Toti: chiesto il ritiro dei domiciliari. Il legale: «Illegittimi, è pari alla decadenza da governatore non prevista dalla legge»
L'avvocato di Toti: «Dopo le Europee è stata superata una delle motivazioni addotte per la misura cautelare»
Gli arresti domiciliari che impediscono a Giovanni Toti di svolgere la funzione di governatore della Regione Liguria rappresentano «una vera e propria decadenza» dalla funzione decisa da un giudice ma «non prevista dalla legge proprio per tutelare la volontà popolare». Pe questo motivo, il governatore Toti chiede la revoca dei domiciliari ai quali si trova dal 7 maggio, giorno in cui fu arrestato per corruzione nell’inchiesta che ha terremotato la regione. È evidente, quindi, che all’indomani delle Europee, Toti non ha alcuna intenzione di dimettersi.
Ai domiciliari dal 7 maggio
La campagna elettorale avrebbe potuto essere un’occasione per «reiterare» i reati, aveva ipotizzato il gip di di Genova, Paola Faggioni, quando aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare per il governatore della Liguria Giovanni Toti e per gli altri indagati nell’inchiesta sulle presunte corruzioni che ha fatto tremare la Liguria. Passate le elezioni europee, ora Toti chiede la revoca degli arresti domiciliari che dal 7 maggio lo costringono a non uscire dalla sua abitazione di Ameglia.
«Superata una delle motivazioni per la custodia cautelare»
La richiesta è stata presentata dall’avvocato Stefano Savi, ed è controfirmata da Toti, proprio sulla base, in primo luogo, della sussistenza dell’ipotesi che, a urne chiuse, lo stesso governatore possa cercare di ottenere altri finanziamenti per i suoi comitati da destinare alla campagna elettorale così come, sostiene l’accusa, avrebbe fatto per tre tornate amministrative e politiche dal 2021 al 2023, quando ha ottenuto fondi per 74 mila euro dall’imprenditore portuale Aldo Spinelli, anche lui ai domiciliari, in cambio d aiuti e favori. «La celebrazione della tornata elettorale», si legge infatti in una nota diffusa dal legale, «supera una delle motivazioni addotte per la misura cautelare. Peraltro la lista Totti non ha partecipato né alle elezioni europee né alle concomitanti amministrative».
Le dimissioni
Dalla nota appare evidente che in questo momento Toti non ha alcuna intenzione di dimettersi, cose che gli potrebbe fare ottenere immediatamente la rimessione in libertà. Nell’ordine di arresto, infatti, il giudice Faggioni aveva scritto che il codice impedisce di interdire dalla funzione coloro che hanno una carica elettiva, come è per il governatore. Di conseguenza, l’unica misura applicabile a Toti per impedirgli eventualmente di reiterare il reato di corruzione erano i domiciliari. Per la difesa Toti, in particolare, «se il ritorno in carica del presidente della Regione, come previsto dalla legge, venisse considerato ex se come elemento determinante per la per la previsione di nuovi reati e per l’inquinamento probatorio, ciò si tradurrebbe in una sospensione dall’incarico, trasformandolo di fatto in una decadenza già nella fase delle indagini preliminari, cosa non prevista dalla legge». Invece, scrive ancora l’avvocato Stefano Savi, «occorre tener conto del giusto equilibrio costituzionale tra tutela del processo, tutela della volontà popolare e necessità amministrative».
Tutela del voto popolare
Per affermare che Toti può lasciare gli arresti, l’avvocato Savi sottolinea che le prossime elezioni in Liguria ci saranno a fine 2025 e riguarderanno il Consiglio regionale, per poi evidenziare che se Toti dovesse restare ancora ai domiciliari, sostanzialmente sospeso dalla suo funzione di presidente della giunta regionale che gli è impedito di esercitare per via giudiziaria, questo «andrebbe a connotarsi come una vera e propria decadenza» decisa da un giudice «non prevista dalla legge proprio per tutelare la volontà popolare». Secondo il legale di Toti, oltre a non esserci alcun rischio di reiterazione dei reati, non esiste «l’asserito sistema» Toti, perché i reati contestati (quattro diversi episodi, tre dei legati a Spinelli) sono «episodici» rispetto ai quattro anni delle indagini e del fatto che i fondi, versati dall’imprenditore rispettando la legge sul finanziamento dei partiti, sono stati destinati solo a «finalità politiche». Sia le indagini che gli interrogatori di indagati e di testimoni dopo gli arresti, a parere dell’avvocato Savi, «portano a ritenere l’insussistenza della necessità di ogni ulteriore protrazione» dei domiciliari.
Le offese ai magistrati
Intanto, la giunta della Liguria dell’Associazione nazionale magistrati ha espresso solidarietà ai magistrati della Procura di Genova dopo le «prese di posizione offensive» sulla stampa da parte di alcuni esponenti politici. «Gli attacchi sono gravi: per i diretti interessati, per la magistratura che essi rappresentano e per il popolo italiano in nome del quale i giudici pronunciano le sentenze», scrive la Anm ligure esprimendo solidarietà sia ai magistrato della procura che al gip «impegnati nell'inchiesta, ciascuno secondo la propria funzione e tutti nel pieno rispetto della deontologia professionale in adempimento di quelli che sono, prima di tutto, i doveri che l'ordinamento impone al pubblico ministero e al giudice per le indagini preliminari» e annuncia che sarà adottata «ogni iniziativa volta a tutelare l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati del distretto in tutte le competenti sedi» e chiede al Consiglio superiore della magistratura di aprire una pratica a tutela dei magistrati.