha deciso di incontrare Vladimir Putin oggi a Mosca senza alcuna rilevante consultazione con i partner a Bruxelles. Le indiscrezioni vengono rilanciate in serata dal Financial Times. Una visita inaspettata nella Ue, che arriva cinque giorni dopo l’inizio del suo mandato semestrale a presidente di turno del Consiglio Ue e soprattutto segue quella a Kiev da Volodymyr Zelensky il 2 luglio.
Cosa significa tutto questo? Chi ha dato il mandato al premier ungherese/presidente ad interim Ue di visitare il dittatore russo, che la netta maggioranza dei leader europei considera responsabile della brutale invasione dell’Ucraina 29 mesi fa, tanto da meritarsi l’accusa di avere commesso crimini di guerra da parte del tribunale internazionale dell’Aja? La domanda presenta due livelli di problematiche. La prima investe direttamente i meccanismi di governo interni europei. «La presidenza di turno non ha alcun mandato per impegnarsi con la Russia per conto della Ue. Il Consiglio europeo è chiaro in proposito: la Russia è l’aggressore, l’Ucraina è la vittima. Nessuna discussione sull’Ucraina può avere luogo senza l’Ucraina», ha dichiarato ieri il presidente in carica del Consiglio europeo, Charles Michel. La frizione tra Orbán e Michel è rivelatrice della confusione che i comportamenti del leader ungherese legato alla destra populista causano sui ruoli e le competenze delle massime istituzioni comunitarie. Incredulo il premier polacco Tusk che su X chiede: «Sono vere queste voci?».
La seconda problematica si riferisce invece direttamente alla guerra tra Russia e Ucraina, come Michel ha subito rilevato. Orbán è il leader europeo più vicino a Putin: sin dall’inizio dell’invasione russa, si è rifiutato sia di sostenere l’embargo economico ai danni di Mosca che di appoggiare l’invio di aiuti militari a Kiev, che invece ha sempre duramente criticato. La stampa ucraina ha sottolineato i due aspetti più rilevanti dell’incontro tra Orbán e Zelensky (è stata la prima visita dell’ungherese negli ultimi 10 anni). In primo luogo: i rapporti bilaterali sono nettamente migliorati. I due leader pare stiano per concludere uno storico accordo per regolarizzare lo status della minoranza magiara in Ucraina. E Zelensky sarebbe disposto a garantire l’autonomia linguistica per i cittadini di cultura ungherese, risolvendo così uno dei temi di attrito più gravi tra Budapest e Kiev sin dalla nascita dell’Ucraina indipendente nel 1991.
Ma il punto caldo resta l’aspirazione di Orbán a giocare da mediatore tra Zelensky e Putin. A Kiev la sua proposta di «cessate il fuoco immediato» è stata subito scartata. «Noi vogliamo la pace, ma deve essere una pace giusta», ha replicato Zelensky, rilanciando il suo progetto di un secondo summit in Svizzera, a seguito di quello tenuto a Lucerna a metà giugno. Il portale Ukrainska Pravda sottolinea che oggi a Mosca ci sarà anche il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, noto filorusso che tre giorni fa non era venuto a Kiev, ma si era intrattenuto a lungo per telefono con il collega russo Sergei Lavrov. Nulla per ora lascia credere che tutto questo sia foriero di nuove aperture da parte di Putin. Il presidente russo non nasconde più la sua speranza che l’eventuale vittoria di Donald Trump possa rafforzarlo e intanto la diplomazia di Orbán crea caos in Europa.
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