Cop28: varato il Fondo per perdite e danni. Successo diplomatico, «ma servono più soldi»

di Sara Gandolfi

Tutti i delegati applaudono il varo della piattaforma che dovr� risarcire i Paesi pi� poveri e vulnerabili al cambiamento climatico. Tanti i dubbi: dalle cifre offerte alla gestione della Banca mondiale

 Cop28: varato il Fondo per perdite e danni. Successo diplomatico, «ma servono più soldi»

Alluvionei in Pakistan

Alla fine la montagna partor� un topolino: il varo del Fondo Perdite e danni (Loss & damage) con qualche centinaio di milioni di dollari in cassa. Dopo trent’anni di negoziati, scontri, tensioni e marce indietro, anche questo risultato, per ora assai magro, viene salutato come �un evento storico�. Sicuramente � un grande successo per il presidente emiratino di COP28, Sultan Al-Jaber. Nella giornata di apertura, mai avvenuto prima a una Conferenza delle parti sul clima, � stata infatti siglata un’ intesa fra i quasi 200 partecipanti. Il nuovo fondo interverr� per aiutare la ricostruzione dei Paesi pi� colpiti dalla crisi climatica che, paradossalmente, sono anche quelli che emettono meno gas climalteranti.

Ancora bisogna definire nel dettaglio cosa � risarcibile, visto anche il gap tra le cifre finora offerte e l’entit� dei danni (secondo un recente studio pubblicato su Nature, il costo globale degli eventi meteorologici estremi attribuiti alla crisi del clima ammonta a 143 miliardi di dollari all’anno, circa 135 miliardi di euro).

Su spinta della Presidenza emiratina, che ha promesso un finanziamento di 100 milioni di dollari — anche questo un debutto: finora i Paesi del Golfo si ostinavano a definirsi �in via di sviluppo�, quindi non obbligati a contribuire alla finanza climatica — sono arrivate a ruota le prime promesse di finanziamento: 100 pure la Germania; 60 milioni di sterline la Gran Bretagna (circa 76 milioni di dollari); 10 milioni il Giappone, 15 milioni dall’Olanda, 16 dal Canada e appena 17,5 gli Usa (pi� 7 per altre iniziative). (Qui il link in aggiornamento sui contributi versati). Resta da vedere se anche la Cina si accoder� ai donatori, volontariamente come preteso. Fatte due somme, il commissario al Clima dell’Ue, Wopke Hoekstra, ha promesso dall’Europa un totale di �225 milioni di dollari�. Per la cifra definitiva, bisogner� aspettare gli interventi dei singoli capi di Stato e di governo. Tra venerd� e sabato � atteso anche l’annuncio di Francia e Canada, e forse dell’Italia.

Non � comunque molto, se si pensa che solo le alluvioni del 2022 in Pakistan, secondo la Banca Mondiale, hanno provocato danni per almeno 30 miliardi di dollari. L’intesa per rendere operativo il Fondo Perdite e danni, la cui istituzione era stata decisa lo scorso anno - unico risultato di rilievo della COP di Sharm el-Sheikh — non era per nulla scontata ma era nell’aria. Negli scorsi mesi, gli “sherpa” (negoziatori) dei vari Paesi hanno continuato a trattare, a volte con veemenza, per portare a casa un risultato prima dell’avvio della Conferenza di Dubai. Gli Stati Uniti, da sempre restii a riconoscere il diritto ad un risarcimento per i danni provocati dai Paesi sviluppati ai Paesi pi� poveri, a causa del cambiamento climatico, alla fine hanno capitolato ma rivendicando la volontariet� dei contributi. Cos� la Cina, che ancora vuole considerarsi un Paese in via di sviluppo, e ha fatto intendere di essere pronta a donare ma senza obbligo di farlo.

L’accordo - un pacchetto �prendere o lasciare� per le difficolt� nel raggiungere un accordo tra i Paesi – �lascia aperti interrogativi legali e di responsabilit��, secondo Erika Moranduzzo, Coordinatrice della Sezione Clima e Diritti di Italian Climate Network, che elenca i punti di fragilit�: 1) non c’� un esplicito riferimento al principio delle �responsabilit� comuni ma differenziate e rispettive capacit�, principio cardine di giustizia climatica. 2) la contribuzione � volontaria: il testo utilizza termini come “sollecitare” o ”incoraggiare” i Paesi sviluppati a fornire supporto finanziario. 3) il fondo sar� gestito dalla Banca Mondiale per 4 anni (periodo-test) e questo � uno dei temi pi� caldi se si considera i rapporti storicamente non idilliaci tra mondo in via di sviluppo e Banca Mondiale. 4) non � indicata una cifra totale da versare, n� la tipologia di risorse finanziarie che possono essere utilizzate, facendo riferimento ad un generico “ampia variet�” tra cui mutui e assicurazioni.

I primi commenti dei diretti interessati sono molto cauti, se non del tutto negativi. Madeleine Diouf Sarr, leader del Gruppo dei Paesi meno sviluppati, che rappresenta 46 tra le nazioni pi� povere, ha detto che l’accordo �ha un enorme significato per la giustizia climatica�. Ma ha subito aggiunto che �un fondo vuoto non pu� aiutare i nostri cittadini�. �Ci aspettiamo promesse di miliardi, non milioni�, le ha fatto eco Rachel Cleetus, della Union of Concerned Scientists.


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1 dicembre 2023 (modifica il 1 dicembre 2023 | 11:36)

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