Perché l’Australian Open per Sinner è solo l’inizio. Perché è il campione che aspettavamo da mezzo secolo

di Gaia Piccardi

Sinner � il campione che l’Italia aspettava da quasi mezzo secolo: ha 22 anni, sembra un veterano, e ha l’etica del lavoro trasmessagli dai genitori. �Ho guardato il cielo e mi sono detto: hai fatto una grande partita�

Perché l’Australian Open per Sinner è solo l’inizio. Perché è il campione che aspettavamo da mezzo secolo

Sinnerlandia � la terra delle possibilit�, il luogo dove tutto � concesso se a toccare i sogni � la bacchetta magica di Jannik Sinner , il ragazzo nato per sciare e trasportato a valle da una dolce derapata dell’esistenza. Completata l’impresa, quinto azzurro nella storia a conquistare un torneo del Grande Slam (prima di lui Nicola Pietrangeli, Adriano Panatta, Francesca Schiavone e Flavia Pennetta), a 48 anni dall’annus mirabilis del tennis italiano (Roma e Parigi firmati Panatta, poi la Davis conquistata nel Cile di Pinochet: correva il ‘76), Jannik d’Australia � l’italiano che si sdraia sul campo, forse in cerca di un angelo da ringraziare. �Ho guardato il cielo. Mi sono detto: hai fatto una grande partita, eri in difficolt� e ti sei tirato fuori. Ho pensato al lavoro servito per arrivare fin qui, ai problemi superati, ai miei genitori che mi hanno lasciato libero di scegliere cosa diventare�. Ha pianto? No. La montagna ti plasma con il cuore caldo, ma congela sottopelle le emozioni.

Eccolo, il campione che l’Italia aspettava da quasi mezzo secolo. Ha 22 anni indossati con la seriet� di un veterano e l’etica del lavoro trasmessagli da Hanspeter e Siglinde, che fino a poco fa si svegliavano alle 7 di mattina per andare a lavorare (cuoco e cameriera) al rifugio in Val Fiscalina, pochi i riferimenti alla sua et� (zero tatuaggi, idee chiarissime, linguaggio intriso di slang tennistico, un �figata atomica� sfuggito solo in pista a Fiorano, quando gli hanno fatto provare la Ferrari SF90 Spider), il garbo innato di portare a termine la missione collettiva (la Davis vinta a Malaga a novembre, in cima a 47 anni di attesa) prima di virare verso un sano egoismo, come se le aspettative del Paese venissero prima delle sue, fossero un viatico necessario verso la leggenda personale.

Jannik Sinner diventa re dell’Australian Open alla fine di due settimane perfette fino alla semifinale, pietra miliare che segna l’inizio del declino del numero uno Novak Djokovic fatto oggetto di brutale rottamazione, poi contro Daniil Medvedev per il titolo (disintegrata per strada l’armata russa: Khachanov al quarto turno e Rublev nei quarti) gli sfuggono dalla racchetta tutte le palle break che non aveva concesso fin l�. Un po’ di tensione fisiologica, lui alla prima grande finale e il russo alla quinta, due set volati via in fretta, la forza di piantarsi in mezzo al campo come una Dolomite d’esportazione, trovando dentro di s� la volont� di soffrire come mai la neve gli avrebbe richiesto. �In gigante la gara dura pochi minuti, una partita sai quando inizia ma non quando finisce�. Ha preferito la psicanalisi a cielo aperto del tennis ai pali larghi. Il break su Medvedev nel secondo set, apparentemente inutile perch� il numero 3 del mondo poco dopo si porta 2-0, in realt� apre la prima crepa nella madre Russia. Jannik ha il merito di crederci, di favorire con una presenza di enorme sostanza la consunzione inesorabile della candela Medvedev (accesa da 20h33’ contro le 14h.44’ spese in campo dall’azzurro) fino alla spegnimento finale, sancito da un dritto lungolinea (3-6, 3-6, 6-4, 6-4, 6-3), griffe di classe sul primo Slam della carriera (di certo non l’ultimo), il perimetro che delimita l’enormit� dei fuoriclasse.

Si sprecano — oltre che le chiacchiere nei bar, negli uffici, sui mezzi pubblici, nell’agor� dei nostri deteriorati tempi: i social — i paragoni con la Santissima Trinit� del tennis, Djokovic-Nadal-Federer citati in rigoroso ordine di Major (24-22-20), il triangolo isoscele (Federer e Nadal saldati come ossigeno e idrogeno nella formula dell’acqua, il Djoker ossessionato dall’inseguimento, fino a completarlo e andare oltre) che ha dominato i court per quindici anni. E in effetti, al di l� del congenito pragmatismo sinneriano, che rifiuta i confronti con il mito Panatta (salito come lui al n.4 della classifica) figuriamoci con gli Immortali, Jannik non fa nulla per respingerli. In Davis fu il primo ad annullare tre match point al Djoker, a Melbourne nessuno aveva mai negato al migliore lo straccio di una palla break, ha rimontato due set di svantaggio come Borg a Parigi ‘74, � il primo tennista dal 2014 a portarsi a casa l’Australian Open senza essere Djokovic n� Nadal n� Federer.

� Jannik Sinner from Val Pusteria, Italy, per lui si scomoda anche il dinosauro Rod Laver: �Il tennis italiano � in buone mani�. Il barone rosso entusiasma perch� ci allunga il sogno. Sinnerlandia � destinata all’espansione.


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28 gennaio 2024 (modifica il 28 gennaio 2024 | 23:46)

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