Il ritorno (con vendetta) di Kevin Spacey: «Netflix? Esiste grazie a me»

di Matteo Castellucci

Ospite dell’ex conduttore di �Fox News� Tucker Carlson, l’attore critica la piattaforma che lo licenzi�. A luglio � arrivata l’assoluzione a Londra nel processo per molestie sessuali

Il ritorno (con vendetta) di Kevin Spacey: «Netflix? Esiste grazie a me»

Un frame dell’intervista di Carlson (da X)

Chi parla, Frank o Kevin? C’� una (voluta) sovrapposizione: per quasi met� dei 7 minuti dell’intervista, concessa a Tucker Carlson, c’� il protagonista di House of Cards. Poi il registro si sdoppia: Spacey risponde a domande su se stesso, ma senza uscire dallo stile del personaggio. Una specie di �cosplay�: l’alta uniforme da politico, l’anello, persino il cambio di inquadratura quando confida qualcosa allo spettatore, guardando fisso in camera. Come nella serie Netflix, ma siamo su X, l’ex Twitter, in un format che � una ridotta di complottisti e anti-sistema.

Il video natalizio, caricato anche sul suo canale YouTube, � quasi una tradizione, per Spacey. Ne ha girati altri due — sempre alla Underwood, sempre tra il surreale e l’apologetico — nel 2018 e nel 2019. In questo attacca la piattaforma che l’ha licenziato nel 2017, quando erano emerse le prime accuse di molestie sessuali. L’attore le derubrica a �falsit�, rivendicando le due vittorie in tribunale, l’ultima la scorsa estate a Londra (oltre ai casi giudiziari, una trentina di uomini hanno riferito abusi o comportamenti inappropriati). �Netflix esiste grazie a me. Li ho messi io sulla mappa e loro hanno cercato di mettermi al tappeto�, dice con un frasario, cinico, che non stonerebbe nei sottotitoli della serie.

Il successo di House of Cards ha probabilmente segnato un prima e un dopo nello streaming, di cui ha accompagnato l’affermazione. Nel 2013, al debutto del titolo, Netflix aveva 33 milioni di abbonati: erano 109 milioni nel 2017, alla vigilia dell’ultima stagione, oggi sono circa 247 milioni. La produzione originale ha preparato il terreno alle successive, � stato l’inizio della fase in cui le piattaforme hanno fatto il grande salto, evolvendo dal ruolo di meri distributori. Spacey sembra provare ad attribuirsene il merito.

Carlson gli chiede se guardi mai la piattaforma. �Probabilmente quanto tu la Fox�, lo gela l’altro, riconoscendo che hanno qualcosa in comune: �Entrambi siamo stati scaricati dal nostro network�. Il riferimento � al siluramento del conduttore da Fox News, a cui le illazioni in prima serata sui brogli alle presidenziali del 2020 sono costate un patteggiamento da 787 milioni di dollari con una ditta che fa le macchine conta-voti. Da allora Carlson ha traslocato su X: da qui il duo accusa i media tradizionali di manipolare la realt�. Rivestire i panni di una figura cos� iconica, in parte, � un ammiccamento ai fan della saga. Dall’altro, oltre l’effetto sorpresa ce n’� uno nostalgia: ma � un’operazione che, indirettamente, aiuta Underwood/Spacey a convogliare le tesi, e passare al contrattacco. Non c’� una vera demarcazione, tra Frank o Kevin: parlano entrambi.

Semiserio, Underwood lascia intendere di essere pronto a correre per la Casa Bianca e offre al giornalista un posto nel ticket. Carlson declina, nella fantapolitica reale qualcuno lo riterrebbe un plausibile vice di Donald Trump, di cui � stato l’aedo. Oppure l’intervistato esprime apprezzamento per due candidati alla nomination repubblicana (il suo personaggio era invece un democratico): Vivek Ramaswamy e Nikki Haley, che forse ha �imparato� da lui.

� un ritorno? Nella sua retorica Underwood direbbe che non se n’� mai andato. La scelta dell’interlocutore — un outsider, come lui da 6 anni a questa parte — vorrebbe forse essere per Spacey, al tempo stesso, una piccola vendetta sui media che ne hanno sancito la caduta ma non (ancora) la riabilitazione.


Corriere della Sera � anche su Whatsapp. � sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.

26 dicembre 2023 (modifica il 26 dicembre 2023 | 21:46)

- Leggi e commenta