Kiev è sotto attacco perché ha scelto la nostra parte del mondo

Caro Aldo,
quello che ci arriva sulla guerra in Ucraina è sempre più una accorata, disperata richiesta di aiuto agli «alleati» europei i quali, nascondendosi dietro alle buone parole e alla burocrazia delle procedure per rifornire gli aiuti all’Ucraina, diventano purtroppo a mio parere, una quinta colonna favorevole a Putin. Come la vede lei?
Luigi Lucatello, Vicenza

L’Ucraina ha dimostrato al mondo tutta la sua indomabile capacità militare, ma ora questi massacri devono terminare. A mio parere, i grandi «decision maker» dovrebbero sedersi a tavolino e non alzarsi fino a che non trovano un accordo.
Erminio Natale Bosi

Cari lettori
Per l’Ucraina è il momento più drammatico. Sta cedendo terreno, esaurendo uomini e armi, perdendo il sostegno dell’opinione pubblica occidentale. Quella italiana non si è mai scaldata più di tanto. La notizia sul conflitto più cliccata dell’anno 2024 è quella della signora russa cui non hanno venduto l’acqua al duty-free di Fiumicino: una tragedia forse meno grave di quella delle madri ucraine che piangono figli morti al fronte o uccisi dai bombardamenti russi su Kiev, Odessa, Leopoli, città che sono parte costitutiva dell’identità europea. Da una parte, chi si aspettava una sconfitta russa, un crollo dell’economia, la fine del regime putinista ha commesso un grave errore di valutazione. Al contrario, Putin ha approfittato della crisi ucraina per liberarsi degli oppositori, da Navalny a Prigozhin, il capo della Wagner, che lo attaccava per così dire da destra, in nome di una conduzione della guerra ancora più spietata. E Putin oggi non è isolato, ha il sostegno della Cina, vende armi all’India, dialoga con l’Iran e financo con la Turchia, che ha il secondo esercito della Nato. Tuttavia non dobbiamo dimenticare il motivo per cui Putin ha aggredito l’Ucraina: perché l’Ucraina ha scelto l’Occidente, l’Europa, la libertà. La parte del mondo cui bene o male apparteniamo. All’Occidente la Russia di Putin si era avvicinata: il G8 di Genova si chiamava così perché c’era anche lui. La storia è andata diversamente. Biden prima si è illuso di riportare Putin nel proprio campo in funzione anti-cinese, poi di abbatterlo grazie all’esercito ucraino: due illusioni. Il punto di caduta può essere un cessate il fuoco sulla linea attuale e un accordo che leghi quel che resta dell’Ucraina all’Europa e all’Occidente? È l’ipotesi su cui sta lavorando la diplomazia vaticana dei cardinali Zuppi e Parolin. Ma Putin è disposto a negoziare sul serio? O lo farà solo se Trump perderà le elezioni di novembre? C’è una sola certezza: se i russi arriveranno a Kiev e imporranno un governo fantoccio, per l’Occidente e le democrazie sarebbe un disastro epocale. Già oggi le democrazie sono in ritirata. Nel 1940 pareva che i nazisti avrebbero vinto la Seconda guerra mondiale. Negli anni 70 pareva che la guerra fredda la stessero vincendo i comunisti. Oggi sembra che la «Terza guerra mondiale a pezzetti» la stiano vincendo le dittature nazionaliste. Vedremo se le democrazie riusciranno a rovesciare la tendenza anche questa volta.

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Storia

«I 100 anni di papà, chimico, amico di Camilleri»

Nostro padre Giacinto Veronica oggi avrebbe compiuto 100 anni dalla nascita. Nasce a Palermo il 13 aprile 1924. I genitori Norina Burgio ed Empedocle Veronica sono di Porto Empedocle ma si trasferiscono a Palermo, dove il nonno è stato assunto dalla Banca Commerciale. Ufficiale di artiglieria nella Prima guerra mondiale, convintamente antifascista si rifiutò di prendere la tessera, e fu licenziato. Non fu facile per il nonno tirare avanti con una famiglia piuttosto numerosa. Nostro padre non poteva perdere tempo. Iniziò la scuola elementare a cinque anni. A metà del penultimo anno del liceo classico Garibaldi si ritirò per presentarsi all’esame di maturità. A 17 anni si iscrisse all’università, a 21 si laureò a pieni voti in Chimica pura. Furono quelli, anni di gravi privazioni, allietati solo dai soggiorni estivi a Porto Empedocle, dove poteva concedersi bagni di mare e di letteratura, soprattutto russa e francese, in compagnia di un fraterno amico, Andrea Camilleri. Nel 1947 entrò in Montecatini a Roma e dopo un anno approdò all’Istituto Guido Donegani di Novara, polo di prestigio internazionale, in cui ancora esercitava il suo magistero Giacomo Fauser. A Novara conobbe nostra madre Estella. All’inizio si dedicò alla petrolchimica, disciplina ancora agli esordi in Italia, di cui divenne uno dei massimi esperti. Si dedicò poi alla chimica inorganica, allo scopo di valorizzare i sali di silicio. Firmò più di una ventina di brevetti internazionali. Trascorse molti anni sereni nella casa di Castagneto Carducci. Si spense, lucidissimo, il 26 dicembre 2013, affrontando con assoluta indifferenza il suo passaggio nel nulla.
Giuseppe, Pier Francesco, Paolo Maria Veronica, Novara

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